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In bici nei Parchi: sì, ma...

27 Agosto 2024
I motivi di un divieto
Un Ente Parco, come quello che gestisce le Aree Protette delle Alpi Cozie, adotta regolamenti, normative e ordinanze che possono limitare le attività umane sia ricreative, sia residenziali e produttive. Le istituzioni chiamate a tutelare ecosistemi di particolare pregio, infatti, hanno il compito di sperimentare sempre nuove forme di coesistenza degli esseri umani in un ambiente naturale ricco di biodiversità. L’obiettivo di questa rubrica è spiegare i motivi dei divieti, aiutando il pubblico a comprendere certe restrizioni volte a conservare un territorio in salute e fruibile nel rispetto delle esigenze di tutte le specie. 


Occhio ai regolamenti!

Nel corso dell’estate, i guardiaparco sono intervenuti in diverse occasioni per richiamare persone in mountain bike che percorrevano, all’interno dei Parchi Alpi Cozie, itinerari e sentieri vietati all’accesso delle biciclette. Qualcuno si è giustificato segnalando che aveva seguito le indicazioni scaricate da alcuni siti internet o da alcune app, ma purtroppo il regolamento di un’area protetta non ammette l’ignoranza della norma. Ne approfittiamo, quindi, per ribadire le limitazioni previste nelle Aree Protette delle Alpi Cozie e spiegarne le motivazioni. 
 

Bici sì, bici no

Nel Parco Naturale della Val Troncea e nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand sono in vigore alcune limitazioni nell’uso delle biciclette. In generale, il divieto è valido su tutti i sentieri mentre sulle strade è obbligatorio «dare la precedenza ai pedoni, non creare situazioni di pericolo, intralcio ovvero provocare danni all’ambiente» e rispettare, ovviamente sempre, il codice della strada. È, infine, vietata la pratica del downhill e l’utilizzo delle fat bike su neve. 
Al fondo del testo, l'elenco delle strade su cui è consentito andare in bicicletta. 
 

Perché sì, perché no? 

Per spiegare in maniera più efficace i motivi delle limitazioni all’uso delle biciclette nei Parchi delle Alpi Cozie, coinvolgiamo un guardiaparco, Alessandro Perron, che è anche appassionato di mountain bike nella vita extra lavorativa e quindi capace di comprendere le esigenze sia dell’Ente Parco sia di chi pratica questa bellissima attività. 
«I regolamenti di un parco – racconta Perron – hanno prevalentemente una funzione preventiva più che punitiva: tutelare l’ambiente e i suoi frequentatori, prima di sanzionare. Nel caso della circolazione in bicicletta, in effetti si pongono diverse questioni di sicurezza per i fruitori e di protezione dell’ambiente». 
Perron è stato assunto recentemente dai Parchi Alpi Cozie ed è il più giovane appartenente al corpo di vigilanza, ma si è documentato sulla storia dell’Ente Parco per comprendere fino in fondo le motivazioni dietro queste limitazioni. 
«I colleghi più anziani mi hanno riferito che ai tempi in cui vennero elaborati i regolamenti, l’obiettivo era principalmente salvaguardare la sicurezza delle persone, ciclisti ed escursionisti, vietando i sentieri che sono più ripidi e impervi. E c’erano assai meno praticanti di adesso, con la moda delle bici a pedalata assistita… Come corpo di vigilanza capita spesso di gestire operazioni di soccorso per ciclisti infortunati a causa di cadute e incidenti. Le strade invece sono più larghe e ampie, si prestano meglio alla coesistenza tra le due categorie di frequentatori. Anche perché i Parchi devono promuovere una fruizione più dolce della montagna, maggiormente a contatto con la natura. Occorre rispettare coloro che si spostano lentamente, a piedi, e che amano distrarsi a osservare le piante e gli animali senza il timore di essere investiti da una bicicletta. L’invito che rivolgo ai ciclisti, quindi, è di limitare ulteriormente la velocità all’interno di un’area protetta». 
Ma Alessandro è anche un ciclista che ama allenarsi nella natura a ritmi sostenuti e l’adrenalina di una discesa in terreno impervio. 
«Fortunatamente i territori dell’alta Valsusa e Val Chisone offrono una grande quantità di strade e tracciati, fuori parco, dove scatenarsi e divertirsi, sempre in sicurezza, mi raccomando! Ci sono anche comprensori per la pratica del downhill con sentieri attrezzati appositamente e un servizio di soccorso in caso di incidente. Il principio che vige nelle aree protette invece è un altro: qui, noi esseri umani siamo ospiti della natura, siamo una specie alla pari di tutte quelle che abitano questi ecosistemi. Innanzitutto le bici provocano un’erosione maggiore sui sentieri con il rischio di convogliare le acque e provocare problemi di ruscellamento. Inoltre, procedendo a velocità sostenuta rischiamo di sorprendere gli animali, spaventandoli e costringendoli a fughe eccessivamente stancanti oppure pericolose. Dobbiamo quindi accettare le limitazioni che tecnici e guardiaparco hanno individuato come giusto compromesso tra le necessità dell’ambiente e le esigenze dei fruitori». 
 

Le strade dove è consentita la circolazione alle biciclette

Parco Naturale della Val Troncea
  • Strada di fondovalle fino all’Alpe Troncea e all’Alpe Mey
  • Strada che percorre il fondovalle lungo la sinistra orografica del Torrente Chisone
Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand
  • Strada dell’Assietta
  • Strada che collega la sede del Parco a Salbertrand con borgata Sapé di Exilles
  • Strada dalla Pinea a Buissoniera, Etanche e Ser Blanc
  • Strade che collegano gli ingressi di Ser Blanc, dell’Enfers e dell’Alpe Laune (sentiero n. 4) con la borgata Montagne Seu e l’Alpe Le Selle e con il Colle Blegier
  • Strada dei Cannoni (sentiero n. 5) tra la strada dell’Assietta la strada verso il Col Blegier
  • Strada tra l’Alpe Arguel e la strada dell’Assietta (Comune di Chiomonte)
  • Strada che conduce al Clot des Anes (Comune di Exilles)