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I funghi: patrimonio dell’ambiente e delle tradizioni popolari

01 Ottobre 2024
Boletus aestivalis

Boletus aestivalis - Marino Baima

I motivi di un divieto
Un Ente Parco, come quello che gestisce le Aree Protette delle Alpi Cozie, adotta regolamenti, normative e ordinanze che possono limitare le attività umane sia ricreative, sia residenziali e produttive. Le istituzioni chiamate a tutelare ecosistemi di particolare pregio, infatti, hanno il compito di sperimentare sempre nuove forme di coesistenza degli esseri umani in un ambiente naturale ricco di biodiversità. L’obiettivo di questa rubrica è spiegare i motivi dei divieti, aiutando il pubblico a comprendere certe restrizioni volte a conservare un territorio in salute e fruibile nel rispetto delle esigenze di tutte le specie.

 

La legge regionale

La raccolta dei funghi commestibili è un’attività che coinvolge ogni autunno un gran numero di persone. Per qualcuno è un passatempo, per altri diventa una vera e propria febbre – in certi casi una forma di integrazione del reddito – e talvolta un modo per soddisfare una curiosità scientifica a proposito di organismi che appartengono a un regno proprio, diverso da piante e animali. Avventurarsi nei boschi alla ricerca dei pregiati sporofori, termine scientifico con cui viene chiamato il fungo, è una pratica che non danneggia l’ambiente se effettuata seguendo le norme e alcune buone pratiche. Nelle Aree Protette delle Alpi Cozie la raccolta funghi è permessa con alcune limitazioni introdotte per salvaguardare specifici equilibri ecologici.

In Piemonte la raccolta dei funghi è regolamentata dalla Legge regionale n. 24/2007 che, in sintesi, consente la raccolta dall’alba al tramonto di una quantità giornaliera individuale non superiore ai 3 kg a tutti coloro che siano dotati dell’apposito titolo. Poche le limitazioni geografiche tra cui i territori «ricadenti all'interno delle aree protette istituite ai sensi della normativa regionale vigente e dei siti costituenti la rete Natura 2000 individuati dai relativi organismi di gestione». Da un punto di vista ecologico, la legge impone il trasporto dei funghi raccolti «in contenitori idonei a consentire la diffusione delle spore», vieta la raccolta tramite «l'uso di rastrelli, uncini o altri mezzi che possono danneggiare lo strato umifero del suolo, il micelio fungino e l'apparato radicale» e «la distruzione o il danneggiamento volontario dei carpofori di qualsiasi specie di fungo epigeo spontaneo, anche non commestibile o velenoso».

Ambienti diversi, norme diverse

I Parchi delle Alpi Cozie comprendono 4 parchi regionali, 2 riserve naturali e 16 siti della Rete Natura 2000. Siccome ciascuna area protetta presenta habitat e particolarità differenti, spesso i regolamenti possono differire proprio per adattare le norme alle specificità ecologiche da tutelare.

In relazione alla raccolta funghi, le Aree Protette delle Alpi Cozie, applicano le principali limitazioni nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand dove «la raccolta, l’asportazione, il danneggiamento o la detenzione di funghi epigei, anche non commestibili, sono vietati fatto salvo l’esercizio del diritto di uso civico di fungatico a favore delle comunità locali», senza abbandonare le carrozzabili e i sentieri segnalati, e nel Parco naturale della Val Troncea in cui tutte queste tipologie di attività sono vietate ai sensi del piano naturalistico.

Al contempo, nel Parco naturale Orsiera Rocciavré, nel Parco naturale dei Laghi di Avigliana, nelle Riserve naturali dell’Orrido di Foresto e dell’Orrido di Chianocco e nei siti della Rete Natura 2000 non vi sono ulteriori limitazioni rispetto alla Legge Regionale.

Tutelare l’ambiente e le attività umane

«I funghi – racconta Fabio Santo, agente di vigilanza nel Parco naturale dei Laghi di Avigliana – aiutano il bosco a crescere, sono una presenza positiva perché stabiliscono sovente un rapporto simbiontico con la flora e hanno un ruolo molto importante nel processo di decomposizione degli esseri viventi in sostanze nutritive per la vegetazione. Quelli che raccogliamo e mangiamo sono in realtà il frutto che cresce a partire dal micelio, un fitto e invisibile reticolato di cellule che si sviluppano nei primi strati del suolo. Da appassionato cercatore e consumatore di funghi posso sembrare di parte, ma penso che la raccolta non abbia un particolare impatto negativo sull’ambiente, a patto di consentire la dispersione delle spore durante il trasporto. Tuttavia noi umani instauriamo in qualche modo una competizione con altri animali che si nutrono di funghi: in particolare gli ungulati o molluschi e insetti che spesso riescono a cibarsi anche delle varianti a noi nocive».

La principale missione – niente affatto semplice – di un Ente Parco è trovare un equilibrio tra le esigenze di conservazione della natura e le necessità delle persone che vivono all’interno dei suoi confini, vi esercitano attività economiche o ne fruiscono il territorio nel tempo libero. Relativamente alla questione della raccolta funghi, nelle Aree Protette delle Alpi Cozie questo principio viene inteso sulla base di una sostanziale distinzione tra ambienti. In quelli poco adatti alla comparsa dei funghi commestibili, Val Troncea e Gran Bosco di Salbertrand, si cerca di privilegiare la dimensione ecologica lasciando più possibile i funghi a disposizione degli animali che se ne cibano. Invece nelle zone particolarmente vocate, come numerose aree dell’Orsiera Rocciavré, si cerca di rispettare un’attività umana, profondamente radicata nella tradizione, che coinvolge ogni anno un gran numero di cercatori.

Perché acquistare il titolo?

«In quanto agente di vigilanza – prosegue Santo – le sanzioni che ci troviamo ad applicare più spesso sono rivolte a coloro che trasportano i funghi in contenitori non idonei alla diffusione delle spore (sacchetti in PET), coloro che non possiedono il titolo per la raccolta o ancora per raccolta ben oltre il limite consentito pro capite al giorno di 3 kg. Non è mai piacevole ricevere un verbale, ma nemmeno contestarlo. Per questo cerchiamo al contempo di trasmettere il messaggio positivo che giustifica le norme. Dal mio punto di vista, il limite dei 3 kg che ciascun cercatore è autorizzato a raccogliere ogni giorno è legato soprattutto a un principio di equità: l’obiettivo è consentire la raccolta a quante più persone possibile. Relativamente al titolo, non deve essere percepito come una tassa fine a se stessa perché i proventi che ciascun Ente ricava dalla vendita devono essere investiti a favore dei cercatori stessi cioè per “la sistemazione e la manutenzione delle aree boscate e la segnalazione della loro sentieristica pedonale; la promozione e la realizzazione di iniziative finalizzate a favorire la conoscenza ed il rispetto delle specie fungine; l’espletamento delle funzioni di vigilanza delle guardie ecologiche volontarie”, come recita la legge regionale. Da questo punto di vista, negli scorsi anni abbiamo incrementato l’attività di prevenzione e sorveglianza nei nostri territori, osservando che il rispetto delle norme è notevolmente incrementato tra i cercatori».

A completezza dell’informazione, l’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie rilascia il titolo della durata giornaliera, settimanale, annuale, bi- e triennale valido su tutto il territorio regionale seguendo. Tutti gli introiti provenienti dalla vendita del titolo sono regolarmente rendicontati alla Regione Piemonte e adoperati per la manutenzione del patrimonio boschivo e della rete sentieristica all’interno dei territori gestiti dall’Ente Parco. In particolare, con i fondi degli scorsi anni sono stati realizzati pannelli informativi e sono state acquistate attrezzature quali un trapano tassellatore e una smerigliatrice angolare oltre a un decespugliatore e una motosega che vengono regolarmente utilizzati dagli operai per la pulizia dei sentieri.