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"Quel mazzolin di fiori" e la tutela della flora spontanea

30 Maggio 2024
Prati di fiori a Salbertrand

Prati di fiori a Salbertrand - Simona Molino

I motivi di un divieto
Un Ente Parco, come quello che gestisce le Aree Protette delle Alpi Cozie, adotta regolamenti, normative e ordinanze che possono limitare le attività umane sia ricreative, sia residenziali e produttive. Le istituzioni chiamate a tutelare ecosistemi di particolare pregio, infatti, hanno il compito di sperimentare sempre nuove forme di coesistenza degli esseri umani in un ambiente naturale ricco di biodiversità. L’obiettivo di questa rubrica è spiegare i motivi dei divieti, aiutando il pubblico a comprendere certe restrizioni volte a conservare un territorio in salute e fruibile nel rispetto delle esigenze di tutte le specie.


Le norme sulla raccolta delle piante
Sono ancora numerose le persone che amano tornare a casa dopo una passeggiata all’aria aperta con un mazzolino di fiori. C’è pure la canzone! Ma…

Nei Parchi delle Alpi Cozie, come in tutte le aree protette del Piemonte, questo è un comportamento vietato. La Legge Regionale 19/2009 sulla “Tutela delle aree naturali e della biodiversità” parla chiaro all’articolo 8, comma 3 che recita «Nelle aree protette istituite e classificate come parco naturale e riserva naturale si applicano i seguenti divieti: j) raccolta e danneggiamento delle specie vegetali, fatte salve le attività agro-silvo-pastorali e la raccolta delle specie commestibili più comunemente consumate».

La norma – spiega Debora Barolin, funzionario di vigilanza del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana – è valida nei parchi naturali Orsiera Rocciavré e dei Laghi di Avigliana, oltre che nelle riserve naturali degli orridi di Chianocco e Foresto. Non si applica invece nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand dove, da regolamento dell’Ente Parco, è vietata la raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di parti della flora erbacea ed arbustiva fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali, ed il Parco naturale della Val Troncea dove, da regolamento specifico, è vietata la raccolta di tutta la flora spontanea: non a caso si chiama anche Valle dei Fiori.

E fuori da parchi e riserve, per esempio nei 16 siti della Rete Natura 2000 gestiti dalle Aree Protette delle Alpi Cozie, cosa prevedono le norme?

In questo caso – prosegue Barolin – la legge regionale piemontese 32/1982 sulla conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale suddivide la flora spontanea in 3 categorie: quella a protezione assoluta, quella commestibile comunemente consumata e tutta la rimanente. Della prima, elencata in un allegato alla stessa legge, non si può raccogliere mai neanche un esemplare. Si tratta ad esempio di tutte le orchidee selvatiche, dei gigli, dei tulipani, delle primule a fiore rosso, di alcune genziane e campanule, delle daphne. Le specie commestibili, come ortica, aglio ursino, spinacio selvatico, tarassaco e luppolo selvatico o "luvertin" non hanno limiti di raccolta. Di tutte le altre, cioè la grandissima parte, si possono raccogliere fino a 5 esemplari per persona al giorno senza asportare o danneggiare le radici. Rimane ancora un discorso a parte la questione relativa alle cosiddette piante officinali non soggette a protezione, la cui raccolta deve avvenire previa autorizzazione dell’Unione dei Comuni competente sul territorio».

Il fiore più bello è quello non colto
Regalare un fiore è il più classico dei gesti d’amore, ma strapparne uno dal suo contesto naturale denota scarso rispetto per l’ambiente.

Anche tra le piante – racconta Elena Regazzoni, funzionario dell’Area Gestione e conservazione della Biodiversità dei Parchi Alpi Cozie – il processo riproduttivo richiede un dispendio molto elevato di energia. Soprattutto in montagna dove le risorse sono più scarse e le condizioni ambientali più severe, la creazione dell’apparato riproduttore (il fiore) è un processo estremamente complesso, delicato e dispendioso. Se noi lo raccogliamo, impediremo a quella specifica piantina di generare semi e quindi di moltiplicarsi, ma metteremo in difficoltà anche quelle intorno riducendo le possibilità di impollinazione. Questo discorso è ancor più valido per le orchidee, i cui semi riescono ad attecchire soltanto quando si crea una specifica e rara simbiosi, detta micorriza, con un fungo.

In aggiunta – si inserisce Fabio Galliano, anch’egli tecnico dell’Area Biodiversità dell’Ente Parco – dobbiamo tenere presente che certi fiori rappresentano una fonte esclusiva di nutrimento per numerosi insetti, in particolare certe specie di splendide farfalle che, non a caso, osserviamo nei prati più ricchi di fioriture. Depauperare la flora può avere conseguenze a cascata anche sulla fauna, sugli invertebrati e sui microorganismi che partecipano tutti insieme al mantenimento della biodiversità di ciascun ecosistema.

Non è il singolo gesto che può avere un impatto sulla conservazione dell’ambiente, ma la reiterazione di tante piccole azioni, ciascuna poco influente. Nelle aree protette, i visitatori sono tantissimi e a loro si chiede di non raccogliere la flora spontanea perché in questi territori l’essere umano è ospite: una specie tra le tante che compongono un patrimonio naturale da tutelare e da apprezzare nella sua delicata bellezza.