Nome comune: stambecco
Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Superordine: Ungulata
Ordine: Artiodactyla
Famiglia: Bovidae
Genere: Capra
Nome scientifico: Capra ibex
Il suo habitat naturale, che si estende a tutto l'arco alpino, si situa negli ambienti rocciosi alle quote elevate e ricchi di vegetazione erbacea di cui si ciba insieme a germogli di ginepro e rododendri, muschi e licheni. È infatti un erbivoro che si alimenta prevalentemente al tramonto e all’alba e trascorre la giornata a ruminare.
Dove mi trovi?
Parco naturale Gran Bosco di Salbertrand
Parco naturale Orsiera Rocciavrè
Parco naturale Val Troncea
ZSC Cima Fournier e Lago Nero
ZSC – ZPS Orsiera Rocciavrè
Classificazione:
Nome comune: stambecco
Regno: Animalia
Classe: Mammalia
Superordine: Ungulata
Ordine: Artiodactyla
Famiglia: Bovidae
Genere: Capra
Nome scientifico: Capra ibex
Habitat:
Il suo habitat naturale, che si estende a tutto l'arco alpino, si situa negli ambienti rocciosi alle quote elevate e ricchi di vegetazione erbacea di cui si ciba insieme a germogli di ginepro e rododendri, muschi e licheni. È infatti un erbivoro che si alimenta prevalentemente al tramonto e all’alba e trascorre la giornata a ruminare.
Questa sorta di grande capra selvatica è molto confidente con l’uomo e per questo motivo rischiò l’estinzione nell’arco alpino soprattutto dopo la comparsa delle armi da fuoco con cui veniva cacciato per la carne e per le presunte proprietà curative di molte sue parti. Durante il XIX secolo e dopo la II Guerra Mondiale ne rimasero alcune centinaia di individui nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e nel Parc National de la Vanoise da cui, in maniera naturale e tramite reintroduzioni, è tornato a colonizzare tutte le Alpi. Nei Parchi delle Alpi Cozie è stato reintrodotto a partire dal 1995 con individui provenienti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Lo stambecco è una specie caratterizzata da elevato dimorfismo sessuale, cioè da notevoli differenze morfologiche tra maschi e femmine. Un esemplare di sesso maschile ha una massa corporea nettamente maggiore, può raggiungere un’altezza di 1 metro al garrese, oltre a corna più grandi che possono superare il metro di lunghezza e arrivare a pesare fino a 8 kg. Nelle femmine le corna non superano i 30 cm e il manto si presenta più chiaro rispetto ai maschi. I maschi sono più solitari e restano separati dalle femmine che, invece, vivono in branchi con i piccoli, definiti capretti, fin all’età di due anni circa. Spesso vengono costituite delle vere e proprie nurserie con gruppi di 15/20 capretti custoditi da un paio di femmine mentre le altre sono impegnate a cibarsi.
Le corna dello stambecco sono permanenti, costituite da un’impalcatura ossea ricoperta da materiale cheratinoso. La loro crescita si interrompe durante la stagione estiva producendo i caratteristici anelli dal cui conteggio è possibile stimare l’età dell’individuo.
I maschi possono arrivare a pesare oltre 100 kg, mentre le femmine raggiungono mediamente i 40/50 kg.
La riproduzione degli stambecchi avviene generalmente tra metà dicembre e metà gennaio, preceduta da sporadici ma spettacolari scontri tra maschi che a suon di poderose cornate stabiliscono la supremazia riproduttiva. La gestazione dura circa 6 mesi, le femmine partoriscono 1 cucciolo – raramente 2 – ogni 1 o 2 anni nei mesi tra maggio e giugno. Il capretto è in grado di camminare dopo pochi minuti dal parto e di seguire la madre nei suoi spostamenti.
La speranza di vista degli stambecchi si colloca mediamente tra i 15 e i 20 anni anche se sono documentati individui che hanno ampiamente superato tale soglia. Le femmine sono generalmente più longeve dei maschi.
Gli stambecchi hanno una straordinaria capacità di arrampicarsi anche su pareti rocciose quasi verticali dove tendono a rifugiarsi anche con i capretti per difendersi dai predatori. Questo grazie alla conformazione dei loro zoccoli che presentano un rivestimento esterno rigido di colore scuro in grado di ancorarsi saldamente anche a sporgenze molto ridotte e un interno morbido che aderisce alla roccia. Rispetto al camoscio, i loro zoccoli sono privi di filetto e cavità interdigitali rendendo più difficoltosi gli spostamenti sulla neve.
Hanno una ridotta capacità di termoregolazione soffrendo particolarmente le temperature elevate. Durante la stagione estiva sono quindi costretti a effettuare numerosi spostamenti tra gli ambienti rocciosi più freschi alle quote elevate e le praterie assolate e calde dove si possono nutrire.
Poiché l’intera popolazione di stambecco alpino discende da un centinaio di individui sopravvissuti all’estinzione nella seconda metà del ‘900, si caratterizza da una variabilità genetica ridotta che la rende più fragile agli attacchi degli agenti patogeni.
Approfondimenti:
Presentiamo un breve elenco di materiali divulgativi e scientifici realizzati sullo stambecco dall’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie che è titolare del Centro di Referenza per gli Ungulati in associazione con l’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime e l’Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia (https://www.parchialpicozie.it/project/detail/centro-referenza-ungulati/).
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