Ultimo aggiornamento: 18 Aprile 2024
Il paesaggio della Val Troncea è in grado di rivelare al visitatore una varietà di ambienti e forme difficilmente riscontrabili in altri settori delle Alpi Cozie.
La valle, solco laterale della Val Chisone circondato quasi interamente da vette che superano i 3000 metri di quota, svela ambienti alpestri sul versante destro orografico tra fitti boschi di larice e pino cembro alternati a estesi pascoli d’alta quota. D’altro canto, mostra un profilo severo sul versante opposto, dominato da aspre e imponenti pareti rocciose che precipitano per centinaia di metri sul greto del torrente Chisone.
Questo contrasto morfologico rispecchia la conformazione geologica di un territorio nel quale il torrente ha scavato il proprio percorso. Là dove il lavoro di scavo del Chisone non ha rimodellato la morfologia di origine glaciale, si riconosce con chiarezza il profilo a U della valle, determinato dall’azione erosiva dei ghiacciai delle epoche di Riss e di Würm. Senza dimenticare l’intervento umano dei secoli successivi che ha plasmato il territorio fornendogli l’aspetto a boschetti – ancora osservabile oggi – quando il legname della zona venne massicciamente impiegato nella costruzione del Forte di Fenestrelle e della miniera del Beth ricavando praterie ideali per il pascolo estivo del bestiame.
Salendo di quota, l’ambiente si presenta ricco di fioriture, da cui l’appellativo di Valle dei Fiori, dove trovano habitat ideale il camoscio e lo stambecco, reintrodotto negli anni ’80.
La sede del Parco è a Pragelato (TO) in Via della Pineta, frazione La Ruà - Tel. 0122/78849, info.alpicozie@ruparpiemonte.it
Istituito nel 1980 dalla Regione Piemonte, tutela 3280 ettari, occupando la testata del bacino imbrifero del torrente Chisone, le cui sorgenti prendono origine dai Monti Barifreddo e Appenna. Gran parte del suo perimetro è delimitato da cime che superano i tremila metri fino ai 3280 della Rognosa del Sestriere, la montagna più alta della Val Chisone. Dal 2012 fa parte del sistema di aree protette delle Alpi Cozie insieme ai Parchi Naturali dei Laghi di Avigliana, Orsiera Rocciavré, Gran Bosco di Salbertrand e alle Riserve Naturali di Chianocco e Foresto.
L’area protetta insiste totalmente sul Comune di Pragelato di cui incorpora l’89% del territorio. Rappresenta uno scrigno di biodiversità al confine del comprensorio sciistico internazionale della Via Lattea. Collabora strettamente con il Comune di Pragelato per incentivare il rispetto degli equilibri naturali e promuovere attività di fruizione sostenibili.
Il territorio del Parco è riconosciuto oggi all’interno della Rete Natura 2000 in base alle Direttive europee Habitat e Uccelli. La sede del Parco dista alcuni chilometri dall’area protetta e si trova nel centro abitato di Pragelato, in frazione La Ruà. Ospita il centro visita e museo del Parco dedicato ai principali aspetti naturalistici e storici del territorio.
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La fauna è costituita da un elevato numero di specie che nel corso dei secoli hanno subito radicali variazioni a causa della presenza e dell’azione dell’uomo: nel 1826 fu uccisa a Pragelato l’ultima lince e attorno al 1840 furono uccisi gli ultimi lupi (ritornati spontaneamente alla fine degli anni ’90).
Tipicamente rappresentata dal camoscio, lo stambecco (reintrodotto negli anni ’80), il capriolo, il cervo, il cinghiale, la marmotta, la faina, la martora, il tasso, l’arvicola delle nevi, il topo quercino, la donnola, le lepri comune e variabile, la volpe e l’ermellino. Tra gennaio e aprile, il gufo reale e la civetta capogrosso fanno risuonare il loro richiamo territoriale. Anche il gipeto, maestoso avvoltoio, frequenta i cieli della Val Troncea mentre una coppia nidificante di aquile reali ha scelto la valle come territorio di caccia.
Oltre sessanta specie di uccelli possono essere scoperte nei vari ambienti, tra queste il fagiano di monte, la coturnice, la pernice bianca, il picchio rosso maggiore, il picchio verde, il picchio nero, la nocciolaia, la ballerina bianca e il crociere. Sulle pareti rocciose nidificano il gracchio alpino e corallino mentre lungo il torrente è facile vedere il merlo acquaiolo.
Questo importante patrimonio faunistico è tutelato e studiato grazie a numerose ricerche scientifiche effettuate dal personale dell’Ente in collaborazione con varie università e trova supporto economico in ambito europeo grazie a progetti transfrontalieri.
La flora è tipicamente alpina. L’altitudine dell’area protetta, compresa tra i 1670 ed i 3280 metri, favorisce una vegetazione costituita da boschi di larice talora in associazione con il pino cembro. Di notevole interesse forestale è il bosco di pino uncinato, quasi puro, presente sopra l’abitato di Seytes. Il sottobosco è caratterizzato da formazioni di ginepro, rododendro, mirtillo e ontano verde. Nei fondovalle sono presenti rare betulle e piante di pioppo tremolo.
Lungo il torrente Chisone, che percorre l’intero fondovalle del Parco, crescono saliceti alveali, mentre sui greti colonizza il terreno ciottoloso l’epilobio di Fleisher. Al di sopra dei boschi si apre il favoloso mondo dei fiori alpini.
La storia di Pragelato vede il suo primo momento fondante nel 1343 quando il Delfino Umberto II sottoscrive la Grande Charte des Libertés sancendo la nascita di un’esperienza amministrativa che, fino al diciottesimo secolo, caratterizza la storia pragelatese e di una più ampia area transfrontaliera tra Francia e Italia: gli Escartons. Una riproduzione della dichiarazione originale, redatta in latino, e le traduzioni in lingua italiana e francese del documento, si trovano nella Stanza dell’Armadio di Casa degli Escartons a Pragelato (casa museo gestita dal Parco). Al suo interno è possibile fare un viaggio spazio-temporale in uno dei territori appartenuti al Delfinato e alla Francia sino al 1713, un’opportunità di approcciarsi alla storia dell’Italia attraverso gli eventi che si sono susseguiti nei territori vicino a casa nostra.
L’alta valle ha spesso vissuto momenti di grande sofferenza soprattutto a causa di lotte politiche e religiose. La revoca nel 1685 dell’Editto di Nantes colpisce anche la Val Pragelato: l’inasprimento delle persecuzioni contro i Protestanti li costringe a lasciare i luoghi natii per cercare rifugio in Svizzera e in Germania, fino al 1689, anno del Glorioso Rimpatrio. Il territorio, conquistato militarmente nel 1708, entra a far parte del regno sabaudo con il trattato di Utrecht del 1713. La rivoluzione francese chiude definitivamente la singolare esperienza amministrativa degli Escartons.
A fine Ottocento le attività economiche in Val Troncea subiscono un notevole impulso grazie alla presenza di alpeggi e allo sfruttamento di un giacimento di calcopirite presso il colle del Beth. Nel 1904 una valanga travolge 81 minatori e, pochi anni dopo, le miniere chiudono definitivamente.
Durante la II Guerra Mondiale molti villaggi alpini vengono incendiati a causa dei rastrellamenti nazi-fascisti. Attualmente gli antichi insediamenti vengono utilizzati come alpeggi estivi.