Ultimo aggiornamento: 08 Agosto 2024
La Riserva naturale dell’Orrido di Chianocco, la più piccola delle aree protette gestite dai Parchi Alpi Cozie, è stata istituita dalla Regione Piemonte nel 1980 per tutelare l’unica stazione sicuramente spontanea di Leccio (Quercus ilex) in Piemonte.
Si estende per 36 ettari, a monte dell’abitato di Chianocco, comprendendo l’orrido, la varice superiore e un tratto del rio Prebèc fino alla borgata Molè. L’orrido, in particolare, è una profonda e spettacolare incisione larga una decina di metri e profonda circa cinquanta, scavata dal torrente nelle rocce carbonatiche.
Il Prebèc nasce a 2400 metri di quota dove libera ingenti depositi morenici dando origine alla “Gran Gorgia”, una profonda incisione a “V” di materiale inconsistente e franoso che periodicamente provoca smottamenti e alluvioni pericolose fino al fondovalle. Il vallone del torrente, sovrastante l’area della Riserva, offre paesaggi inconsueti e ambienti interessanti dove è possibile osservare numerosi fenomeni erosivi come le caratteristiche piramidi d’erosione dette “Chouqué” (campanili) vicino alle borgate Margritt e Molè e le imponenti opere realizzate dagli esseri umani per contrastarli.
La sede del Parco è a Bussoleno (TO) in via Massimo D'Azeglio, 16 - Tel. 0122.47064 - 011.4321015, info.alpicozie@ruparpiemonte.it
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Le aree protette degli Orridi di Chianocco e Foresto, del Rocciamelone e delle Oasi xerotermiche si estendono per una superficie complessiva di 1421 ettari sui Comuni di Mompantero, Susa, Bussoleno e Chianocco e fanno parte della Rete Natura 2000, tra i 3537 metri di quota della vetta del Rocciamelone, fino al fondovalle della bassa Valle di Susa. Sono affidate all’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie e fanno riferimento al Parco naturale Orsiera Rocciavré.
Le Oasi xerotermiche della Valle di Susa, nella parte bassa, sono caratterizzate da pareti calcaree incise da strette forre generate dall’erosione dell’acqua. Un tempo sfruttate dall’uomo per pascolo e coltivi – soprattutto la preziosa vite – sono oggi ricolonizzate da boschetti e arbusti. Alle quote superiori il paesaggio è caratterizzato da qualche pineta, lembi di castagneto in gran parte abbandonati, formazioni di acero-tiglio-frassineto e piccoli lariceti.
Il microclima è asciutto e mite grazie all’esposizione a sud, ai forti venti di ricaduta da ovest e al substrato prevalentemente calcareo. Si è così creata un’area tipicamente mediterranea nel cuore della catena alpina, che aumenta la biodiversità e giustifica la la tutela in base alle Direttive Europee Uccelli e Habitat. Le praterie xeriche sono ricche di orchidee spontanee, alcune assai rare e localizzate.
Numerose specie di invertebrati, rare o esclusive, esaltano l’interesse faunistico regionale ed europeo. Tra i molluschi terresti sono diffusi il Solatopupa similis e l’Helicigona lapicida; qui è avvenuta la prima segnalazione piemontese dell’ortottero Oedaleus decorus ed è frequente incontrare il grande Saga pedo; tra i lepidotteri è presente il Polyommatus exuberans che era stato considerato estinto. Gli ambienti xerici sono inoltre ideali per numerosi rettili tra cui la Coronella girondica. L’avifauna è rappresentata da oltre 100 specie, tra cui il falco pecchiaiolo, il falco pellegrino, il biancone, la coturnice, il succiacapre, il calandro e l’ortolano.
Nell’ambito del progetto europeo Life Xero Grazing sono stati allestiti due sentieri didattici denominati Monte Molaras e Truc San Martino che permettono di scoprire le peculiarità delle Oasi e illustrano – oltre agli aspetti naturalistici – la storia umana. I sentieri, oggi utilizzati per svago, un tempo erano indispensabili strumenti di lavoro che permettevano di raggiungere campi, vigne, boschi, pascoli e alpeggi.
Il clima di stampo mediterraneo presente in loco, grazie all’esposizione a meridione dei versanti, alla frequente presenza di venti caldo e alla composizione del terreno, permette la vita di diverse piante rare in Piemonte e sui rilievi prealpini: la più appariscente è il leccio (Quercus ilex), accompagnato da Adiantum capillus-veneris, Asplenium fontanum, Thesium divaricatum, Prunus mahaleb, Ononis pusilla e molte altre.
Il leccio, tutelato dalla Riserva Naturale, è una quercia sempreverde tipica della macchia mediterranea. La sua presenza isolata in questa area alpina è considerata un relitto delle mutazioni climatiche dei millenni passati quando, presumibilmente, la specie si insediò durante una fase di temperature più miti, riuscendo a sopravvivere nei periodi meno propizi quando, solo raramente, le ghiande riescono ad andare a maturazione completa. In questo modo sono giunte fino ai nostri giorni una ventina di esemplari di leccio, abbarbicati sulle pareti scoscese a monte dell’orrido.
Sulle ripide pareti dell’Orrido nidificano numerose varietà di uccelli, più di 80 specie, che nidificano indisturbati. In particolare il gheppio, lo sparviero, la poiana e il falco pecchiaiolo, oltre al corvo imperiale, la taccola, la rondine montana e il picchio muraiolo.
L’interesse archeologico dell’area è legato alla scoperta di resti risalenti a un arco di tempo che va dall’Eneolitico (IV-III millennio a.C.) fino alla media età del Bronzo (circa 1500 a.C.).
Ai piedi della riserva, nell'abitato di Chianocco, non mancano notevoli testimonianze storiche e artistiche, quali le due caseforti tardo medioevali, il romanico campanile di S. Pietro e Paolo risalente all'XI secolo e l'isolata chiesetta di S. Ippolito con affreschi del XV secolo.