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Più chiari i divieti di volo con i droni nelle aree protette

18 Settembre 2025
Un particolare delle mappe D\u002DFlight in cui compaiono i confini dei territori, all\u0027interno delle Aree Protette delle Alpi Cozie (e non solo), dove è vietato il sorvolo con i droni.

Un particolare delle mappe D-Flight in cui compaiono i confini dei territori, all'interno delle Aree Protette delle Alpi Cozie (e non solo), dove è vietato il sorvolo con i droni.

Sulle mappe ufficiali della piattaforma D-Flight sono stati pubblicati i confini dei parchi, delle riserve naturali e dei siti della Rete Natura 2000: diventa più semplice capire dove il sorvolo con i droni è vietato. Una novità importante anche per i Parchi delle Alpi Cozie.

Una regola più chiara per tutti

La piattaforma D-Flight, società partecipata da ENAV (responsabile della gestione e controllo del traffico aereo civile in Italia), è il portale che in Italia raccoglie le informazioni ufficiali sui limiti del volo con droni (UAS). Lo scorso mese di agosto, i suoi layer cartografici relativi alle aree in cui il sorvolo è vietato o regolamentato sono stati aggiornati con l’indicazione precisa dei confini di parchi, riserve naturali e siti Natura 2000 in Italia, in coerenza con quanto già regolamentato dalla Legge quadro sulle aree protette n. 394/1991, art. 11 comma 3, lettera h. La norma quindi è diventata univoca, ponendo termine a possibili interpretazioni utilizzate durante le attività di accertamento e sanzionamento da parte del personale di vigilanza.

All’interno delle Aree Protette delle Alpi Cozie, questo significa che il sorvolo con i droni è interdetto all’interno dei confini dei Parchi naturali Gran Bosco di Salbertrand, Val Troncea, Orsiera Rocciavrè e Laghi di Avigliana, delle Riserve naturali degli Orridi di Foresto e Chianocco e dei 16 siti appartenenti alla rete Natura 2000 gestiti dall’Ente Parco.

Perché i droni possono nuocere agli equilibri ecologici?

Anche se piccoli, i droni non sono innocui. Ecco alcuni modi in cui il loro uso può disturbare seriamente la natura.
    • Disturbo al comportamento degli animali: molti uccelli sentono il rumore o vedono l’oggetto volante come un predatore, interrompendo la cova e abbandonando il nido.
    • Reazioni di fuga: specie come camosci, cervi, stambecchi, se disturbate da suoni improvvisi o avvicinamenti visivi, scappano. Queste fughe comportano spese energetiche inutili, che nei periodi di scarsità di risorse possono essere critiche per la sopravvivenza.
    • Interferenza nei comportamenti alimentari e riproduttivi: specie acquatiche, uccelli che si alimentano vicino all’acqua o nei pressi della riva possono interrompere il foraggiamento; animali che decidono di nidificare in zone tranquille vengono spinti verso luoghi meno protetti o disturbati.
    • Effetti cumulativi in ambienti fragili: in montagna, ad esempio, dove la stagione estiva è breve, le risorse limitate, il clima rigido, un disturbo può ritardare la riproduzione, ridurre il successo riproduttivo, o compromettere la crescita dei giovani.
Per approfondire l’argomento rimandiamo all’articolo “Piccoli velivoli, grande impatto: i droni” pubblicato nella sezione “I motivi di un divieto” di questo sito. 

Conoscere le regole per rispettarle

Con i confini ufficiali ora ben delineati anche su D-Flight, chiunque voglia usare un drone deve consultare le mappe del sito dove sono presenti tutte le indicazioni relative al territorio in cui si intende effettuare il volo. Nelle aree protette (Parchi, Riserve e siti Rete Natura 2000), è vietato sorvolare senza autorizzazione.