Ultimo aggiornamento: 18 Aprile 2024
L’Orrido di Foresto è stato classificato Riserva naturale nel 1998 dalla Regione Piemonte, prevalentemente per tutelare il Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus), un grande arbusto tipico della macchia mediterranea che intorno alle borgate Crotte e San Giuliano prospera in diverse centinaia di esemplari, unica stazione conosciuta all’interno delle Alpi.
L’area della Riserva si estende per 360 ettari sui comuni di Bussoleno e Susa. La Riserva è costituita dal meraviglioso lo stupendo orrido scavato dal rio Rocciamelone e le limitrofe bastionate calcaree alternate a praterie xeriche. Il substrato calcareo, l’ambiente mediterraneo e l’esposizione a sud ne fanno un luogo ideale per passeggiate ed escursioni anche in pieno inverno.
La sede del Parco è a Bussoleno (TO) in via Massimo D'Azeglio, 16 - Tel. 0122.47064 - 011.4321015, info.alpicozie@ruparpiemonte.it
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Le aree protette degli Orridi di Chianocco e Foresto, del Rocciamelone e delle Oasi xerotermiche si estendono per una superficie complessiva di 1421 ettari sui Comuni di Mompantero, Susa, Bussoleno e Chianocco e fanno parte della Rete Natura 2000, tra i 3537 metri di quota della vetta del Rocciamelone, fino al fondovalle della bassa Valle di Susa. Sono affidate all’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie e fanno riferimento al Parco naturale Orsiera Rocciavré.
Le Oasi xerotermiche della Valle di Susa, nella parte bassa, sono caratterizzate da pareti calcaree incise da strette forre generate dall’erosione dell’acqua. Un tempo sfruttate dall’uomo per pascolo e coltivi – soprattutto la preziosa vite – sono oggi ricolonizzate da boschetti e arbusti. Alle quote superiori il paesaggio è caratterizzato da qualche pineta, lembi di castagneto in gran parte abbandonati, formazioni di acero-tiglio-frassineto e piccoli lariceti.
Il microclima è asciutto e mite grazie all’esposizione a sud, ai forti venti di ricaduta da ovest e al substrato prevalentemente calcareo. Si è così creata un’area tipicamente mediterranea nel cuore della catena alpina, che aumenta la biodiversità e giustifica la la tutela in base alle Direttive Europee Uccelli e Habitat. Le praterie xeriche sono ricche di orchidee spontanee, alcune assai rare e localizzate.
Numerose specie di invertebrati, rare o esclusive, esaltano l’interesse faunistico regionale ed europeo. Tra i molluschi terresti sono diffusi il Solatopupa similis e l’Helicigona lapicida; qui è avvenuta la prima segnalazione piemontese dell’ortottero Oedaleus decorus ed è frequente incontrare il grande Saga pedo; tra i lepidotteri è presente il Polyommatus exuberans che era stato considerato estinto. Gli ambienti xerici sono inoltre ideali per numerosi rettili tra cui la Coronella girondica. L’avifauna è rappresentata da oltre 100 specie, tra cui il falco pecchiaiolo, il falco pellegrino, il biancone, la coturnice, il succiacapre, il calandro e l’ortolano.
Nell’ambito del progetto europeo Life Xero Grazing sono stati allestiti due sentieri didattici denominati Monte Molaras e Truc San Martino che permettono di scoprire le peculiarità delle Oasi e illustrano – oltre agli aspetti naturalistici – la storia umana. I sentieri, oggi utilizzati per svago, un tempo erano indispensabili strumenti di lavoro che permettevano di raggiungere campi, vigne, boschi, pascoli e alpeggi.
Il principale motivo di tutela della Riserva è rappresentato dall’eccezionale presenza del ginepro coccolone (Juniperus oxicedrus) che qui ha trovato condizioni climatiche ideali sulle calde bancate calcaree esposte a sud e battute di frequente da caldi venti di caduta. Nella zona di San Giuliano, se ne contano diverse decine di esemplari, alcuni alti anche 4 o 5 metri, con la tipica forma a cono regolare. La pianta porta delle bacche color rosso bruno e ha uno sviluppo maggiore del più diffuso ginepro comune (Juniperus communis).
In realtà, tutta la vegetazione è interessante, tipica di un clima di tipo mediterraneo: basti pensare che qui si incontrano mandorli, ligustri, biancospini e persino ulivi, mentre in passato vi veniva coltivata la vite. La vegetazione erbacea è caratterizzata da graminacee tipiche delle steppe nell’Europa orientale, che qui hanno trovato condizioni adatte grazie alla loro capacità di resistere alle siccità estive, come la Crupina vulgaris e una piccola salvia selvatica, la Salvia aethiopis. Tra le più interessanti, la Cleistogenes serotina, la Trisetaria cavanillesii e, soprattutto, le splendide Stipa capillata e Stipa pennata che, nella tarda estate, spiegano al vento i loro bellissimi pennacchi argentei.
Altre specie sono invece da segnalare per la loro rarità: la Leuzea conifera (Centaurea conifera), con fiori porporini, e un raro arbusto ginestriforme, la Ephedra helvetica, che sulle Alpi si trova solo nelle valli di Susa e di Cogne, nei pressi di Trento e nel Vallese svizzero. Parlando della vegetazione non si possono trascurare le orchidee selvatiche, protagoniste di splendide fioriture. Tra le tante si può ricordare la Cephalanthera rubra, l'Orchis purpurea, l'Orchis coriophora, l'Anacamptis pyramidalis, l'Ophrys myodes, l'Ophrys fuciflora, l'Orchis tridentata, la Cephalantera ensifolia e il Limodorum abortivum.
Come già nella vicina Riserva dell’Orrido di Chianocco, le specie di uccelli rappresentano il punto di forza dell’Orrido di Foresto, approfittando delle pareti rocciose scoscese per nidificare in completa tranquillità o volteggiando tra correnti ascensionali calde sui prati riarsi dal sole a caccia di prede. Gracchi e corvi imperiali, bianconi e poiane, falchi pellegrini e aquile si avvistano con facilità, mentre i vari zigoli, verzellini, codirossi, averle e cardellini riempiono di canti le bastionate calcaree. I rettili, i micromammiferi e gli insetti che costituiscono le loro prede sono molto diffusi, ma ancora poco conosciuti.
Tra i mammiferi si contano caprioli, cinghiali, tassi e volpi ed è possibile avvistare persino i camosci e qualche raro stambecco a quote molto basse.
Lungo l’Orrido di Foresto si incontrano tracce di insediamenti temporanei di pastori nomadi che gli scavi archeologici fanno risalire alla fine dell’Età del bronzo (III millennio a.C.). Inevitabilmente, luoghi così suggestivi e particolari hanno ospitato nei secoli luoghi di culto, come testimoniato dalle numerose rocce incise a coppelle e a figure antropomorfe.
Nel I e II secolo d.C., all’imbocco dell’Orrido sorgeva un importante – del quale sono state ritrovate iscrizioni marmoree ed elementi decorativi – dedicato alle dee Matrone, testimonianza di un culto di antica origine celtica. Le cave presenti alla base della bastionata calcarea hanno fornito il marmo per l’Arco di Augusto a Susa, per il Duomo di Torino e per altri edifici della Torino del XVII e XVIII secolo.
All’imbocco dell’Orrido, sul versante destro idrografico, si trova un vecchio nucleo di case addossate alla parete rocciosa che presumibilmente ospitava un lazzaretto dove venivano isolati gli appestati per contenere la diffusione delle epidemie. Questo importante patrimonio culturale è inserito all’interno del perimetro della Riserva per essere conservato e valorizzato.