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La distribuzione territoriale dei mustelidi in una ricerca

10 Dicembre 2025
Uno splendido esemplare di ermellino.

Uno splendido esemplare di ermellino. - Giuseppe Roux Poignant

Tre specie di piccoli mustelidi  l’ermellino (Mustela erminea), la donnola (Mustela nivalis) e la puzzola europea (Mustela putorius convivono nel paesaggio variegato del Nord-Ovest italiano, ma rimangono largamente elusive e poco conosciute. Un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani, tra cui Luca Maurino delle Aree Protette delle Alpi Cozie, ha utilizzato modelli di nicchia ecologica (ENM) e un’ampia rete di segnalazioni per mappare la probabilità di presenza di queste specie e confrontarne i requisiti ambientali su scala regionale. I risultati, pubblicati in un articolo scientifico lo scorso 22 novembre sulla rivista Mammal Research, forniscono indicazioni utili per orientare azioni di conservazione mirate e mettere a fuoco le minacce emergenti.

Lo studio ha raccolto segnalazioni georeferenziate (2000–2023) provenienti da banche dati aperte e da una rete collaborativa di istituzioni  tra cui parchi, musei e gruppi di ricerca  che hanno verificato immagini e osservazioni per garantire l’affidabilità dei dati. Dopo opportune procedure di pulizia e “thinning” spaziale, sono stati impiegati tre algoritmi (GBM, Random Forest e Maxent) assemblati in un modello di previsione per definire la idoneità degli habitat su tutto il territorio di Piemonte e Valle d’Aosta.

I risultati

Il confronto dei dati evidenzia differenze nette nelle preferenze ambientali delle tre specie. L’ermellino occupa principalmente gli habitat d’alta quota  praterie alpine e aree rocciose  e mostra una forte sensibilità alle variabili climatiche, aspetto che lo rende particolarmente vulnerabile ai rapidi cambiamenti che hanno investito la montagna. La donnola presenta un’ampia nicchia ecologica che include territori sia di pianura, sia di montagna spaziando tra paesaggi agricoli meno intensivi e boschi di conifere. La puzzola europea, infine, è stata individuata soprattutto nelle aree di pianura con risaie e foreste decidue planiziali, dove la combinazione di temperatura e disponibilità di prede la rende maggiormente adatta. Le analisi di sovrapposizione delle nicchie mostrano una moderata affinità tra donnola e faina, mentre l’ermellino appare ecologicamente più distinto.

Il lavoro mette in luce anche limiti importanti: la maggior parte delle informazioni deriva da segnalazioni opportunistiche (avvistamenti, investimenti stradali, fototrappole) e pertanto non consente stime precise di abbondanza. Proprio per questo gli autori sottolineano la necessità di piani di monitoraggio a lungo termine, che adottino strumenti specifici per i piccoli mustelidi e coinvolgano attivamente la rete delle aree protette.

Quali implicazioni pratiche per il territorio? In montagna, la conservazione dell’ermellino richiederà misure che preservino praterie alpine e riducano i rischi legati al cambiamento climatico; in pianura, la gestione agro-ambientale  la tutela di mosaici campestri, siepi e zone umide come le risaie  sarà cruciale per sostenere popolazioni di donnole e puzzole e per limitare gli impatti negativi dell’agricoltura intensiva (perdita di habitat, uso di rodenticidi). Infine, lo studio ribadisce che la conoscenza distribuita (citizen science, segnalazioni dai parchi, archivi locali) è una risorsa strategica per specie elusive e per la costruzione di politiche di conservazione basate su dati reali.

Il messaggio dei ricercatori è chiaro: occorre continuare a monitorare, rafforzare le sinergie tra parchi, università e reti civiche, e sviluppare piani di gestione che tengano conto tanto dei fattori climatici quanto delle trasformazioni del paesaggio agro-silvo-pastorale. Le Aree Protette delle Alpi Cozie hanno partecipato alla ricerca per mettere a disposizione i risultati del lavoro svolto negli anni passati e per collaborare alla definizione di future attività di monitoraggio e di tutela di questi piccoli, ma ecologicamente importanti, predatori. 

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