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Diventiamo amici?

Claudio Rolando, Valentina Mangini
3,00€ - Disponible

Non è facile, e fors'anche realistico, risalire alle motivazioni di carattere psicologico o di ordine pratico che hanno determinato la diffusione di una cultura 'd'uso' degli animali. Il distacco, talvolta anche solo parziale, dal mondo interiore umano ha però avuto come conseguenza la collocazione di molte specie nella sfera dell'immaginario 'malefico' e l'inizio di un rapporto di paura e diffidenza, spesso sfociato in vere persecuzioni.
Nel folclore, ad esempio, ricci, rospi, pipistrelli e altre specie sono rappresentati come incarnazioni e strumenti del demonio ed anche le autorità ecclesiastiche hanno confermato il fatto per moscerini, corvi, rospi e porcospini.
Francesco Maria Guaccio, nel suo 'Compendium maleficarum', scriveva che se il diavolo '...mira ad intrufolarsi in qualche buco, schivando i guardiani, si cambia in topo, donnola, pipistrello...'.
Alle credenze e superstizioni si abbinavano anche scarse, e spesso inesatte o false, conoscenze scientifiche quanto mai radicate ancora in pieno Rinascimento.
La teoria delle 'simpatie' e 'antipatie' cosmiche secondo cui per '...produrre qualche proprietà o virtù dobbiamo cercare gli animali, o le altre cose, che maggiormente possiedono tale proprietà, e di questi prendiamo la parte in cui tale proprietà o virtù è vigorosa al massimo grado...' (Agrippa, 1533, 'La Magia naturale nel Rinascimento') trovava innumerevoli applicazioni. Il capo, il cuore e gli occhi del pipistrello producevano insonnia e il teschio veglia, oppure sonno, al 'paziente' addormentato. La lingua delle rane rendeva loquaci ed i loro occhi erano curativi dalle affezioni oculari, mentre l'ala del pipistrello era consigliata quale rimedio contro le formiche.
Queste stupidaggini non dovettero certo facilitare la vita a molte specie animali, anche se col tempo e l'aumentare delle conoscenze, il loro nefasto effetto sembrò mitigarsi.
Oggi però molti animali corrono anche altri pericoli dovuti alla distruzione ed alla manipolazione degli ambienti che, sempre più monotoni, riducono lo spazio disponibile ed i siti per la rimessa e la riproduzione, oltre all'inquinamento, all'accumulo di sostanze tossiche (in special modo antiparassitari), alla persecuzione diretta e all'uso pericoloso di manufatti umani (strade ecc...).
Di qui l'esigenza di tutela che deve seguire due vie parallele affiancando agli interventi diretti-volti a ridurre l'impatto di situazioni pesantemente compromesse-, l'incessante opera di approfondimento della conoscenza di queste specie nella convinzione che solo un'accresciuta e diffusa sensibilità possa accettarle riconoscendole come parte necessaria e integrante del nostro mondo.

Claudio Rolando

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Il libro è disponibile presso le sedi del Parco e durante gli eventi e fiere del territorio