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Breve storia a lieto fine di un'aquila di mare

Dec. 1, 2025
... prima osservata poi data per dispersa
 
Nelle scorse settimane i guardiparco dei Parchi Alpi Cozie sono stati impegnati, nell'area della media Valle di Susa, in un monitoraggio degli avvoltoi in collaborazione con i colleghi francesi, durante il quale ha destato particolare scalpore l'osservazione di un'aquila di mare coda bianca (Haliaeetus albicilla).

Non è la prima volta che la specie viene avvistata in provincia di Torino. Si tratta di osservazioni sporadiche di esemplari provenienti dalla Francia dove è attivo un Piano d'Azione Nazionale che prevede un programma di reintroduzione curato, nell'area dell'Alta Savoia e Alto Rodano, dal Parc des Aigles du Léman

L'aquila di mare coda bianca, Pygargue in francese, con un'apertura alare di 200-245 cm e un peso che va dai 3,5 ai 7 kg (con femmine più grandi dei maschi) è una delle aquile più grandi d’Europa. Negli adulti sono evidenti corpo e ali bruno-scuro, coda corta e tipicamente bianca, testa e collo più chiari, inconfondibile becco giallo grande e robusto. Vive vicino a laghi, fiumi, zone costiere, fiordi e grandi zone umide, si nutre principalmente di pesci, uccelli acquatici, piccoli mammiferi, occasionalmente carogne.

Occupava in passato tutta l'Europa centrale e settentrionale, ha subito un forte declino tra il XIX e XX secolo ed è quasi completamente scomparsa da gran parte dell’Europa occidentale a causa di persecuzione diretta (caccia), avvelenamenti e distruzione degli habitat. 
Verso il 1970 rimanevano popolazioni stabili esclusivamente in Scandinavia, in alcune aree della Germania dell’Est, nei paesi baltici, lungo il Danubio e in Russia. Un’ultima coppia di aquile dalla coda bianca residente stabilmente nella Francia continentale, secondo alcune fonti, si è estinta nel 1892 vicino al lago di Ginevra. Il ritorno naturale di alcuni esemplari a partire dal 2011 in Lorena ha dimostrato la capacità della specie di occupare nuovi territori, ma la popolazione è ancora troppo debole e frammentata.
Dalla fine del XX secolo, grazie a protezione legale, miglioramento della qualità ambientale e programmi di monitoraggio, conservazione e, ove necessario, di reintroduzione, l’aquila di mare è tornata ad espandersi rapidamente verso ovest e sud, recuperando parte del suo areale storico.

Il progetto del Parc des Aigles du Léman, nato nel 2022, prevede entro il 2030 il rilascio di circa 85 giovani aquile, con l’obiettivo di garantire la formazione di almeno 3-4 coppie nel bacino del lago di Ginevra, e avviare la colonizzazione di territori in cui era presente fino alla fine del 1800.

È tutelata a livello europeo dalla Direttiva Uccelli, che richiede misure di conservazione del suo habitat e protezione della specie. Attualmente, la specie non è considerata a rischio: è definita Least Concern - minima preoccupazione - nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature). 

Solo un paio di giorni dopo l'interessante osservazione, una notizia ha iniziato a rimbalzare da un ente parco all'altro, tra Francia e Italia, fino a giungere ai guardiaparco del Parco naturale del Gran Bosco: un'aquila di mare risultava dispersa nelle oasi xerotermiche della Valle di Susa, in comune di Chianocco.

Jacques-Olivier Travers responsabile del Centro di reintroduzione Les Aigles du Léman spiegava che l'aquila Excenevex, reintrodotta sul Lago Lemano nel 2024 e dotata di emettitore satellitare era ferma nello stesso punto da parecchie ore e si temeva potesse essere morta o ferita.

Nei giorni successivi i guardiaparco Perron e Cellerino coordinati da Roux Poignant si sono recati nella zona individuata dal gps e grazie a un incrocio di dati e una buona dose di intuito, restringendo sempre più l'area di ricerca, sono riusciti a ritrovare tra le foglie il piccolo emettitore.

La loro tenacia ha consentito di escludere la morte dell'esemplare, recuperare e restituire ai legittimi proprietari il gps che verrà in futuro utilizzato per altri progetti di studio e monitoraggio in particolare dei grifoni.

Ancora una volta la collaborazione tra enti, si è rivelata vincente. I contatti e le relazioni che l'Ente Parco ha sviluppato negli anni anche con realtà di altre nazioni, garantisce un continuo e proficuo scambio di informazioni e di collaborazioni.

Da parte sua, Excenevex potrebbe tornare a fare capolino sulle nostre montagne. L'invito è di continuare a guardare all'insù e segnalare eventuali osservazioni. La situazione dei rapaci e degli avvoltoi e in continua evoluzione!

Centro di referenza "Avvoltoi e Rapaci alpini"

Referenti:
Giuseppe Roux Poignant - Funzionario di Vigilanza - Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand - rouxpoignant@alpicozie.eu
Silvia Alberti - Guardiaparco - Parco naturale Val Troncea - alberti@alpicozie.eu
Alessando Perron - Guardiaparco - Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand - perron@alpicozie.eu