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Lupo

Il ritorno del grande predatore

Stato di conservazione IUCN:

LC - Bassa preoccupazione

LC - Bassa preoccupazione

info

Classificazione:

Nome comune: lupo
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Subphylum: Vertebrata
Classe: Mammalia
Ordine: Carnivora
Famiglia: Canidae
Specie: Lupus
Nome scientifico: Canis lupus italicus

Specie soggetta a protezione speciale secondo la Convenzione di Berna, secondo la Direttiva Habitat (92/42/CEE) a livello di Unione Europea e a livello nazionale secondo la legge n. 157/1992. 

Habitat:

Arco alpino e Appennini, in espansione verso aree collinari

Cenni storici

Nei territori dove oggi sorgono i Parchi delle Alpi Cozie e in generale su tutto l’Arco alpino, il lupo si è estinto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 a causa dell’attività venatoria umana. A partire dagli anni ’70 del Novecento, da un piccolo nucleo di lupi di sottospecie canis lupus italicus presenti nell’Appennino del Centro Italia (tra i 100 e i 200 individui) è iniziato un processo di crescita numerica e di ricolonizzazione spontanea che ha portato la specie a espandersi lungo tutto lo stivale. In Provincia di Torino, nel 1997 è stata accertata la presenza della prima coppia riproduttiva insediatasi nel territorio del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand. Il naturale ritorno del lupo in territorio alpino è stato favorito da 3 aspetti principali: processo di dispersione che porta i lupi giovani ad allontanarsi molto dal branco d’origine, lo status di protezione attribuito alla specie lupo alla fine degli anni ’70 che ne ha reso illegale l’uccisione e il progressivo abbandono delle montagne e dei territori interni da parte degli esseri umani che ha fornito al predatore ambienti dove vivere e prede per sostentarsi. 

Morfologia

I lupi italici adulti raggiungono una lunghezza di 100-150 cm e un peso variabile tra i 25 e 40 kg in base all’età e al sesso. Il manto del lupo varia molto da un individuo all’altro ma generalmente presenta una colorazione crema, con punte nere, sul dorso e marrone sul torace. Per distinguerlo dal cane domestico, soprattutto dalle razze lupoidi, occorre osservare il colore degli occhi marcatamente giallo/arancione, la presenza di una mascherina di pelo bianco sui bordi del muso all’altezza delle guance e le focature sulla parte frontale delle zampe anteriori, due bande di pelo disposte in maniera longitudinale. Infine, una caratteristica molto evidente del lupo selvatico è la coda, nettamente più corta di quella dei cani. 

Il branco

I lupi sono organizzati in branchi, unità famigliari composte dalla coppia riproduttiva, detta anche alpha, dai cuccioli dell’anno e da alcuni subadulti nati l’anno precedente, solitamente senza superare gli 8 individui. 
La coppia alpha è anche detta dominante poiché occupa gerarchicamente il ruolo apicale nell’organizzazione sociale del branco. A loro spetta la gestione delle più importanti attività del branco come la caccia, la difesa del territorio e gli spostamenti. Gli alpha si possono riconoscere dal portamento fiero e dalla posizione elevata della coda e godono anche di una serie di privilegi tra cui l’esclusività nella riproduzione e la precedenza durante i pasti. I lupi subalterni sono spesso i giovani figli della coppia dominante, tra 1 e 2 anni di età, che rimangono all’interno del branco a supporto nella fase di accudimento dei cuccioli quando i genitori sono a caccia. Tendono a portare la coda tra le zampe posteriori e ad assumere atteggiamenti di sottomissione tra cui la possibilità di avvicinarsi alla preda soltanto dopo che la coppia alpha si è saziata. 
Le dimensioni di un branco variano notevolmente in base alla stagione dell’anno e alle caratteristiche del territorio. Nel periodo dei parti, tra maggio e giugno, quando possono venire alla luce fino a 4/5 cuccioli, il branco raggiunge la sua dimensione massima determinata anche dal numero di giovani rimasti dalla cucciolata dell’anno precedente. Nel corso dei mesi seguenti, un naturale processo di mortalità e l’arrivo del clima rigido invernale riducono progressivamente il numero di individui finché, tra gennaio e marzo, l’avvio della stagione riproduttiva provoca il processo di dispersione che spingerà gran parte dei giovani ad allontanarsi dal branco alla ricerca di un territorio e un partner con cui formare una nuova coppia alpha. Inoltre il numero di individui che un branco è in grado di sostenere è determinato dalla disponibilità di prede, come sempre accade in natura ai predatori apicali (legge di Lindemann o del 10%).

Il territorio di caccia

Come l'essere umano, il lupo è una specie territoriale. Ogni branco definisce un’area in cui vive e caccia e di cui percorre regolarmente il perimetro marcando con tracce odorose (feci e urina) i confini per comunicare la propria presenza ad altri lupi. Le dimensioni del territorio di caccia possono variare notevolmente in base alla stagione, alla disponibilità di prede e alla dimensione del branco. I confini vengono protetti ricorrendo spesso allo scontro cruento, quando vengono invasi da individui in dispersione o appartenenti ad altri branchi.

La dispersione

Quando i giovani lupi raggiungono la maturità sessuale si allontanano dalla famiglia di origine per individuare un territorio e un partner con cui costituire un nuovo nucleo riproduttivo. Si tratta di un comportamento istintuale che garantisce un notevole successo alla specie poiché consente un benefico scambio genetico grazie all’incontro di lupi provenienti da zone molto distanti e una capacità di espansione territoriale importante, come si è osservato durante la diffusione del lupo negli ultimi decenni in Italia. 
La stagione della dispersione si situa prevalentemente tra l’autunno e la primavera quando gli equilibri del branco vengono perturbati dall’avvio della fase riproduttiva nella coppia alpha. I giovani che hanno raggiunto la maturità sessuale, solitamente entro il primo o il secondo anno di età, abbandonano il proprio branco natale per un viaggio che può condurli a percorrere grandi distanze, anche oltre i 1000 chilometri come accertato con alcuni individui dotati di radiocollare. Si tratta di una fase estremamente critica nella vita dei lupi perché i giovani in dispersione si trovano a cacciare da soli, privi della guida dei genitori, in territori sconosciuti o, spesso, occupati da altri branchi. In questo periodo la mortalità è molto elevata come sono più frequenti gli investimenti sulle strade carrozzabili.

La riproduzione

La riproduzione dei lupi avviene nei mesi di maggio e giugno dopo una gestazione di 63 giorni. La femmina individua la tana in un luogo riparato, spesso sfruttando quelle di altri animali, vicina all’acqua perché durante le prime settimane lascerà i neonati soltanto per bere. La cucciolata è formata generalmente da 4 o 5 cuccioli che alla nascita pesano circa 500 grammi e sono completamente ciechi e sordi per un paio di settimane. In questo periodo il maschio alpha si occuperà di sfamare la compagna rigurgitando nei pressi della tana grandi quantità di carne cacciata insieme al resto del branco che si occuperà anche della difesa del nucleo famigliare. 
A partire dai due mesi di età i cuccioli vengono spostati in quello che viene definito rendez-vous site, un luogo appartato dove possono giocare, iniziare brevi esplorazioni e vivere le prime separazioni dalla mamma che ricomincerà a guidare le battute di caccia con il compagno, talvolta affidando i cuccioli a un subordinato del branco, spesso un fratello o una sorella dell’anno precedente. Con il passare del tempo, i cuccioli guadagnano una sempre maggiore indipendenza allontanandosi dal branco e sperimentando i primi ululati per ricongiungersi con la famiglia. Intorno ai 4 mesi di età inizieranno a partecipare alle prime battute di caccia con il resto del branco.

La caccia

Il lupo viene definito predatore opportunista perché la sua alimentazione dipende dal tipo di preda che ha a disposizione. Le sue prede d’elezione sono gli ungulati (cervi, caprioli, cinghiali, camosci e mufloni) anche se può nutrirsi all’occorrenza di carcasse e rivolgere le proprie attenzioni su animali domestici da allevamento, prevalentemente ovini e caprini. Siccome i risultati della caccia possono essere molto altalenanti, un lupo può arrivare a mangiare fino a 4/5 kg di carne quando ha a disposizione una preda cospicua e digiunare per svariati giorni consecutivi. Ogni branco sviluppa delle tecniche di caccia proprie in base all’organizzazione sociale del gruppo, al numero di componenti e al tipo di prede disponibili. Il predatore ha anche un ruolo di regolazione sulle popolazioni di ungulati contenendo la diffusione di agenti patogeni ed effettuando una vera e propria selezione genetica poiché preda prevalentemente i capi più anziani o quelli deboli e malati eliminando gli individui meno adatti alla riproduzione.

Comunicazione e apprendimento

L’organizzazione sociale della specie lupo si fonda sulle capacità comunicative che avvengono attraverso vocalizzi, posture e marchi odorosi. 
I vocalizzi più conosciuti sono l’ululato che ha numerose funzioni. In primis è uno strumento di aggregazione all’interno del branco per rafforzarne la coesione, i legami sociali e le attività di caccia e difesa del territorio. I lupi del branco ululano per riunirsi dopo le battute di caccia, per ritrovare i cuccioli nel rendez-vous site o per ribadire i confini del proprio territorio ai branchi confinanti. Allo stesso modo un lupo in dispersione utilizzerà l’ululato per individuare un partner con cui sostituire una coppia riproduttiva. Il conflitto o la disputa invece sarà espresso attraverso il ringhio mentre l’allarme o la paura con l’abbaio. Infine guaiti e uggiolii servono per comunicazioni non aggressive tra membri della famiglia.

Lupi e cani: nemici

Il lupo e il cane appartengono alla stessa specie che ha iniziato a differenziarsi circa 12.000 anni fa quando l’essere umano ha avviato il processo di domesticazione. Tramite selezione genetica operata con incroci, sono state create tutte le razze di cane domestico oggi osservabili a partire da un progenitore unico: il lupo selvatico. 
Secondo le teorie più accreditate, le cose sono andate più o meno così. In età preistorica, uomini e lupi erano entrambi predatori al vertice della catena alimentare e in competizione tra loro nel contendersi le medesime prede. Finché, progressivamente, gruppi di umani e branchi di lupo hanno iniziato ad avvicinarsi e a collaborare. I lupi traevano vantaggio vivendo nei pressi degli accampamenti e nutrendosi degli avanzi lasciati dagli uomini, mentre gli umani impararono a sfruttare l’istinto predatorio del lupo per individuare e stanare le prede e l’istinto territoriale come allerta in caso di pericolo. 
Qualcuno cominciò a catturare un cucciolo di lupo e ad addomesticarlo, successivamente si procedette incrociando gli individui più adatti nello svolgere compiti specifici per selezionare i tratti genetici maggiormente rispondenti alle esigenze umane che si sono diversificate e specializzate con l’evoluzione delle società e delle culture, portando alla nascita di una grandissima varietà di razze. Cani e lupi, quindi, possiedono un patrimonio genetico estremamente simile e possono essere sia rivali, sia amici. 
Certi cani, come il pastore maremmano-abruzzese o il pastore dei Pirenei, sono stati selezionati appositamente per proteggere mandrie e greggi dai lupi. Dal loro incontro possono verificarsi scontri violenti, anche mortali per il cane o per il lupo. In maniera simile, il cane che invade il territorio di caccia di un branco di lupi rappresenta una minaccia che va contrastata in maniera cruenta. Al contrario, un cane che si muove liberamente sul territorio può essere un pericolo per i lupi in quanto portatore di malattie e agenti patogeni. Una problematica diffusa soprattutto nel Centro e Sud Italia è quella dei branchi di cani rinselvatichiti che contendono ai lupi il territorio di caccia. I cani, infine, vengono addestrati per difendere il lupo. È il caso delle Unità Cinofile Antiveleno, presenti anche nei Parchi delle Alpi Cozie, che hanno il compito di individuare le esche avvelenate che vengono sparse sul territorio per uccidere illegalmente i lupi e che spesso provocano vittime tra i cugini domestici.

Lupi e cani: amici

La presenza di un lupo o il suo avvistamento sono in grado di scatenare tra gli esseri umani positive reazioni di curiosità, così come negative emozioni di paura e rifiuto da cui si possono generare conflitti con il predatore o tra le persone. Ma, considerata la grande somiglianza genetica tra cane e lupo, spesso i due animali sono indistinguibili. È il caso delle tracce lasciate sul territorio. Un’orma impressa nel fango o nella neve non è attribuibile al selvatico o al domestico. Solo il personale più esperto e formato, come i guardiaparco, è in grado di distinguere le impronte di un lupo da quelle di un cane di taglia medio-grande. E non sempre… 
Rinvenire una carcassa di animale predato non ci dà la conferma della presenza di un lupo perché l’autore dell’attacco potrebbe essere un cane vagante. I guardiaparco potranno fare delle ipotesi che andranno confermate dalle analisi genetiche effettuate da un veterinario della ASL. Infine, da un avvistamento fugace e in lontananza, è difficile discernere un lupo dai cani delle molteplici razze lupoidi. Come il Cane Lupo Cecoslovacco, razza recentemente di moda che è stata selezionata negli anni ’50 dall’incrocio tra alcuni pastori tedeschi e lupi dei Carpazi e che in molti casi non è distinguibile da un lupo selvatico. 
Le profonde somiglianze tra lupi e cani si possono anche manifestare, purtroppo, in casi di accoppiamento incrociato, dall’incontro tra cani rinselvatichiti e lupi in dispersione durante il calore. In questi casi si genera prole fertile, dalle caratteristiche fenotipiche e morfologiche più varie e dal patrimonio genetico ibrido che rappresenta una minaccia alla purezza della specie selvatica. Una situazione che si è verificata in due occasioni nelle Aree Protette delle Alpi Cozie e che l’Ente Parco sta cercando di contrastare. Per maggiori informazioni:

Ricerche e pubblicazioni

Presentiamo un breve elenco di materiali divulgativi e scientifici realizzati sul lupo dall’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie. 

Progetti internazionali

Progetto Lupo Piemonte. Avviato all’interno dell’iniziativa comunitaria Interreg II Italia – Francia (1995-1999) è proseguito sotto coordinamento della Regione Piemonte fino al 2007 con un ulteriore cofinanziamento del Museo Regionale di Scienze Naturali e della Regione Piemonte dal 2008 al 2012. Si è sviluppato in quattro azioni: il monitoraggio del lupo sull'intero territorio regionale; il monitoraggio dei danni sui domestici e le relative attività di prevenzione messe in pratica per una convivenza sostenibile tra uomo e predatore; le attività di ricerca volte a migliorare le conoscenze per una migliore gestione della specie; le attività di comunicazione e mediazione.

Life WolfAlps. Il lupo nelle Alpi: azioni coordinate per la conservazione del lupo nelle aree chiave e sull’intero arco alpino (2013-2018). Cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito della programmazione LIFE+ 2007-2013 “Natura e biodiversità”, ha avuto l’obiettivo di realizzare azioni coordinate per la conservazione a lungo termine della popolazione alpina di lupo. Tra gli obiettivi, l’individuazione di strategie funzionali ad assicurare una convivenza stabile tra il lupo e le attività economiche umane. Il progetto si è concretizzato grazie al lavoro congiunto di dieci partner italiani, tra cui l'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, due partner sloveni e numerosi enti sostenitori. Per approfondire clicca qui

Life WolfAlps Eu. Azioni coordinate per migliorare la coesistenza fra lupo e attività umane a livello di popolazione alpina (2019-2024). Proseguimento ed evoluzione del Progetto Life WolfAlps con allargamento dei partner a livello europeo. Il progetto ha avuto l’obiettivo di migliorare la coesistenza fra il lupo e le persone che vivono e lavorano sull'arco alpino costruendo e individuando soluzioni condivise con allevatori, cacciatori, cittadini, amministratori per garantire la conservazione a lungo termine del lupo sulle Alpi. Ha sviluppato le sue azioni in nove grandi ambiti: prevenzione, monitoraggio della popolazione di lupo alpina, antibracconaggio, controllo dell'ibridazione, coinvolgimento dei portatori di interesse, comunicazione, educazione, ecoturismo, valutazione dell'impatto del lupo sulle prede selvatiche. Il sito ufficiale per maggiori informazioni. 

Pubblicazioni

  • C. Vagnozzi, S. Bobbio, G. Bombieri, I. Borgna, C. Fedrigotti, L. Scillitani, Lupus in bufalaManuale pratico per un’informazione corretta, a cura di Facta News all’interno del progetto Life WolfAlps Eu, 2021. Scaricalo qui
  • L. Giunti, Le conseguenze del ritorno, Alegre, Roma, 2021
  • Aa.vv., Occhio il lupo è tornato, Speciale di Piemonte Parchi, Torino. Scaricalo qui

Video