Nome comune: scarpetta di Venere, pianella della Madonna, Cipripedio scarpetta
Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida (o Monocotyledoneae)
Sottoclasse: Liliidae
Ordine: Orchidales
Famiglia: Orchidaceae
Genere: Cypripedium
Specie: Cypripedium calceolus
Nelle Alpi Cozie, la scarpetta di Venere cresce tra i 900 e i 1800 metri di quota, in ambienti forestali freschi ma ben illuminati.
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Parco naturale Gran Bosco di Salbertrand
Parco naturale Orsiera Rocciavrè
Parco naturale Val Troncea
ZSC Bardonecchia Val Fredda
ZSC Cima Fournier e Lago Nero
ZSC Gran Bosco di Salbertrand
ZSC Valle della Ripa
ZSC Valle Thuras
ZSC – ZPS Orsiera Rocciavrè
ZSC – ZPS Val Troncea
Classification:
Nome comune: scarpetta di Venere, pianella della Madonna, Cipripedio scarpetta
Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida (o Monocotyledoneae)
Sottoclasse: Liliidae
Ordine: Orchidales
Famiglia: Orchidaceae
Genere: Cypripedium
Specie: Cypripedium calceolus
Habitat:
Nelle Alpi Cozie, la scarpetta di Venere cresce tra i 900 e i 1800 metri di quota, in ambienti forestali freschi ma ben illuminati.
La scarpetta di Venere è una delle orchidee più affascinanti e riconoscibili della flora europea. Il suo grande fiore giallo dorato, rappresentato dall’elemento centrale definito “labello” e racchiuso in sepali e petali bruno-violacei, ricorda una piccola scarpa, da cui deriva il nome. È una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, alta fino a 40–60 cm, che fiorisce tra maggio e giugno. La sua fioritura vistosa ne provoca una raccolta eccessiva che, unita alla diminuzione dei suoi habitat a causa della crisi climatica, la rende una specie sempre più vulnerabile.
Predilige i boschi chiari di faggio, abete bianco o pino, esposti a nord, ma si può incontrare anche ai margini dei prati e nelle radure, dove il suolo è calcareo e ben drenato, ma dove l’umidità resta costante anche in estate. Come tutte le orchidee spontanee, vive in stretta simbiosi con particolari funghi micorrizici, indispensabili per la germinazione dei semi e lo sviluppo delle giovani piante. La sua presenza è quindi indice di ambienti forestali equilibrati e non alterati.
Il fiore, dall’aspetto esotico, non è solo bello: il suo labello a forma di sacchetto funge da trappola per piccoli insetti impollinatori. La pianta, poiché priva di nettare da offrire ai suoi visitatori, ha sviluppato un colore particolarmente accattivante con cui attira gli insetti che cadono all’interno del fiore attraverso l’apertura superiore senza poterne uscire a causa delle pareti viscide e del bordo ripiegato. L’unico passaggio verso l’esterno si trova lateralmente lungo una serie di passaggi molto stretti dove il polline vischioso si attacca al corpo dell’impollinatore per essere trasportato verso gli altri fiori da fecondare. È una strategia raffinata che garantisce la continuità della specie, ma che la rende anche vulnerabile. I semi, infatti, sono minuscoli, simili a polvere, e possono germinare solo se entrano in contatto con un fungo specifico che fornisce loro le sostanze nutritive necessari richiedendo fino a 15 anni per lo sviluppo completo, di cui 12 solo per formare il rizoma attraverso cui tende a riprodursi per via vegetativa. Può sopravvivere per decenni e fiorisce soltanto quando le condizioni sono perfettamente favorevoli.
È considerata a minor rischio di estinzione dall’IUCN a livello globale anche perché in passato era molto più diffusa di oggi, tuttavia la specie è rigorosamente protetta in tutta Europa (Direttiva Habitat 92/43/CEE, Allegato II e IV) e tutelata dalla Convenzione di Washington (CITES) insieme a tutte le orchidaceae il cui commercio internazionale è regolamentato. Nei Parchi delle Alpi Cozie la scarpetta di Venere sopravvive in alcune stazioni ben conosciute e monitorate, dove fiorisce spettacolare ma discreta, simbolo della fragilità e della bellezza della natura alpina.
Il nome scientifico della scarpetta di Venere deriva da una radice greca e da una latina.
Il termine Cypripedium è formato dalle radici greche Cypris, uno degli attributi di Afrodite, e da pedilon che significava sandalo.
L’aggettivo calceolus invece è latino ed è il diminutivo di calceus, cioè scarpa, utilizzato per indicare una scarpetta o pantofola.
Da secoli, quindi, la forma elegante e seducente del fiore viene associata alla dea dell’amore, Afrodite per i Greci e Venere per gli antichi Romani.
In passato, la scarpetta di Venere era considerata una pianta magica, capace di portare fortuna e amore. Alcune leggende alpine narrano che il fiore nasca dalle orme lasciate da una ninfa in fuga, le cui scarpe dorate si trasformarono in orchidee al contatto con la terra. Queste storie, oggi, ricordano il legame profondo tra natura e immaginario popolare delle montagne.