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The reasons for an obligation: Artva, probe and shovel

Dec. 19, 2024
I motivi di un divieto
Un Ente Parco, come quello che gestisce le Aree Protette delle Alpi Cozie, adotta regolamenti, normative e ordinanze che possono limitare le attività umane sia ricreative, sia residenziali e produttive. Le istituzioni chiamate a tutelare ecosistemi di particolare pregio, infatti, hanno il compito di sperimentare sempre nuove forme di coesistenza degli esseri umani in un ambiente naturale ricco di biodiversità. L’obiettivo di questa rubrica è spiegare i motivi dei divieti, aiutando il pubblico a comprendere certe restrizioni volte a conservare un territorio in salute e fruibile nel rispetto delle esigenze di tutte le specie.

Per la sicurezza degli esseri umani

Tra le specie tutelate all’interno delle aree protette non bisogna dimenticare l’homo sapiens. Questa rubrica, che si occupa abitualmente di spiegare le limitazioni imposte alle attività umane per preservare l’ambiente, si concede una divagazione dedicata a un obbligo introdotto per motivi di sicurezza in situazioni di pericolo valanghe: quello di avere con sé Artva, pala e sonda su terreni innevati in tutto il territorio montuoso italiano, non solo nei parchi. I guardiaparco delle Aree Protette Alpi Cozie sono implicati direttamente sia nella prevenzione degli incidenti da valanga, sia nel sanzionare coloro che non rispettano gli obblighi di legge. Un’ottima occasione per capire come evitare inconvenienti alla propria incolumità o al proprio portafoglio.
Iniziamo allora ad analizzare cosa recita la legge citando il testo del Decreto legislativo n. 40 del 28 febbraio 2021, entrato in vigore il 1 gennaio 2022, a cui la Regione Piemonte si è adeguata con la Legge Regionale 32/2021. «I soggetti che praticano lo sci-alpinismo o lo sci fuoripista o le attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe, devono munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso».
In pratica è obbligatorio dotarsi sempre dei cosiddetti strumenti di autosoccorso su neve in montagna, pena incorrere in una multa tra i 100 e i 150 €.

La valanga: prevenire è meglio che multare

«Gran parte dei nostri guardiaparco – esordisce Patrick Stocco, agente di vigilanza delle Aree Protette Alpi Cozie – possiede la qualifica di Osservatore nivologico rilasciata dall’Associazione Italiana Neve e Valanghe (AINEVA). Questo perché dobbiamo garantire, in primis, la nostra sicurezza quando ci muoviamo su neve durante attività sul campo, monitoraggi e controlli. Ma è anche compito di un Ente Parco proteggere i propri fruitori, infatti effettuiamo settimanalmente un rilievo itinerante del manto nevoso in convenzione con Arpa Piemonte e AINEVA per fornire ai previsori le informazioni necessarie alla compilazione del bollettino valanghe. D’altronde i territori all’interno dei nostri Parchi sono molto soggetti a questo tipo di fenomeni. Dalle valanghe storiche di grandi dimensioni come quella del Beth che nel 1904 provocò la morte di 81 minatori, alle slavine più piccole che anche in anni recenti hanno coinvolto scialpinisti e alpinisti».
A livello preventivo il lavoro più prezioso dei guardiaparco è il presidio del territorio effettuato quotidianamente frequentando le montagne, registrando i fenomeni atmosferici e osservando tutte quelle variazioni di temperatura, circolazione dei venti e umidità che influiscono in maniera determinante sul pericolo di distacco di una valanga.
«Il nostro approccio con il pubblico – prosegue Stocco – è di collaborazione soprattutto a proposito di un tema così complesso, che riguarda la sicurezza delle persone. Siamo felici di mettere le nostre competenze e la nostra esperienza a servizio di chi frequenta la montagna. Invitiamo tutti, esperti e principianti, a chiederci informazioni e consigli. Ma al contempo chiediamo comprensione e rispetto quando ci troviamo ad applicare alcune restrizioni perché anche gli itinerari più battuti possono essere pericolosi in certe condizioni. Mi riferisco per esempio al fondovalle del Parco Naturale della Val Troncea, oppure ai percorsi da Balboutet a Pian dell’Alpe e da Pra Catinat al rifugio Selleries nel Parco Naturale Orsiera Rocciavré che possono essere chiusi dai comuni competenti in caso di forte pericolo valanghe. Oltretutto, molti dipendenti dell’Ente Parco sono anche tecnici del Soccorso Alpino e non sono sempre contenti di intervenire affrontando rischi significativi per recuperare lo sprovveduto di turno che non si è attenuto alle indicazioni».
Senza dimenticare, gli aspetti normativi come i regolamenti dei parchi che possono limitare l’escursionismo e lo scialpinismo su neve. Per esempio nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand è vietato uscire dai sentieri segnalati, mentre l’accesso nell’area a maggior pregio del Parco Naturale della Val Troncea è interdetto in inverno.
«Naturalmente, in caso di evidenti violazioni – conclude Stocco – siamo tenuti a sanzionare i comportamenti scorretti. Come nel febbraio del 2023 quando è stato emesso un verbale nei confronti di alcuni scialpinisti coinvolti da una valanga proprio nella zona della Val Troncea soggetta alle limitazioni. Un membro della comitiva è stato recuperato dall’elisoccorso e condotto in ospedale fortunatamente non in pericolo di vita, ma tutti si sono visti recapitare una multa per non aver rispettato le norme dell’area protetta. Lo stesso discorso vale per Artva, pala e sonda che sono obbligatori al di fuori dei percorsi classificati come pista. Per esempio le piste per sci nordico o ciaspole in Val Troncea».

L'autosoccorso: oltre gli obblighi di legge

Solo a questo punto del testo giungiamo a parlare del vero oggetto su cui verte l’articolo: la famigerata triade di Artva, pala e sonda. Come abbiamo visto sono diventati obbligatori per legge e spesso vengono chiamati strumenti salvavita, ma rimangono il rimedio estremo da usare soltanto in caso di incidente, quando tutte le strategie preventive non hanno funzionato e la fatalità ci ha messo lo zampino dal momento che la valanga rimane un fenomeno davvero imprevedibile.
«Al di là dell’obbligo introdotto per legge nel 2022 – esordisce Enrico Boetto, guardiaparco e tecnico del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese – avere con sé Artva, sonda e pala deve diventare un fatto culturale perché sono l’unica risorsa realmente efficace per trovare un sepolto in valanga. Tendenzialmente entro i primi 15 minuti dal travolgimento abbiamo il 90% delle possibilità di recuperare la persona ancora in vita se non è precedentemente deceduta a causa dei traumi riportati in fase di trascinamento all’interno della massa nevosa. Poi, tra i 15 e i 30 minuti, le probabilità crollano sotto il 50%. Si sottolinea quindi il concetto dell’autosoccorso da parte dei compagni di gita perché difficilmente l’elisoccorso e i soccorsi organizzati riusciranno a raggiungere il luogo dell’incidente entro queste tempistiche. Aggiungo l’ultimo aspetto che la legge non può contemplare: Artva, sonda e pala non sono strumenti facili da usare, soprattutto nella concitazione di un evento reale. Oltre ad averli con sé, occorre esercitarsi con grande frequenza per imparare a usarli alla perfezione».
Bisogna allora capire come funzionano.
«L’Artva – racconta con perizia Boetto – è l’acronimo di Apparecchio per la Ricerca del Travolto in Valanga. Si tratta di una piccola rice-trasmittente che emette un segnale radio. Ogni apparecchio è anche in grado di ricevere la frequenza di un altro Artva, indossato per esempio da un escursionista sepolto sotto la valanga, localizzandolo in base all’intensità delle onde captate. Senza entrare in aspetti troppo tecnici che vanno approfonditi attraverso appositi corsi, con l’Artva si localizza l’area in cui si trova il travolto, con la sonda lo si individua più precisamente sotto la neve e con la pala si scava per estrarlo. Un compito per nulla semplice e immediato che richiede costante addestramento per acquisire gli automatismi fondamentali in caso di emergenza reale quando occorre la massima prontezza e tempestività».
In conclusione, anche il soccorritore esperto pone l’accento sulla prevenzione.
«La giornata sulla neve – specifica Boetto – inizia prima di partire, a casa, quando si pianifica l’attività scegliendo l’itinerario, consultando i bollettini meteo e valanghe ed eventualmente chiedendo informazioni a un professionista della montagna: guardiaparco, rifugista o guida. In loco bisogna indossare correttamente l’Artva e controllare attentamente di avere la sonda e la pala nello zaino. In caso di emergenza attivare il Numero Unico delle Emergenze 112 e iniziare subito le manovre di autosoccorso. Al termine di una gita conclusa positivamente, prendere il tempo di esercitarsi con l’Artva prima di godersi il meritato riposo. E, soprattutto, fare di tutto per evitare che una splendida giornata in un meraviglioso contesto naturale non si trasformi in un incubo».