Common name: black grouse or capercaillie
Kingdom: Animalia
Phylum: Chordata
Subphylum: Vertebrata
Class: Aves
Order: Galliformes
Family: Phasianidae
Subfamily: Tetraoninae
Genus: Lyrurus
Scientific name: Lyrurus tetrix
Alpine arc and boreal regions where it prefers clearings, meadows, and open spaces at the edge of larch and Swiss pine forests. Although it is classified as Least Concern on the IUCN Red List, its population is decreasing at the alpine level.
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Parco naturale Gran Bosco di Salbertrand
Parco naturale Orsiera Rocciavrè
Parco naturale Val Troncea
ZSC Bardonecchia Val Fredda
ZSC Boscaglie di Tasso di Giaglione
ZSC Cima Fournier e Lago Nero
ZSC Col Basset
ZSC Gran Bosco di Salbertrand
ZSC Les Arnauds Punta Quattro Sorelle
ZSC Rocciamelone
ZSC Valle della Ripa
ZSC Valle Thuras
ZSC – ZPS Orsiera Rocciavrè
ZSC – ZPS Val Troncea
Classification:
Common name: black grouse or capercaillie
Kingdom: Animalia
Phylum: Chordata
Subphylum: Vertebrata
Class: Aves
Order: Galliformes
Family: Phasianidae
Subfamily: Tetraoninae
Genus: Lyrurus
Scientific name: Lyrurus tetrix
Habitat:
Alpine arc and boreal regions where it prefers clearings, meadows, and open spaces at the edge of larch and Swiss pine forests. Although it is classified as Least Concern on the IUCN Red List, its population is decreasing at the alpine level.
Il fagiano di monte, anche comunemente noto come gallo forcello (Lyrurus tetrix) è una delle specie che costituiscono la tipica fauna alpina. Il maschio adulto presenta piumaggio nero con riflessi blu metallici, ali bordate di bianco, coda profondamente forcuta “a lira” e caruncole rosse sopra gli occhi, che in primavera diventano particolarmente evidenti. La femmina, più piccola e dal piumaggio bruno-mimetico, si confonde con l’ambiente circostante e risulta meno appariscente.
Il fagiano di monte appartiene all’ordine dei galliformi e alla famiglia dei fasianidi presentando corporatura robusta e abitudini terricole che lo portano a prediligere gli spostamenti sul terreno grazie alle zampe forti, mentre le ali corte gli consentono brevi voli rapidi. Fa parte della sottofamiglia dei tetraonidi, insieme alla pernice bianca e al francolino di monte, che si distinguono da fagiani e quaglie per il migliore adattamento agli ambienti freddi e montani. In particolare grazie alle zampe ricoperte di piume e a una dieta più variegata con cui riesce a nutrirsi anche in inverno.
Questa specie frequenta praterie e pascoli d’alta quota, radure e margini di boschi di larice o pino cembro, dove trova alimenti e rifugio. In estate predilige gli ambienti aperti e soleggiati, in inverno si sposta in aree più riparate. A livello europeo è distribuito lungo l’arco alpino e in altre regioni boreali. Nelle Alpi Cozie il gallo forcello è presente in diversi comprensori, dove viene monitorato attraverso censimenti primaverili e osservazioni invernali. La sua presenza è considerata un indicatore della qualità degli habitat aperti alpini.
Con l’arrivo della primavera, quando la neve comincia a ritirarsi e la vegetazione riprende vita, i maschi di gallo forcello si radunano nelle arene nuziali chiamate lek. Questi spazi aperti, prati o radure poco innevate, vengono spesso utilizzati per generazioni: è come se i maschi trasmettessero di padre in figlio la tradizione di tornare sempre nello stesso luogo.
Nei lek, all’alba e nelle prime ore del mattino, ha luogo un vero e proprio spettacolo naturale. I maschi iniziano a confrontarsi con parate rituali: aprono le ali, gonfiano il piumaggio, mostrano la caratteristica coda a lira e l’accattivante caruncola rossa sopra gli occhi. Alternano movimenti aggressivi a fasi di immobilità, per poi esplodere in salti, voli brevi e rapidi giri su sé stessi, accompagnati da vocalizzazioni tipiche, che ricordano un miscuglio di gorgoglii e sibili.
Queste esibizioni non hanno solo la funzione di impressionare le femmine, ma servono anche a stabilire una gerarchia tra i maschi. Nei punti centrali del lek, i più forti e dominanti riescono a mantenere il controllo, mentre i più giovani o subordinati restano ai margini, osservando e tentando talvolta di inserirsi nei momenti favorevoli.
Le femmine, attratte dal clamore, si radunano attorno all’arena e osservano con attenzione. Sono loro ad avere l’ultima parola: scelgono il partner sulla base della vitalità, della bellezza del piumaggio e della qualità delle parate. Generalmente, solo pochi maschi, quelli più vigorosi e carismatici, riescono ad accoppiarsi con la maggioranza delle femmine.
Dopo l’accoppiamento, i maschi non partecipano alle cure parentali. Le femmine si allontanano per cercare un luogo riparato dove allestire il nido e portare avanti, da sole, la lunga e delicata fase della cova e della crescita dei piccoli. La femmina depone da 6 a 12 uova in un nido ben nascosto tra la vegetazione, spesso sotto arbusti dove si nasconde dai predatori anche grazie al suo piumaggio mimetico. La cova dura circa 25–27 giorni, quindi le schiuse avvengono in giugno, quando l’abbondanza di insetti offre cibo ricco di proteine ai piccoli che sono nidifughi, cioè nascono ricoperti di piumino e in grado di muoversi fin da subito. Infatti, già nelle prime ore seguono la madre alla ricerca di cibo che inizialmente è ricca di insetti, indispensabili per il rapido accrescimento. Durante le prime 2–3 settimane restano molto vulnerabili, con la madre che li difende e li guida, finché in estate inoltrata sono già in grado di compiere brevi voli, aumentando così le possibilità di sfuggire ai predatori e allontanarsi maggiormente dalla madre per cibarsi, iniziando progressivamente a integrare la dieta con bacche e vegetali. Entro la fine dell’estate (agosto–settembre) i giovani raggiungono quasi le dimensioni degli adulti, anche se il piumaggio definitivo e le caratteristiche sessuali secondarie (ad esempio la coda a lira nei maschi) si svilupperanno compiutamente solo più avanti. I giovani restano con la madre fino all’autunno finché, con l’arrivo dell’inverno, si disperdono unendosi spesso in piccoli gruppi di coetanei o integrandosi in branchi misti. Questo allontanamento favorisce la dispersione della specie e riduce la competizione tra consanguinei. La maturità sessuale viene raggiunta attorno al secondo anno di vita. I giovani maschi possono partecipare ai lek già dal primo anno, ma in genere non riescono a competere con i maschi più esperti e dominanti.
La dieta varia con le stagioni: bacche, semi e germogli nei mesi caldi, aghi e gemme di conifere in inverno. Proprio questo aspetto caratterizza un migliore adattamento dei tetraonidi agli ambienti di montagna perché consente loro di nutrirsi e accumulare energia anche nei periodi più freddi. I pulcini hanno invece bisogno di un apporto proteico elevato e si nutrono principalmente di insetti nelle prime settimane di vita.
Un aspetto curioso della biologia del gallo forcello è la sua capacità di scavare rifugi sotto la neve: veri e propri “igloo” che gli permettono di mantenere una temperatura più stabile e di ridurre la dispersione energetica nei mesi in cui il freddo è più intenso.
Questi rifugi vengono costruiti durante le nevicate quando i fagiani si lasciano ricoprire dai fiocchi con le ali aperte per creare una cavità nel manto nevoso e poi ulteriormente scavati utilizzando il becco e le zampe. Qui l’aria rimane intrappolata e si scalda grazie al calore corporeo dell’animale, creando un isolamento dall’esterno dove le temperature possono scendere abbondantemente anche per effetto del vento: una differenza fondamentale per la sopravvivenza.
Il fagiano di monte trascorre gran parte della giornata in questi rifugi, riducendo al minimo i movimenti per contenere il dispendio energetico e uscendo soprattutto al mattino e al tramonto per alimentarsi.
L’adattamento alla vita sotto la neve non è solo un comportamento curioso, ma rappresenta una strategia evolutiva cruciale: senza questa capacità, la specie non potrebbe affrontare i rigidi inverni delle Alpi.
Il fagiano di monte è oggi in diminuzione in gran parte delle Alpi a causa della perdita di habitat, del rimboschimento delle praterie alpine, del cambiamento climatico e del disturbo antropico. Particolarmente rilevante è l’aumento delle temperature e la diminuzione delle nevicate che impediscono ai galli forcelli di costruire l’igloo lasciandoli maggiormente esposti alle intemperie e ai predatori.
Molto significativo anche l’impatto del turismo invernale: sciatori, snowboarder ed escursionisti con le ciaspole possono disturbare gli animali nei loro rifugi sotto la neve o distruggerli costringendo i tetraonidi a consumare preziose riserve energetiche. Gli impianti di risalita e le piste frammentano inoltre gli habitat e possono interferire con i tradizionali siti di lek.
Per questo motivo il fagiano di monte è tutelato dalla Direttiva Uccelli a livello europeo e in numerose aree alpine vengono istituite zone a maggior tutela dove in inverno è vietato l’accesso allo scopo di limitarne il disturbo. Nei Parchi delle Alpi Cozie sono attivi progetti di monitoraggio, gestione dei pascoli e sensibilizzazione dei visitatori.
Insights:
Monitoring of the "Typical Alpine Fauna" in the Protected Areas of Piedmont - XIX Italian Ornithology Congress - Turin, 2017
Census of Alpine Galliformes 2018 (3 MB) - Luca Maurino