Ultimo aggiornamento: Jan. 16, 2024
La Certosa di Montebenedetto riveste un particolare interesse nell'ambito della storia certosina e più largamente nella storia delle strutture monastiche alpine.
Appartiene infatti al gruppo delle più antiche fondazioni dell'ordine certosino in Italia ma, a differenza di altre certose è stata abbandonata in età ancora bassomedievale e non ha quindi subito le variazioni organizzative e planimetriche che hanno caratterizzato le altre certose all'epoca della Controriforma.
È quindi possibile attingere importanti e rare informazioni circa l'organizzazione delle strutture cenobitiche e produttive caratterizzanti la fase iniziale e medievale dell'ordine che, in questa realtà potrebbero essere presenti intatte e in larga misura sotto la profonda coltre di detriti trasportati durante la piena che nel 1473 distrusse la certosa, mentre altrove tali tracce non sono più reperibili in quanto sepolte sotto nuove strutture.
Nel suo complesso la certosa è vissuta approssimativamente dal 1198-1200, epoca in cui si insediarono i certosini provenienti dalla Losa, al 1473 quando fu distrutta dall'alluvione.
Quanto resta dell'attuale certosa è pertanto la struttura "congelata" nel tempo di una costruzione della metà del XV secolo, anche se certamente sono stati attuati su di essa, rimaneggiamenti e opere edilizie aggiunte, tipo il lungo ed alto porticato nella parte sud della manica di fronte alla chiesa ed il piccolo fabbricato appoggiato alla parete nord della stessa.
Come già spiegato, secondo la tipologia certosina, la casa alta era accompagnata dalla correria o casa bassa i cui resti nel caso di Montebenedetto, sono ben visibili a valle della chiesa lungo il percorso della mulattiera (strada antica) che parte da Villar Focchiardo; l'attuale collocazione è stata dovuta ad un importante evento franoso conseguente all'infiltrazione di acque sotterranee che trasportò la costruzione circa 50 m più a valle dell'ubicazione originale. Rimase in piedi, semi affondata e notevolmente inclinata solo la sua chiesa, mentre i fabbricati che le facevano corona andarono completamente distrutti; rimane parzialmente visibile oltre la correria un piccolo edificio abitato probabilmente dal converso posto a guardia della via di accesso alla certosa.
Il perno di ogni complesso certosino era dunque la chiesa. Le severe regole Certosine imponevano infatti che nel luogo prescelto per edificare un nuovo complesso abbaziale, doveva essere edificata a priori la "Casa di Dio" dove giornalmente si celebrava la messa.
La chiesa di Montebenedetto risente degli stili, comuni e coevi alla nascita del movimento di S. Bruno, delle congregazioni di Chalais, di Citeaux e di Grandmont che avevano abbracciato gli ideali di povertà e di semplicità nell'ambito della riforma ecclesiastica del XII secolo e conservava queste caratteristiche anche alla metà del XV secolo.
Nel caso di Montebenedetto la chiesa è l'unico manufatto del complesso certosino che si è mantenuto interamente. Essa misura 23,70 x 6,90, è illuminata da tre finestre per lato, a profonda strombatura ed arco a pieno sesto con misura di 1,85 per 0,85 m all'esterno. Il presbiterio ha l'abside piatta, caratteristica di tutte le certose, orientata a levante e più stretta della navata (5,78 m); la volta a botte a pieno sesto ha un'altezza di 10 m; lo spessore dei muri è di 1,60 m.; sul lato sinistro dell'altare in pietra si accede alla sacrestia tramite una porta che attraversa un muro di 2 m. di spessore all'interno del quale è stata ricavata una scala elicoidale che permette l'accesso al sottotetto.
Nella facciata si aprono una finestra romanica e una massiccia porta con gli stipiti in blocchi di pietra e un monolito per architrave; in origine l'ingresso era sovrastato da un portico la cui esistenza è comprovata dalla presenza delle mensole a rostro.
Originariamente nelle pareti nord e sud si aprivano l'una di fronte all'altra due porte poste a circa 11,70 m dalla facciata quindi a metà chiesa. Secondo gli usi certosini i monaci non accedevano al coro tramite la porta di facciata che rivestiva poca importanza (tanto che alla certosa di Banda non era neanche presente). In particolare a Montebenedetto l'ingresso dei monaci avveniva dal lato nord che comunicava con il chiostro grande. La porta sud non poteva comunque essere utilizzata dai conversi in quanto, per la sua ubicazione, dava anch'essa accesso al coro dei padri che come già specificato, era tassativamente separato tramite un divisorio trasversale ligneo, da quello dei conversi. Questa porta permetteva l'accesso al capitolo posto come d'uso nel piccolo chiostro; attualmente è possibile riconoscere il capitolo, (le cui dimensioni dovevano essere all'incirca di 7 x 5 m), in quella che viene chiamata "cappella cimiteriale" contro il lato sud della chiesa, della quale restano la parete di fondo interrata (aperta da una monofora romanica), i ruderi del muro sud e le tracce dell'immorsatura nel fianco della chiesa.
All'interno della chiesa è visibile sulla parete sud, quasi all'angolo della facciata, un'altra porta di circa 2,20 x 1 m sopraelevata all'interno rispetto al pavimento di 0,50 m (erano sicuramente presenti un paio di gradini); era la porta tramite la quale i conversi accedevano al loro coro. La porta dei conversi conferma la posizione lungo il fianco sud della chiesa del piccolo chiostro (la cui copertura è ancora denunciata dai rostri in pietra), sul quale doveva affacciarsi anche il refettorio.
Punto focale di ogni certosa era il passaggio fra il chiostro grande e la chiesa. I monaci di Monte Benedetto risolsero il problema erigendo un portico sulla facciata nord della chiesa di cui rimangono ancora le mensole.
Per quanto concerne il chiostro grande, l'ubicazione delle celle si trovava sicuramente attorno all'area est della chiesa e sul lato nord; ci sono invece incertezze sul lato sud dove la distruzione ad opera della piena fu pressoché totale.
Il numero delle celle poteva essere superiore a tredici prevedendo in certi periodi un soprannumero di monaci. Per quanto concerne le strutture che attualmente vengono classificate come celle, risulta evidente che sono solo parte di esse, in quanto le esigue dimensioni di circa 5x4 m non sarebbero state sufficienti al monaco per espletare i normali compiti quotidiani, cui era chiamato per regola. Si tratta quindi con tutta probabilità di resti di edifici più articolati realizzati in pietra e legno con piano terra e primo piano che precorrevano le tipologie costruttive che divennero comuni in tutte le certose edificate dal 1300 al 1600.
L'intero complesso della casa alta era circondato da un muro di cinta a tratti ancora visibile nella parte nord-ovest; resti sono invece presenti a monte del pianoro sul lato sud del complesso.