Petroglifi nei Parchi Alpi Cozie

incisioni rupestrival chisone

Nella regione delle Alpi Occidentali italiane, le incisioni rupestri delle Valli pinerolesi (Val Pellice, Val Risagliardo, Val Germanasca e Val Chisone) rappresentano il più vasto comprensorio attualmente noto. Le incisioni rupestri di queste valli (dette anche “petroglifi”) furono scolpite su rocce giacenti sui fianchi e sulle dorsali delle valli, per lo più ad altitudine variabile da 700 a 2.000 m s.l.m.
Queste rocce sono tante tessere di un mosaico che avvicina noi contemporanei a chi ci ha preceduto nel percorso di civiltà di qualche millennio e che, pur senza lasciare documenti scritti, attraverso questi relitti archeologici, ci comunica con immediatezza la propria presenza.

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Peiro d’ la cru’
Pietra delle Croci è il significato del nome di questo importante complesso di incisioni rupestri, senz’altro il più grande e vario tra quelli noti nel Pinerolese, portato alla luce dai ricercatori del Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo nel 1964. Il roccione è situato a quota 1330 m s.l.m. ed è costituito da tre grandi terrazze che degradano verso il fondovalle, di cui ogni livello presenta raggruppamenti di incisioni tipologicamente uniformi, figure umane, croci e ruote solari. Particolarmente interessante è la cosiddetta scena nuziale raffigurata su un masso poco lontano, nei pressi di una vecchia cava di lose (lastre di pietra): due figure umane congiunte e contrapposte giacciono all’interno di un rozzo quadrilatero, accompagnato da un simbolo solare formato da una serie di piccole coppelle.
Purtroppo le incisioni sono state in gran parte distrutte da vandali, ma il calco degli originali è custodito presso il Museo di Arte Preistorica di Pinerolo.
Accesso: salendo da Roure sulla sinistra orografica del Chisone, si giunge per una carrozzabile alla borgata di Gran Faetto ricca, come dice il nome, di boschi di faggi. Lasciate ad Est le ultime case si percorre la mulattiera che saliva alle cave di talco della Roussa e poi al Colle della Roussa; dopo circa mezz’ora si raggiunge il complesso di incisioni; si può anche salire in auto lungo la strada sterrata che sale a Prato del Colle, per poi discendere a piedi lungo il sentiero che si diparte a destra, all’altezza di una selletta, immediatamente dopo un masso che costeggia la strada e che reca anch’esso tracce di incisioni (croci e coppelle).

Crò do lairi

La roccia (un calcescisto vagamente quadrangolare) si presenta come un lastrone spesso circa 30 cm. ed appoggiato sul terreno in leggero declivio ed ha dimensioni di m 3,50 x 2,80; l’asse maggiore è orientato Nord-Sud, mentre la maggioranza delle coppelle sono orientate Est-Ovest. Il nome significa letteralmente: fossa dei ladri, ma nel linguaggio locale non è stato finora possibile appurare il perché di questo toponimo. Le coppelle, circa un’ottantina, variano di dimensioni da pochi centimetri fino a 20 di diametro e sono per lo più collegate tra di loro da canaletti convoglianti in tre grandi coppelle profonde fino a 10 cm. che a loro volta deversano in un’altra coppella assai più grande. La datazione non è certa. Qualcuno stima la sua collocazione tra il Neolitico (Età della pietra levigata), l’Età del Bronzo e la prima Età del Ferro altri la attribuiscono a pastori del Novecento!
Accesso: dalla S.P. 172 si imbocca il sentiero GTA 335 e lo si percorre per 20 minuti giungendo ad una deviazione (segnali blu) che porta a sinistra, quasi in piano uscendo dal bosco; da qui in altri 10 minuti circa si raggiunge un piccolo pianoro dove si trova il masso ad una quota di circa m 2000 s.l.m.

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