last update: 16/02/2022

Il Dinamitificio Nobel di Avigliana e la sua storia

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Straordinario esempio di archeologia industriale di primo Novecento, il Dinamitificio Nobel fu costruito nel 1873 in un'area boschiva sita a est della palude dei Mareschi, in una zona collinare posta ai margini del centro abitato di Avigliana, area attualmente tutelata dal Parco naturale dei Laghi di Avigliana.

Fu il primo dinamitificio italiano fondato dalla Società Centrale di Dinamite di Amburgo (Società Alfred Nobel), il terzo al mondo dopo quelli di Repubblica Ceca e Francia.

La morfologia era favorevole per la presenza dell'acqua fornita dai due laghi e per la protezione del centro abitato da eventuali esplosioni fornito dalla zona circostante collinare; la presenza della ferrovia Torino Modane e del neonato traforo del Frejus, inaugurato nel 1871, garantivano gli scambi commerciali con la Francia e il resto d'Europa.

Fornito di energia elettrica e di ferrovia interna collegata con la stazione di Avigliana, era dotato di laboratorio chimico.  L'iniziale produzione di dinamite per esclusivi usi civili, si trasformò successivamente per rispondere alle esigenze belliche. Si fabbricava nitroglicerina (fortemente instabile), dinamite (nitroglicerina mescolata a sostanze inerti o attive capaci di ritenerla, per facilitarne il trasporto e la conservazione), gelatine esplosive, fulmicotone (anche detto nitrocellulosa o cotone fulminante) e, a partire dal 1892, anche la balistite (composto esplosivo senza fumo brevettato dallo stesso Nobel).

Lo stabilimento si presentava come un insieme di fabbricati sparsi su un'ampia superficie, separati da terrapieni. Gli edifici erano baracche costruite in legno, materiale di facile reperibilità e leggero, così che le eventuali e frequenti esplosioni potessero causare danni inferiori a livello economico (per la ricostruzione) e  meno devastanti.

Oltre agli esplosivi, per garantire l'impiego di tutti i sottoprodotti delle lavorazioni principali, a fine '800 l'azienda iniziò a produrre concimi chimici.

Durante la Prima Guerra Mondiale il dinamitificio ricevette imponenti commesse e si ampliò, ma terminata la guerra si trovò ad affrontare una situazione di crisi e si convertì alla produzione di seta sintetica e vernici pigmentate a base di cellulosa (sfruttandone le potenzialità ben diverse da quelle esplosive!).

Nel 1925 la Società Anonima Dinamite Nobel venne acquisita dalla Montecatini, la più grande industria chimica italiana. In particolare, in questo stabilimento, su brevetto dell'americana Dupont, prese avvio la produzione di vernici Duco.

Con la Seconda Guerra Mondiale e l'avvio della politica autarchica si cercarono nuove soluzioni per l'utilizzo dei prodotti nazionali: ad Avigliana si iniziò a produrre un nuovo micidiale esplosivo: il T4. Lo stabilimento fu teatro di bombardamenti e azioni partigiane.

Nel secondo dopoguerra proseguì ad Avigliana la produzione di dinamite e vernici. Lo stabilimento si adeguò alle nuove norme di sicurezza, vennero costruite nuove strutture in cemento armato, camere a scoppio, gallerie e edifici seminterrati che possiamo vedere ancora oggi. Nel 1946 un personaggio illustre iniziò a lavorare nella fabbrica di vernici Duco Montecatini di Avigliana: era Primo Levi, chimico torinese, reduce dal campo di sterminio di Auschwitz

La fabbrica chiuse definitivamente i propri battenti negli anni Sessanta.

Nel 2002 è stato allestito, a cura dell'Associazione Amici di Avigliana, il Museo Dinamitificio Nobel, che si configura come un tassello della memoria collettiva del territorio non solo aviglianese e testimonia le trasformazioni sociali e produttive avvenute negli anni.