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Traccia di lupo su neve - foto di Simone Bobbio per Archivio Parchi Alpi Cozie

Come si contano i lupi? Scopriamolo seguendo una ordinaria giornata di ricerca sul campo

Ente Parchi Alpi Cozie

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La giornata non promette bene. Durante la notte sono caduti 10 cm di neve fresca che coprono tutto ma, parafrasando Forrest Gump, il monitoraggio del lupo è un po’ come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa aspettarti. Nell’autunno 2020, infatti, ha preso avvio il primo campionamento della specie lupo mai effettuato a livello nazionale che, sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ha l’obiettivo di produrre una stima aggiornata della distribuzione e della consistenza del predatore in Italia. Basandosi su protocolli operativi omogenei studiati dagli esperti di ISPRA e da un pool di ricercatori universitari, entro marzo del 2021 i partner del progetto Life WolfAlps EU di cui fanno parte anche le Aree Protette delle Alpi Cozie, saranno operativi per raccogliere tracce e segni di presenza del lupo che porteranno a stimarne il numero e la distribuzione per rendere più efficaci ed efficienti le azioni di convivenza tra il carnivoro e le attività umane, prevalentemente la pastorizia, che si svolgono nei territori in cui verranno individuati i branchi stabili.

Nonostante le condizioni meteorologiche poco propizie, i due guardiaparco delle Aree Protette delle Alpi Cozie, Elisa e Massimo, partono a piedi per percorrere il transetto che è stato assegnato loro oggi. Le azioni di monitoraggio prevedono infatti di perlustrare percorsi prestabiliti e geo-referenziati, i transetti appunto, secondo un calendario fisso perché, nella stessa giornata, diversi itinerari di un territorio vengono coperti contemporaneamente per avere maggiore contezza sul numero di branchi e sulla loro composizione. Il lupo è infatti una specie molto mobile, che in breve tempo si sposta lungo ampie porzioni di montagna con il rischio di confondere chi ne segue le tracce, se l’attività non viene svolta in maniera continuativa e meticolosa. Oggi, oltre a Elisa e Massimo, anche i Carabinieri Forestali saranno impegnati a “battere” un transetto sul versante opposto della valle.

La neve è solitamente un grande aiuto nell’individuazione delle tracce perché consente di vedere più facilmente le impronte al suolo e di seguire il percorso dei lupi alla ricerca della testimonianza più preziosa che lasciano alle loro spalle: gli escrementi, anche dette fatte, che quando raccolte tempestivamente, grazie alla tecnologia genetica, consentono di risalire ai singoli individui che le hanno, per l’appunto, fatte. Questa volta, però, i grandi fiocchi umidi caduti nella notte saranno un ostacolo, ma Elisa e Massimo già sanno come rendere comunque proficua la giornata.

Ieri, percorrendo un transetto attiguo a quello odierno, hanno individuato e seguito una pista che conduceva all’area assegnata oggi. Si trattava quasi sicuramente di tre lupi che camminavano in fila indiana più uno che si muoveva con maggiore autonomia, allontanandosi e poi ricongiungendosi al percorso del branco. Probabilmente un giovane che si accinge ad andare in dispersione, cioè a lasciare la famiglia di origine per migrare alla ricerca di un partner con cui costituire un nuovo nucleo.

L’obiettivo di oggi non è quindi seguire le tracce, ma andare a piazzare una fototrappola in un punto significativo, individuato durante le perlustrazioni precedenti. A piedi occorre percorrere il transetto, raggiungere le vecchie impronte di lupo e poi seguirle a ritroso lungo un versante particolarmente impervio che scende, attraverso alcune balze rocciose, fino al fiume che i lupi hanno guadato dopo aver attraversato la strada statale. Proprio qui, appena prima di abbassarsi sul corso d’acqua, un ripido canale di erba e neve che si incunea tra due pareti di roccia è stato percorso in salita dai lupi verso i boschi più in quota. Rappresenta un passaggio obbligato tra i due versanti della valle dove è opportuno installare una fototrappola che, giorno e notte, scatterà video e fotografie ogni volta che il suo sensore percepirà un movimento o un passaggio. Tra una decina di giorni, Elisa e Massimo torneranno per prelevare la scheda di memoria e controllare se avrà registrato testimonianze interessanti, in grado per esempio di confermare la composizione del branco, per il momento soltanto stimata a partire dalle orme.

Attività di monitoraggio invernale 2020/2021: marcatura del territorio del lupo, predazione lupo su cervo, rilievo GPS durante monitoraggio (foto archivio Parchi Alpi Cozie di Simona Molino e Simone Bobbio)

Poi, improvvisamente arriva una telefonata. Nella valle a fianco, quella verso cui procedevano le impronte del branco, è stata osservata una carcassa di cervo a bordo strada. Sembra trattarsi di una predazione. A passo sostenuto si torna all’autovettura del Parco, poi ci si trasferisce nel punto dell’avvistamento. Si tratta proprio di un cervo maschio, probabilmente investito da un automezzo e sbalzato a lato della carrozzabile, ai piedi della massicciata della ferrovia che in quel punto corre parallela. È stato in parte ricoperto dalla neve caduta di notte, ma i lupi ne hanno sentito l’odore e sono arrivati per cibarsene. Le loro impronte sono fresche e inequivocabili: Elisa e Massimo non ci pensano due volte, accendono il GPS e iniziano a seguirle a piedi. Le orme più evidenti sono quelle in allontanamento dal cervo, che si dividono in tre percorsi per poi ricongiungersi alcune centinaia di metri oltre. Lungo questo tratto si individua un frammento di osso, probabilmente lo sterno del cervo, e una cuccia nella neve, cioè un avvallamento a forma ovale dove il lupo si è sdraiato per riposarsi.

Poi le orme si inoltrano in un tratto di bosco molto fitto e iniziano a seguire un andamento contorto: Elisa e Massimo capiscono che i lupi non sono distanti e camminano in questo modo per depistare chi li sta seguendo. Meglio lasciarli tranquilli per non costringerli a un eccessivo dispendio di energia, proprio nella stagione invernale, quella più delicata per la sopravvivenza. Si torna alla strada per decidere cosa fare della carcassa di cervo. Lasciarla in quella posizione rappresenta un pericolo per i lupi poiché, nel caso tornassero a consumare il resto della carne, rischierebbero di essere investiti dal treno o dalle autovetture. Allo stesso tempo, la presenza di un branco di lupi a bordo strada sarebbe un rischio per la viabilità e per gli automobilisti. A questo punto si può procedere in due modi: il tecnico del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino suggerisce di rimuovere la carcassa e smaltirla come rifiuto speciale, mentre i guardiaparco vorrebbero spostarla qualche centinaio di metri in un luogo più sicuro per poterle puntare una fototrappola con cui “catturare” il branco nel caso dovesse tornare a cibarsi, risparmiando sul costo dello smaltimento. Anche i Carabinieri Forestali sono favorevoli all’utilizzo del cervo per scopi scientifici. Serve ancora il parere del veterinario della Asl To3: la carcassa lasciata nel bosco non rappresenta un rischio sanitario o di inquinamento del terreno circostante. Il cervo, quindi, potrà continuare ad essere fonte di alimentazione per i lupi che così non dovranno cacciare un altro animale e diventerà l’ennesimo strumento utilizzato per cercare tracce del predatore schivo.

Finalmente per Elisa e Massimo viene il momento di tornare in ufficio presso la sede del Parco dove inizierà il lavoro di sistematizzazione dei dati raccolti nell’arco della giornata. Archiviando le osservazioni effettuate, catalogando reperti e scaricando immagini e tracce GPS si otterrà una griglia di dati che verranno incrociati con i risultati delle analisi genetiche sulle fatte raccolte e sui tamponi effettuati in occasione delle predazioni. Resta infatti un giallo da dipanare: le tracce individuate il giorno prima sul transetto mostravano la probabile presenza di quattro lupi, mentre le impronte intorno alla carcassa del cervo appartenevano soltanto a tre individui.

Nel frattempo, a breve distanza, un lupo è stato investito in autostrada. Era il giovane in dispersione dal branco oppure un individuo proveniente da un altro gruppo famigliare? Soltanto le analisi genetiche potranno dirlo, ma Elisa e Massimo non devono trascurare alcun elemento come dei veri e propri detective.
In attesa di una nuova giornata tra le montagne, con le sorprese che il lupo e l’ambiente naturale sapranno regalare, ma con l’obiettivo di svolgere un fondamentale incarico scientifico finalizzato a ottenere una stima precisa sui numeri e sulla distribuzione territoriale dei branchi entro l’estate prossima, in modo da prevenire gli attacchi e difendere con efficacia le greggi durante la stagione della monticazione.

Allegato: LWAEU_Monitoraggio2020_2021_30122020.pdf

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