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Photo credit Bruno Usseglio

Salire al Monte Orsiera a fine '800

Orsiera Rocciavré

ricerche storicheorsiera

Dalle ricerche storiche del guardiaparco Bruno Usseglio

Chissà se l’autore dell’interessante resoconto dell’ascesa avvenuta il 4 giugno 1893 al monte Orsiera era consapevole di quante e preziose notizie ci ha regalato per poter ricostruire oggi alcune dinamiche che hanno un risvolto non solo alpinistico, ma anche economico. Partiamo dalla descrizione. L’avvocato Giuseppe Bossola, G. Zucchi e Antonio Chiavero partono da Bussoleno in piena notte. Raggiunte alle 4,50 le grangie di Balmerotto, i tre proseguono la salita su un nevaio ripido e duro che li costringe, per poter continuare la loro ascensione, a intagliare degli scalini nella neve. Alle 8,05 sono comunque in cima alla Rocca Nera. Dopo una breve sosta, legati, proseguono: «Prima per neve buona, indi causa l’avanzarsi della giornata per neve molle in cui si affondava talvolta fino alla cintola, giungemmo dopo questa faticosa marcia che richiese tutta la nostra costanza per proseguire, ai piedi del canalone che conduce alla depressione tra le due punte dell’Orsiera. Le discrete condizioni della neve di cui esso è ripieno ci compensarono in parte delle fatiche fino allora sostenute: lo percorremmo in tre quarti d’ora, indi la brevissima scalata di rocce a destra della depressione ci portò finalmente al segnale trigonometrico della punta nord dell’Orsiera (2.878 m.) alle 12,25. Il sole splendido, che si era sempre mantenuto fedele compagno nella nostra ascensione, ci illuminava un vastissimo panorama da tutti i lati. Alle 1,45, dopo aver deposti i biglietti, discendiamo alla depressione». Rientrano a Bussoleno alle 19,30.

Questo testo ci racconta innanzitutto che i tre non temevano la fatica a cui evidentemente erano avvezzi. Bussoleno si trova a poco più di 400 metri di quota sul fondovalle della Dora, per un dislivello complessivo di salita di oltre 2.500 metri fatto in un giorno. Perché poi Bussoleno come luogo di partenza e di arrivo? In quei decenni, per il sempre più importante movimento alpinistico, non era di secondaria importanza disporre di una ferrovia che poteva, con poca fatica, portare direttamente nel cuore di un comprensorio alpino; ferrovia che attraversava la Val Susa e che, sull’altro versante, raggiungeva prima Pinerolo e poi Perosa Argentina. Così per gli alpinisti torinesi risultava particolarmente comodo e apprezzato utilizzare questo mezzo di trasporto per poter effettuare, come si evidenzia dalla successione temporale dell’escursione, nell’arco di una giornata, una conquista di una vetta. Per quei decenni, dunque, il collegamento ferroviario con la vecchia capitale sabauda si dimostrò propedeutico per far conoscere e salire le montagne delle Alpi Cozie facendo emergere il valore economico che infrastrutture simili potevano portare a un territorio che proprio in quel periodo si stava affacciando al turismo.

Per saperne di più: Rivista mensile Club Alpino Italiano, 1893.

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