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Photo credit Bruno Usseglio

Paesaggi antichi di Pracatinat

Orsiera Rocciavré

ricerca storicaprà catinat

Dalle ricerche storiche del guardiparco Bruno Usseglio

Una suggestiva porta di accesso al Parco naturale dell’Orsiera-Rocciavrè sul lato della val Chisone è senza ombra di dubbio quella che da Fenestrelle raggiunge la località di Pracatinat. Qui si ha una bella veduta sul forte sabaudo di Fenestrelle. Queste fortificazioni militari precedono di poco il pianoro dove il generale francese Catinat aveva posto il suo campo alla fine del Seicento, da qui deriva il toponimo Pracatinat (Prato-di-Catinat). Disponiamo di alcuni interessanti resoconti ottocenteschi che ci descrivono il luogo. Il primo che citiamo è stato scritto dal Lazzarini: «Tentare di riprodurre con parole la gradevole sorpresa che si porta, allorché dopo aver salito parte di quella costa fra le ombre di un folto bosco, si giunge d’improvviso in sul margine di quella vasta plaga illuminata dal sole, è cosa ch’io reputo impossibile. La vista n’è veramente meravigliosa per la vivacità e freschezza della sua verzura, per l’infinita varietà delle sue piante, e dei suoi fiori dalle vaghe e smaglianti tinte».

Il secondo è di Amedeo Bert che, a proposito di Pracatinat, scrive: «Su quell’altipiano distendesi infatti, un’immensa prateria alpina, coperta da miriadi di lussurianti e fragranti fiori, tali da farla apparire un infinito, varioseminato signorile parterre, e non un semplice profumato pascolo alpestre. Vi ondeggiavano, come flutti del mare che seguonsi l’uno l’altro, dei tappeti semoventi di ogni colore e di ogni famiglia botanica, e crocchi di fanciullette ne facevano dei mazzi, di cui empivano le loro piccole ceste, ne intrecciavano corone, o ne ornavano i capelli e le testine infantili, mentre altri fanciulletti correvano appresso le farfalle, con bianche reti avvinte in cima di lunghi bastoncini, ed eranvi grida e canti e risate da farvi tutti ringiovanire. Trovavansi, infatti, riunite colassù, alcune famiglie di Pinerolo, venutevi per godersi l’aria pura dei monti e l’incantevole spettacolo che da quelle alte cime, si affaccia a voi. Intanto, cominciavano alcuni falciatori a far sentire più in sù, il particolare stridore delle falci che segano l’erba, e cadevano, sotto i loro sonori e misurati colpi, gli steli delle piante coi più belli ed odoranti fiori, mentre pure udivasi il tintinnio delle greggi, che ponevansi in cammino, verso sera, per tornare all’amato ovile».

Oggi la località è arricchita da una rigogliosa fontana che recupera l’acqua di una sorgente. Secondo la tradizione, la sorgente è opera di un toro che, a causa della sua irascibilità, arava con le corna il prato finché non urtò una pietra da cui fuoriuscì abbondante acqua.

Per saperne di più: C.F. Lazzarini, Escursione nelle Alpi Cozie dal prato di Catinat al colle dell’Assietta, Tipografia Lobetti-Bodoni, Pinerolo 1869. A. Bert, Nelle Alpi Cozie – gite e ricordi di un bisnonno, Tipografia Alpina, Torre Pellice 1884.

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