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Monitoraggio lupo con fototrappola, frammento video d'archivio (di M. Rosso - Parchi Alpi Cozie)

Ibridazione: il “biondo” della Valle di Susa impone una nuova sfida

Ente Parchi Alpi Cozie

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Dopo un primo testo di carattere introduttivo pubblicato lo scorso 20 agosto - "Ibridazione tra lupo e cane: tema che minaccia l’integrità del patrimonio genetico del lupo" - proseguiamo l’approfondimento sul tema dell’ibridazione tra cane e lupo con un articolo specifico dedicato alla situazione nei territori dei Parchi delle Alpi Cozie.

Il “biondo” della Valle di Susa

A gennaio 2020, una fototrappola posizionata dai guardiaparco sulla destra orografica della bassa Valle di Susa aveva ripreso un lupo con una colorazione del manto molto chiara. Le immagini scattate mostravano il “Biondo” – questo il soprannome che avrebbe ricevuto nei mesi a seguire – ben inserito nel branco, probabilmente anche con il ruolo di alfa (membro della coppia riproduttiva), ma con caratteristiche fenotipiche e morfologiche che inducevano a ritenerlo un ibrido.

Consapevole dei propri compiti di informazione e trasparenza verso i cittadini e il territorio, l’Ente Parco aveva diramato un comunicato stampa illustrativo della novità.

Occorrevano ulteriori prove, puntualmente ottenute durante il monitoraggio 2020/2021 del lupo, quando l’analisi genetica di alcune fatte raccolte in zona hanno confermato la presenza di un ibrido, cioè di un individuo che ha avuto un cane domestico tra i propri genitori o nonni. Non si può, ovviamente, attribuire con certezza le fatte di ibrido al lupo dal manto chiaro ma il principale indiziato è lui.

Sin dalla comparsa del Biondo nelle immagini della fototrappola nel 2020, l'ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie aveva effettuato le opportune segnalazioni all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con cui è iniziato un percorso coordinato di analisi e studio perché, come abbiamo visto nell’articolo precedente, l’ibridazione tra cane e lupo è considerata la principale minaccia alla conservazione della specie selvatica. In seguito ai risultati genetici che certificano la presenza di un incrocio in Valle di Susa, i Parchi delle Alpi Cozie, la Città Metropolitana e la Regione Piemonte con il contributo del progetto LIFE WolfAlps EU hanno presentato a ISPRA la richiesta per la cattura del Biondo in modo da accertarne a tutti gli effetti il DNA.

Una sfida nuova

La ricerca e la gestione degli ibridi sono un ambito ancora da approfondire, che ha posto gli enti coinvolti di fronte a decisioni e scelte inedite. Il lupo, in Italia, è una specie protetta, tutelata anche da norme dell’Unione Europea, oltre che un bene immateriale patrimonio indisponibile dello Stato come tutta la fauna selvatica. Ma l’incrocio tra animali selvatici e domestici, anche da un punto di vista legislativo, presenta una situazione spuria non facilmente inquadrabile nelle attuali normative.

In generale, per verificare che un lupo sia realmente un ibrido occorre catturarlo e prelevarne un campione di DNA da analizzare. Se il suo patrimonio genetico è riconducibile con certezza al selvatico, occorre liberarlo più rapidamente possibile e riconsegnarlo alla sua vita precedente. Se, invece, contiene tracce di cane da due generazioni al massimo, bisogna impedirgli di trasmetterlo in tre modi: tramite eutanasia, infertilizzazione o cattivazione.

Nella richiesta di cattura del Biondo avanzata dai Parchi delle Alpi Cozie, Città Metropolitana di Torino e Regione Piemonte all’ISPRA, si è scelto di escluderne la soppressione nel caso si appurasse che è un ibrido. Si dovrà quindi procedere con l’infertilizzazione tramite l’interruzione della continuità delle vie genitali: la tecnica meno invasiva che comporta una minore sofferenza e non altera l’equilibrio ormonale dell’animale consentendogli, se possibile, di tornare a vivere nel proprio territorio mantenendo i rapporti gerarchici e sociali all’interno del branco. Operazioni delicate che saranno garantite dall’alta specializzazione dei veterinari del CANC (Centro animali non convenzionali) dell’Università di Grugliasco, partner indispensabili dell’intera operazione.

L’eventuale liberazione verrebbe accompagnata dall’installazione di un radiocollare per approfondire la conoscenza scientifica dei comportamenti dell’individuo. Se, invece, dovessero presentarsi delle complicazioni che ne impedissero la liberazione, il Biondo verrebbe condotto in un centro faunistico per consentirgli di proseguire dignitosamente la propria vita in cattività.

Questo è il progetto scritto sulla carta che, però, non tiene conto dell’aspetto più complesso e aleatorio, cioè la cattura del presunto ibrido. È un esperimento nuovo, soprattutto nel territorio alpino, che recentemente ha dato un esito positivo in Liguria dove alcuni mesi fa è stata catturata una lupa ibrida dal manto scuro che è stata infertilizzata e rilasciata in libertà. Ed è l’aspetto su cui i Guardiaparco dei Parchi delle Alpi Cozie hanno iniziato a lavorare dall’inizio dell’estate per apprendere le tecniche più incruente ed efficaci con cui dare avvio alla procedura.

Se il lavoro preparativo avrà un seguito operativo, sarà l’oggetto del prossimo approfondimento in tema di ibridi.

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