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Valanga - Foto di Bruno Usseglio

Dalle ricerche storiche del guardiaparco Bruno Usseglio

Ente Parchi Alpi Cozie

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È scomparso Farfui

Mercoledì 4 marzo del 1931 viene pubblicata sul quotidiano «La Stampa» una curiosa corrispondenza, carica di affetto e di empatia.

Scopriamo subito chi era il protagonista di questa vicenda: «Farfui non è un cane comune. Gli Alpini del battaglione Fenestrelle che lo hanno allevato, lo tenevano carissimo. Bisogna dire però che questo fido animale, abituato a vivere con quegli arditi soldati, si meritava la loro affezione. L’esempio degli scarponi aveva notevolmente influito sulla sua natura. Egli era generoso e arditissimo. A lui si deve il ritrovamento di un soldato sepolto sotto la neve e soccorso in tempo e la scoperta di un cadavere. Farfui era stato compagno delle squadre di soccorso nelle dolorose giornate di ricerche degli alpini sepolti dalla valanga sul Rochemolles. (...) Scriviamo “egli era, “egli aveva fatto” non perché Farfui sia morto, ma perché gli Alpini di Fenestrelle non lo hanno più con loro. Egli si è smarrito a Torino dove era stato condotto per essere curato di un principio di congelamento riportato in “servizio”, durante gli scavi della valanga. Il cane non si era mai concesso sosta ed in quei giorni aveva lavorato a dovere. (...) L’altra sera, forse preso da curiosità, notando nella via un’animazione alla quale non era abituato, aveva varcata la soglia della caserma e si era avviato in piazza Vittorio Veneto. Qui alcuni avevano notata la presenza del cane che è simile a quelli da pastore, con pelo ondulato, nero, con alcune macchie bianche, poi Farfui è scomparso».

La notizia termina con un appello e l’offerta di un premio pagato dai soldati a chi riporterà il prode Farfui.

Non sappiamo se il fedele amico è ritornato con i suoi amati alpini, ma di certo non possiamo non sottolineare la relazione e la complicità tra compagni di lavoro che il racconto mette in evidenza. A distanza di quasi cento anni, possiamo immaginare che Farfui, ora, da qualche parte, abbia ritrovato i suoi compagni e che stia nuovamente giocando con loro, con i suoi alpini.

Questo trafiletto emerso dal passato, inoltre, ci dà lo spunto per mettere in risalto l’importanza della presenza di persone qualificate che si dedicano alla sicurezza in montagna e di un servizio di soccorso messo a disposizione degli utenti delle terre alte che si trovano in difficoltà. Una struttura composta da donne e da uomini a cui va il nostro ringraziamento.

L’Ente Parco partecipa al monitoraggio invernale della neve e promuove la sicurezza in montagna. Si possono approfondire queste tematiche con il breve filmato:

I detective della neve

 

 

 

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