"Un tempo il carnevale iniziava all'Epifania, quando gruppi di giovani entravano nelle stalle durante le veglie, mimando alcuni mestieri o proponendo la vendita di oggetti di nessuna utilità. L'ultimo mercoledì di Carnevale era detto il mercr du turtiòu, perché avveniva la distribuzione di casa in casa delle frittelle (turtiòu) ricevendo in cambio uova, vino, altri generi alimentari o monete che venivano utilizzati per organizzare una festa tutti insieme. Durante la questua, si affaccendavano due tipi di personaggi: lu-z-arlekin, gli arlecchini, i ladruncoli che rubavano la legna e le uova dalle case, e lu siringäri, uomini muniti di una grossa siringa che riempivano di acqua e spruzzavano sotto le gonne lunghe delle signore, e animavano la festa.
Il Giovedì grasso, il jō grā, si svolgeva l'aratura della neve, rito propiziatorio per favorire la fertilità della futura stagione agraria, durante la quale due uomini con maschere animali, vestiti di pelli di vacca, legati al giogo, tiravano un aratro guidati da due vecchi che seminavano cenere o sabbia, seguiti dai giovani che coprivano il solco con le zappe.
La domenica e il lunedì si svolgeva il ballo pubblico, dove interveniva anche la banda musicale (la müsiccä).
Il Martedì grasso concludeva il ciclo dei festeggiamenti ed era caratterizzato dal falò del Carnevale, un fantoccio realizzato dai giovani del paese con sacchi di iuta e riempito di paglia, preceduto dalla lettura del suo testamento. La lettura del testamento rappresentava un momento molto importante per gli abitanti: in esso erano riportati, in forma di satira, tutti gli avvenimenti degni di nota accaduti nell'arco dell'anno. Al testamento faceva seguito il rogo del Carnevale e il ballo intorno al falò al suono della banda. Verso la mezzanotte faceva la sua comparsa la Quaresima, (Careimä), che sanciva la fine della festa".
La Comunità di Salbertrand è riuscita negli anni a potare avanti la tradizione fondendola con la modernità. Ancora oggi accanto alla sfilata in maschera con i carri allegorici, rimangono la Müsiccä, la distribuzione dei turtiou, la lettura del testamento e il falò del Carnevale.
Ancora si ricorda la grande edizione del 1946, appena finita la guerra. poi, nel secondo dopoguerra, il Carnevale di Salbertrand, pur mantenendo una certa continuità in alcune sue parti, ha perso alcune componenti: personaggi quali lu-z-arlekìn, lu siringäri, lä Careimä, l'usanza da parte dei giovani mascherati di passare di stalla in stalla proponendo delle scene e rappresentazioni come l'aratura della neve. Dopo un ventennio segnato da un rapido processo di industrializzazione con il conseguente abbandono dei centri montani da parte delle nuove generazioni che modifica e sconvolge il precedente sviluppo rurale del territorio, a partire dagli anni '70, il Carnevale si è rinnovato riacquistando un nuovo senso con il recupero e la riproposta di valori tradizionali, che ancora oggi anima la festa.