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Photo credit Bruno Usseglio

Valanghe

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Dalle ricerche storiche del guardiaparco Bruno Usseglio

L’inverno e la neve modellano le nostre montagne regalandoci dei paesaggi incantevoli, tutto sembra ovattato e immobile e gli scorci altamente suggestivi richiamano inevitabilmente la nostra curiosità. Solo la conoscenza e l’esperienza ci fanno individuare il pericolo che si nasconde dietro questa apparente calma. Il manto nevoso è come se fosse vivo: si forma, si accresce, evolve, si modifica e in certe situazioni si stacca, richiamato dalla forza di gravità, creando le valanghe. Curiosando in alcuni documenti d’archivio ecco emergere alcune drammatiche memorie che riguardano proprio quella che è stata definita come la morte bianca.

Il 1885 e il 1888 sono due anni in cui, a causa delle abbondanti nevicate, le testimonianze di sciagure purtroppo non mancano. Francesco Denza, religioso erudito che visse in quel periodo, ha compilato uno studio particolareggio di questi due anni in cui ricorda come «Le Alpi, sorgente feconda di emozioni e di gioie, di studi e di lavoro, di sanità e robustezza, del pari che tutte le altre cose naturali, non di rado addivengono cause sinistre e tremende di lutto e di rovina».

Giovan Battista Guiot nativo di Laval, nel comune di Pragelato, registra così nel suo diario gli eventi del 18 gennaio 1885: «Un’altra valanga cadde recando danni alle 4 case di Frezet, Marcellin (Chelin) e Marcellin Giacomo, uccidendo un certo Turin Francesco che conviveva colla famiglia Marcellin Giacomo (Chelin) e storpiando pure un figlio di questi e la suocera. Venne pure a Mentoulles lo stesso giorno danneggiando due o tre case di Ville-Cloze, causando la morte di sei persone e screpolando la Chiesa, per modo che l’autorità civile fece sospendere le funzioni. In quell’anno 1885 cadde una così grande abbondanza di neve, che in molti paesi successero delle disgrazie».

Il giornale locale La Lanterna Pinerolese descrive qualche giorno dopo la situazione del pragelatese: «La neve a Ruà di Pragelato è alta 3 metri e va crescendo all’insù: non si sa nulla del remoto villaggio di Sestrières. A Laval una valanga rovinò una casa uccidendo un uomo – la moglie che era nella stalla ad abbeverare la vacca fu gettata nella greggia ed ora trovasi molto ammalata – tre bambini piccini vennero sbattuti contro il muro, e si causarono alcune contusioni. A Duc un contadino che attingeva acqua sentì un gran rumore: tutto ad un tratto fu atterrato dal forte vento della valanga che gli travolse le due secchie dell’acqua e portò via la casa che gli serviva di rimessa. A Fraisse fu portata via parte di una casa. Al Depò di Fenestrelle porzione dell’albergo a levante crollò per l’impeto di una valanga. Sopra la borgata Mentoulles crollò una casa, seppellendo sotto le rovine quattro persone e alcuni capi di bestiame. Altre valanghe precipitarono sullo stradone senza produrre altro danno che la momentanea ostruzione della via».

Per l’anno 1885, Denza stima nella sola provincia di Torino 274 le persone sepolte dalla neve, delle quali 143 purtroppo vengono trovate morte. Nella vicina valle di Susa i due comuni di Exilles e Salbertrand contano rispettivamente 22 e 16 morti.

Un resoconto dei militari di stanza ad Exilles racconta: «La neve caduta il giorno 11 gennaio, non avendo avuto campo di liquefarsi per l’intenso freddo dei giorni 12, 13, 14 e 15, formava alla superficie una crosta ghiacciata, di guisa che l’enorme e fenomenale quantità di neve caduta nei giorni 16, 17 e 18 ad essa sovrapponendosi, al minimo spostamento di qualche parte di essa scivolando, formavasi con una velocità immensa in enorme valanga, trascinando seco in fondo ai burroni tutto quello che incontrava nel suo passaggio. Le valanghe cadute furono numerosissime nel territorio tra Salbertrand, Exilles e Chiomonte, e fu una continuazione dal giorno 18 al 19, seppellendo persone, distruggendo abitazioni, sradicando e rompendo enormi piante e vigneti, portando ovunque la miseria e la desolazione di questi poveri e laboriosi montanari».

Per saperne di più: Bollettino del Club Alpino Italiano, anno 1889; Diario di G. Battista Guiot, manoscritto; La Lanterna Pinerolese, anno IV n. 2, 31 gennaio 1885.

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