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Ibridazione tra lupo e cane: tema che minaccia l’integrità del patrimonio genetico del lupo

Ente Parchi Alpi Cozie

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Inauguriamo con questo articolo un approfondimento sul tema dell’ibridazione tra cane e lupo attraverso una serie di testi che pubblicheremo a puntate sul nostro sito. A livello europeo è considerata una delle principali minacce per la conservazione della specie selvatica con delle ricadute anche nel territorio dei Parchi delle Alpi Cozie, come vedremo nei prossimi mesi.

La Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei biotopi in Europa – elaborata nel 1979 e poi ratificata dall’Unione Europea e da molti altri stati del mondo – consiglia agli stati firmatari di «adottare misure adeguate per monitorare, prevenire e mitigare l’ibridazione tra lupo e cane». Ma, occorre innanzitutto capire meglio di cosa stiamo parlando.

La domesticazione del lupo in cane

L’ibridazione è un fenomeno naturale che avviene quando individui di specie o sottospecie differenti si incrociano generando prole fertile. Si tratta di un processo positivo per l’evoluzione perché produce diversità genetica, ma che può presentare rischi difficili da prevedere quando avviene per cause non naturali, cioè quando è provocata o favorita dagli esseri umani. Il lupo e il cane appartengono alla stessa specie (canis lupus) che si è differenziata attraverso un processo millenario di domesticazione operata per trasformare uno dei più temibili predatori nel migliore amico dell’uomo. Abbiamo letteralmente convertito il nostro principale competitore, al vertice della catena alimentare, in un fedele compagno di lavoro, capace di aiutarci nella caccia e nella pastorizia, nella guardia del bestiame e della proprietà. Quella che ha portato alla mutazione del lupo in cane è stata una complessa selezione genetica e comportamentale che l’uomo ha operato con l’obiettivo di modificare l’istinto predatorio del primo nella principale risorsa del suo cugino domestico. Senza dimenticare le considerazioni estetiche con cui abbiamo alterato la morfologia del lupo ottenendo razze di cane dagli aspetti e dalle dimensioni più varie: il principale animale da compagnia deve attenersi non solo al nostro modello comportamentale, ma anche assumere una gradevolezza allo sguardo.

Il processo inverso: una perdita di identità genetica nel lupo

Con la recente espansione del lupo in Italia sono notevolmente aumentate le opportunità di incrocio con i cani, in particolare con quelli vaganti o inselvatichiti che secondo le stime dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) ammonterebbero a 800.000 individui su tutto il territorio nazionale. La caratteristica dispersione dei giovani lupi che si allontanano dal branco alla ricerca di un compagno o una compagna con cui formare un nuovo nucleo riproduttivo rende possibile – e sempre più probabile – un accoppiamento con cani generando cuccioli fertili che a loro volta potrebbero diffondere ulteriormente le variazioni. I risultati del primo monitoraggio nazionale del lupo, effettuato nel 2020-2021 da ISPRA e dal progetto LIFE WolfAlps EU hanno infatti certificato la presenza di 4 branchi con almeno un membro ibrido nei territori di Piemonte, Liguria e Friuli Venezia Giulia.

La narrativa si è già occupata del fenomeno: Zanna Bianca nel romanzo di Jack London è un ibrido, così come lo è Balto, di cui è stato tratto un famoso film di animazione, che è esistito realmente. Tuttavia, da un punto di vista scientifico, le conseguenze di incroci diffusi tra cani e lupi sono ancora poco studiati e quindi imprevedibili. In linea generale, si perde l’identità genetica millenaria del lupo, quindi la sua atavica natura. Ma si potrebbero generare anche modificazioni congenite a livello comportamentale con la scomparsa del naturale istinto di timore verso l’uomo, portando i nuovi individui ad atteggiamenti di maggiore confidenza verso i centri abitati e gli allevamenti di bestiame con conseguente aumento dei danni sulle attività umane.

La prevenzione e la lotta all’ibridazione è quindi un tema che si sta affrontando a tutti i livelli, da quello transnazionale a quello locale e regionale. Anche nella dimensione individuale vi sono comportamenti e abitudini da adottare per limitare il problema, come sottolineato dal progetto LIFE WolfAlps EU, di cui le Aree Protette delle Alpi Cozie sono partner, che ha recentemente pubblicato una interessante brochure con i consigli pratici per riconoscere un ibrido, distinguendolo per esempio dal lupo cecoslovacco che è una razza di cane molto di moda, e per ridurre più possibile le opportunità di incontro tra lupo e cane.

Nel prossimo capitolo affronteremo le azioni concrete e le opportunità normative con cui gli enti, tra cui i Parchi delle Alpi Cozie, stanno affrontando il problema.

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