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14 gennaio 2020, Oulx, lupa lungo binari - Archivio Parchi Alpi Cozie

Un lupo morto fa notizia anche quando la notizia non c'è

Ente Parchi Alpi Cozie

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A Oulx la valle di Susa si allarga. Ci sono ancora prati verdi, in piano, alternati a macchie di bosco adagiate lungo le sponde del fiume Dora Riparia. Il luogo ideale come rifugio per la fauna selvatica, che cerca scampo dall'invasione dell'essere umano. Di fronte, un centro commerciale, la rotatoria sulla strada statale 24 e i piloni dell'autostrada A32 paralleli alla massicciata della ferrovia. È qui che martedì 14 gennaio gli operai al lavoro lungo la ferrovia hanno notato un lupo morto. È un fatto normale, per chi viaggia al mattino presto o per chi lavora lungo le infrastrutture, imbattersi nelle carcasse delle vittime del traffico notturno.
Volpi, tassi, cervi, caprioli, cinghiali, alle volte rapaci notturni, alle volte animali domestici d'affezione, cani e gatti, altre volte perfino animali da reddito mal custoditi, come pecore, capre, vitelli. Così normale che spesso non ci si fa caso, si passa oltre, al limite si spostano i poveri resti, per pietà o per sgomberare l'area e togliere l'intralcio. Ma un lupo non lascia indifferenti, dovrebbe essere un abile predatore, abituato a scampare la morte. Quindi arriva la telefonata ai Parchi Alpi Cozie e subito un guardiaparco si reca sul posto, dopo aver allertato il veterinario Asl che deve formulare una prima ipotesi sulla causa della morte e autorizzare il trasporto all'Istituto Zooprofilattico di Torino o al Dipartimento di Scienze Veterinarie di Grugliasco per eseguire la necroscopia. Il lupo è una specie particolarmente protetta e l'ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie è partner del progetto europeo LIFE WolfAlps EU; fuori dai confini del Parco vengono coinvolti i colleghi carabinieri forestali e gli agenti della Città Metropolitana di Torino, competenti per territorio.

L'animale è distante dai binari, qualcuno lo ha già spostato. Ha la bocca aperta, i denti digrignati. È una vista spiacevole, ma si tratta di un dettaglio che chi è del mestiere annota nella mente. Se la bocca è stata aperta da chi lo ha spostato, forse voleva solo vedere i famosi denti aguzzi e fare una foto ricordo macabra, "da belva feroce". Se invece è l'ultimo movimento dell'animale morente, sono gli spasmi di dolore. Nell'80% dei casi segno inequivocabile di avvelenamento. La carcassa sembra integra. In realtà, una volta girata, mostra uno squarcio, ancora emorragico, quasi circolare. È un altro dettaglio che rimane impresso, tante volte visto su animali recuperati morti per colpo d'arma da fuoco: potrebbe essere il foro di uscita del proiettile. Ma anche una parte metallica del treno può aver infilzato a quel modo l'animale, provocandone la morte per dissanguamento, perché risulta recisa l'arteria femorale. A pochi metri c'è un'altra carcassa, quella di un cervo adulto, consumato. Forse era il pasto che ha attirato il lupo, troppo concentrato per accorgersi dell'arrivo del treno. Forse era stato investito a sua volta la notte prima. Forse era stato volutamente lasciato lì come esca...

Quando intervengono le guardie, si cristallizza tutto quello che si vede e ogni dettaglio, prima di qualunque spostamento, viene registrato, fotografato, annotato. In casi di umani si chiamerebbe "scena del crimine" e per fortuna a nessuno verrebbe in mente di scattare foto alla vittima da diffondere su internet o di toccare qualcosa prima che vengano fatti i rilievi.

Con gli animali selvatici purtroppo non è così. Càpita che per la fretta di voler dare una notizia si buttino online foto, luoghi, nomi, senza in realtà sapere esattamente di cosa si sta parlando perché si vuole attirare l'attenzione o creare un clima di allarme, pericolo o, peggio ancora e fatto gravissimo, si vuole impedire il lavoro della autorità giudiziaria. Càpita che per curiosità si prendano, spostino, girino e rigirino gli animali, confondendo le tracce e complicando la ricerca della verità per chi arriva poi con un compito istituzionale. Succedono anche i furti... "sottrazione di cadavere" ... macabri trofei, illegali, nelle case di qualcuno.

Per il lupo di Oulx, una giovane femmina forse del branco stabile del Gran Bosco, l'intervento è stato quasi perfetto: chi l'ha vista ha chiamato subito l’ente Parco e da lì l'intervento del guardiaparco e dei Carabinieri Forestali con il veterinario Asl ha permesso di recuperarla e trasportarla a Grugliasco dove nei prossimi giorni la necroscopia, le radiografie, gli esami genetici e gli esami tossicologici ci diranno tutto delle sue ultime ore di vita. Ma chi era veramente, qualche sua immagine da viva, come mai si trovava lì, quando era nata e chi erano i suoi fratelli, solo le Aree Protette delle Alpi Cozie, grazie al partenariato con le Aree Protette Alpi Marittime, con i veterinari dell'ASLTO3, con la Città Metropolitana di Torino e con i carabinieri forestali coinvolti nel Progetto Lifewolfalps.eu, ce lo potranno dire, una volta confrontata la sua genetica con l’archivio raccolto in tanti anni di lavoro sul campo.

Comunicato stampa: CS_AlpiCozie_LWAEU_17gen2020.pdf

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