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L'indagine 2016 sull'espansione delle zecche nel Parco Gran Bosco presentata al Congresso finale EurNegVec in Grecia

Gran Bosco di Salbertrand

zecche

In Europa, le zecche dure (Ixodidae) si stanno espandendo in quota nelle aree montuose.

In passato, in Alta Valle Susa, le zecche erano riscontrate molto raramente, mentre oggigiorno aumentano le segnalazioni di morsi da zecca.

Con l’obiettivo di valutare il rischio di morsicature da zecche e d’infezione da patogeni trasmessi, fin dalla primavera 2016 è stato attivato il progetto specifico Indagine sull'espansione geografica di zecche appartenenti al genere Ixodes e ricerca biomelocolare di agenti di zoonosi trasmessi da zecche nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand che nasce grazie alla collaborazione del Professor Luca Rossi e della Dottoressa Laura Tomassone dell'Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Veterinarie.

I dati della ricerca, condotta nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, sono stati oggetto di intervento al congresso finale del Network europeo su vettori negletti e malattie trasmesse da vettori (EurNegVec), nato e finanziato nell'ambito dei progetti europei COST.

Il congresso si è svolto dal 11 al 13 settembre 2017 a Chania (Grecia).

Il poster presentato al congresso, dal titolo "Borrelia miyamotoi ed altri patogeni trasmessi da zecche in un’area recentemente colonizzata da ixodes ricinus nelle Alpi Occidentali, Italia" ha come autori, oltre al prof. Rossi e la dott.ssa Tomassone (Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Torino), la dott.ssa E. Ramassa (Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie), ed i dott. H. Sprong e A. Krawczyk (National Institute of Public Health and Environment – RIVM, Bilthoven, Olanda).

I ricercatori spiegano:

"Abbiamo effettuato una raccolta di zecche dalla vegetazione con la tecnica del dragging, da maggio ad ottobre 2016, in 45 siti situati tra 950 e 1850 m di altitudine. Un campione di ninfe è stato quindi analizzato mediante PCR per valutare la prevalenza d'infezione da agenti di zoonosi batteriche.

Tutte le zecche raccolte sono state identificate come Ixodes ricinus (1562 larve, 918 ninfe e 32 adulti).

Le aree boschive a 1000-1250 m di altitudine sono risultate essere le più infestate, ma abbiamo ritrovato zecche fino a 1750 m. Nei siti infestati, il numero medio di ninfe per 100 m di variava da 0.3 a 24.5.

Nelle 365 ninfe testate, abbiamo rilevato Borrelia miyamotoi in due esemplari (0,5%); questa costituisce la prima segnalazione di questo patogeno emergente in Italia. Abbiamo trovato Borrelia burgdorferi s.l. nel 9.0% dei campioni, in particolare le genospecie B. afzelii e B. garinii. Rickettsie del gruppo delle febbri bottonose sono state rilevate nell'11.0% delle ninfe (R. helvetica e R. monacensis). Infine, abbiamo trovato Anaplasma phagocytophilum nell'1.9% delle ninfe e i tre campioni sequenziati appartenevano all'ecotipo I.

Poiché la presenza di zecche e agenti patogeni trasmessi sono un fenomeno ‘nuovo’ nelle Alpi occidentali, stiamo svolgendo attività educative insieme al personale dell'ente Parchi Alpi Cozie per sensibilizzare sul pericolo rappresentato dalle zecche e sull'importanza di evitare il loro morso. Inoltre, è in corso la raccolta di zecche, per valutare i fattori di rischio ambientali e monitorare un possibile ulteriore espansione di Ixodes ricinus in altitudine".

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