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Photo credit Elisa Ramassa

A Fenestrelle il primo giugno un incontro di informazione e approfondimento sul lupo

Ente Parchi Alpi Cozie

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Venerdì 1 Giugno 2018 si è svolto a Fenestrelle un incontro di informazione e approfondimento sul lupo rivolto a tutta la popolazione, curato da esperti messi a disposizione dai Parchi Alpi Cozie, in associazione con il servizio veterinario ASLTO3 e l'Azienda Faunistico Venatoria Albergian.

A fare gli onori di casa il Sindaco di Fenestrelle, il Direttore e  il Presidente del Parco. Il presidente Stefano Daverio, ha esordito specificando che l'Ente da sempre ha investito economicamente nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento, sia ristrutturando direttamente gli alpeggi, sia mettendo in campo fondi P.S.R., fornendo cani da protezione gratuitamente, consulenza di veterinari, recinzioni elettrificate, fornendo il contrassegno "Formaggio tipico Parchi Alpi Cozie" per le tome d'alpeggio. E ha respinto al mittente l'accusa di non occuparsi della categoria.

Ha spiegato il motivo (dimostrato dagli studi e dalle esperienze americane) per cui non è favorevole all'abbattimento dei lupi: "togliere un lupo nel breve periodo può portare localmente alla diminuzione dei danni, ma nel secondo anno i danni aumentano fino al 56% in più. Ed è facile da capire se si conosce l'etologia di questo predatore: un branco caccia insieme, abbatte un cervo e questo gli basta per sfamare 4/5 individui per alcuni giorni. Se si abbattono gli adulti, il branco si disgrega, i giovani andranno allo sbando e cacceranno singolarmente, ognuno un animale, rivolgendosi probabilmente alle prede più facili, cioè proprio alle pecore. Senza contare che un territorio idoneo per la presenza del lupo, sarà sempre costantemente rioccupato da altri lupi (fenomeno della dispersione). In Italia si stima la presenza di circa 2000 lupi, contro la presenza di circa 750.000 cani vaganti rinselvatichiti. Forse il problema da affrontare allora è un altro.
Quindi, nonostante l'ipotesi estrema degli abbattimenti, il piano di azione a livello nazionale sarebbe utile per proteggere il lupo perchè prevede le coperture economiche per aiutare gli allevatori con misure di prevenzione."

I guardiaparco Bruno Usseglio esperto di storia e tradizioni locali e Luca Giunti naturalista, hanno fornito informazioni storiche sulla presenza del Lupo in Val Chisone. "Il destino del lupo e dell'uomo si incrociano negli spostamenti: quello dell'uomo che abbandona la montagna, spostandosi verso la città, e quello del lupo che, mai estinto in centro Italia, da lì è tornato ad occupare la montagna ed è in  espansione sulle Alpi". Sono stati forniti i dati pubblici del monitoraggio fatto con il Progetto Lifewolfalps e le stime dei branchi minimi presenti sulle Alpi.

Il veterinario del'ASLTO3 Mauro Bruno ha sottolineato che, quando il lupo torna in un territorio da dove era scomparso per oltre 100 anni, sia normale che gli allevatori siano impreparati. "Il lupo impone il ritorno alla presenza costante aumentando i costi per l'allevatore che deve provvedere ad aumentare la sorveglianza delle greggi, di ricovero notturno, munirsi di recinzioni elettrificate che seguano anche il pascolo gestito, dotarsi di cani da protezione, oltre che quelli da conduzione. Quando le misure di prevenzione vengono messe in campo, gli attacchi diminuiscono. La parte politica dovrebbe quindi pensare a incentivare le misure di prevenzione, a migliorare le strutture d'alpeggio, rendendole più confortevoli, in considerazione della vita che si conduce per 3-4 mesi lontano dalle comodità del paese."

La veterinaria Silvia Dalmasso, esperta etologa consulente del Parco, ha posto l'accento sull'utilizzo dei cani da protezione o da guardiania, che principalmente vede impiegate 2 razze, il cane da pastore maremmano abruzzese e il cane da montagna dei Pirenei. Questa tipologia di cani, se correttamente allevati da cuccioli, socializzati con le persone e mantenuti correttamente, forniscono all'allevatore la sicurezza della difesa dagli attacchi dei lupi  e sono stati forniti gratuitamente dal Parco grazie al progetto Life.

Ha chiuso gli interventi il professor Pier Giuseppe Meneguz, veterinario consulente dell'Azienda Faunistico venatoria Albergian, che ha fornito un quadro dell'impatto sulle prede selvatiche. "I censimenti dell'azienda nel 1995 avevano contato 482 camosci, 343 cervi, 641 mufloni, 354 caprioli per un totale di 1820 ungulati selvatici presenti, cioè 33 capi ogni 100 ha. Nel 2017  il totale degli ungulati selvatici è sceso a 1009 con 18 capi ogni 100 ha. In particolare se il camoscio non sembra aver patito, il cervo sembra addirittura in leggera ripresa. La specie che ha pagato il prezzo più alto con il ritorno del predatore è il muflone, specie che non si è mai evoluta con il predatore, incapace quindi di difendersi. L'altra specie selvatica, particolarmente sensibile alla presenza del lupo, ma in concomitanza con altre cause come gli inverni rigidi con molte precipitazioni nevose, è il capriolo."  Il Professor Meneguz ha invitato a una visione della montagna che vada oltre la problematica del lupo, le azioni da intraprendere sono molte e devono servire per impedire lo spopolamento di questi paesi, offrendo opportunità lavorative nuove, anche nel campo del turismo.

Il consigliere regionale Elvio Rostagno, si è dichiarato soddisfatto delle informazioni ricevute e disponibile a far sì che ci sia l'attenzione a far approvare il Piano Nazionale di Gestione del Lupo, a far finanziare dall'Unione Europea un secondo Life che abbia a cuore le azioni di prevenzione e continui il lavoro di monitoraggio scientifico e il controllo delle politiche della PAC, finanziamenti erogati a sostegno del disagio dell'attività di alpeggio in montagna, da indirizzare con più attenzione sui piccoli allevatori rispetto a quanto avviene ora. 

Il servizio video della conferenza andrà in onda nel settimanale Agrisapori sabato 23 giugno

Qui di seguito le presentazioni (in versione pdf) dei relatori:

Bruno Usseglio
Luca Giunti
Mauro Bruno
Pier Giuseppe Meneguz
 

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