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Lo sguardo profondo del lupo europeo

Un lupo longobardo

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Le ricerche storiche del guardiaparco Bruno Usseglio

Nella Storia dei Longobardi del monaco Paolo Diacono scritta nella seconda parte del VIII secolo troviamo riportato un curioso episodio.

Nel capitolo quarto il religioso si sofferma a delineare la propria genealogia.
Cinque fratelli in tenera età vennero condotti da Cividale nella patria degli Avari sostenendo una vita piena di stenti e miserie. Raggiunta l’età virile, uno di loro, di nome Lupicis, il bisnonno di Paolo Diacono, prese una strada diversa; ecco come il suo discendente descrive questo momento: «Decise – per ispirazione, crediamo, di Dio, fonte della misericordia – di scrollarsi il giogo della schiavitù, e progettò di dirigersi in Italia, dove ricordava che s’era stabilita la gente dei Longobardi, e di ritornare ai diritti di uomo libero. Partì, dunque, prendendo la strada che dava inizio alla sua fuga, portando con sé il solo arco, la faretra, e un po’ di cibo per il viaggio. Non sapeva assolutamente da che parte volgersi, ma gli venne incontro un lupo come compagno del viaggio, che gli indicò la via. Infatti questo animale camminava davanti a lui, e si voltava frequentemente a guardarlo, e si fermava quando egli si fermava, e riprendeva il cammino quando egli lo riprendeva, sicché capì che era stato mandato dal cielo per indicargli la direzione che non sapeva. Dopo che ebbe proseguito così, per alcuni giorni, lungo monti disabitati, si trovò ad aver consumato del tutto la piccola provvista di pane che aveva portato con sé. Continuando la marcia a digiuno, e già sfinito per l’inedia, tese, dunque, il suo arco e volle uccidere con una freccia il lupo per farsene cibo. Ma l’animale, intuendo il colpo del feritore, si dileguò dalla sua vista. Allora, scomparso il lupo, non sapendo dove dirigersi, e per di più reso debole dal digiuno ormai troppo lungo, fu preso dalla disperazione di sopravvivere, e si lasciò andare a terra». Per sua fortuna un uomo gli apparve in sogno che gli indicò la direzione giusta da prendere, così Lupicis riuscì a terminare il suo viaggio.

Questo episodio racchiude in sé diversi significati che possiamo qui brevemente sintetizzare: primo fra tutti il ruolo di animale-guida, in questo caso rappresentato dal lupo, che aiuta il viaggiatore nel trovare la via. A rafforzare questo ruolo della fiera è il tentativo messo in atto da Lupicis quando, portato allo stremo, proverà a uccidere il lupo con una freccia, l’animale sparirà lasciando nello sconforto l’uomo. Altri contenuti che emergono riguardano il legame con il mondo naturale dei longobardi, espresso in diversi altri passaggi della Storia, la non paura dimostrata dal protagonista nei confronti della bestia, l’uso dei nomi in quanto non può essere casuale che colui che viene aiutato da un lupo si chiami proprio Lupicis.

Non dobbiamo pensare che la simbologia degli animali sia cosa del passato: se proviamo a pensare ad alcuni recenti film e pubblicità o a nuovi romanzi, potremmo infatti scoprire che il nostro modo di relazionarci con gli altri esseri viventi continua a essere filtrato nel bene e nel male dai nostri valori e, a volte, dai nostri pre-giudizi.

Bruno Usseglio

Per approfondire: Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1990.
La vicenda qui riportata si trova alle pp. 105-106.

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