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Antidoti... con la coda!

Ente Parchi Alpi Cozie

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Sulla rivista Il mio cane in edicola nel mese di Novembre 2017, è stato pubblicato un interessante articolo dedicato ai cani antiveleno.

Sono eroi che salvano animali selvatici e domestici dai bocconi avvelenati che incivili e criminali spargono nei boschi, nelle campagne e anche in città. A loro e ai loro conduttori va la riconoscenza di tutti noi che amiamo la natura e la vita.

Il naso del cane contiene 250-300 milioni di cellule olfattive (noi ne possediamo appena 5 milioni): una delle più recenti attività che sfrutta il potente fiuto canino è proprio la ricerca di esche e bocconi avvelenati, che oltre a rivelarsi un pericolo per l’uomo e per gli animali domestici, rappresentano una minaccia sempre più pressante per la sopravvivenza di grandi predatori come il lupo, l’orso, e rapaci necrofagi come il gipeto o il capovaccaio.

Il veleno viene nascosto in esche appetibili o nelle carcasse di animali disseminate sul territorio. Gli animali che se ne cibano muoiono tra atroci sofferenze diventando a loro volta potenzile cibo avvelenato per altri animali, innescando un’inarrestabile catena di morte.

Il progetto pilota, che ha dato vita al primo Nucleo Cinofilo Antiveleno, è nato in Spagna nel 2004.
Nel 2009 il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la Regione Andalusia e la Regione Aragona (Spagna), hanno sviluppato il progetto Life Antidoto, una nuova strategia contro l'avvelenamento dei grandi carnivori e dei rapaci necrofagi, finanziata dal programma europeo Life allo scopo di adottare e diffondere misure innovative per la lotta all'uso illegale del veleno.
Nel 2014 nasce il progetto Life Pluto che mette in campo diverse azioni sinergiche per prevenire e contrastare l’uso del veleno nell’Italia centro-meridionale e favorire così la conservazione delle specie protette sensibili a questa minaccia. Tra le azioni principali figurano la creazione e l’impiego, da parte dei Carabinieri Forestali, di sei Nuclei Cinofili Antiveleno, uno strumento imprescindibile per individuare bocconi e carcasse avvelenati ed effettuare bonifiche rapide ed efficaci. Il progetto, inoltre, punta alla formazione di personale in grado di gestire adeguatamente i casi di avvelenamento, al coinvolgimento dei soggetti istituzionali e alla sensibilizzazione, formazione della popolazione per favorire la segnalazione dei casi sospetti.

Attualmente, sulle Alpi, il progetto Life Wolfalps, prevede azioni coordinate per la conservazione a lungo termine della popolazione alpina di lupo e l’individuazione di strategie funzionali ad assicurare una convivenza stabile tra il lupo e le attività economiche tradizionali, sia nei territori dove il lupo è già presente da tempo, sia nelle zone in cui il processo di naturale ricolonizzazione è attualmente in corso.  In funzione del controllo delle azioni di bracconaggio, in particolare di quelle legate all’uso dei veleni, dal novembre 2014 è operativa una squadra antiveleno, composta da operatori piemontesi e veneti, Carabinieri Forestali, guardiaparco delle Aree Protette delle Alpi Cozie e delle Alpi Marittime e agenti della Città Metropolitana di Torino, che interviene con 7 cani addestrati per attività di ricerca di bocconi avvelenati o tracce di veleno in ambiente naturale.

Luna è il cane antiveleno di quattro anni, di razza Epagneul Breton condotto dal guardiaparco Gianabele Bonicelli in servizio presso il Parco naturale dei Laghi di Avigliana."La scelta della razza è ricaduta sull’Epagneul Breton perchè si tratta di un cane estremamente affidabile, un cane da caccia selezionato per seguire le tracce della selvaggina che ha una spiccata attitudine alla ricerca, è necessariamente docile perchè deve cedere la preda al compagno cacciatore-conduttore, ha una notevole mobilità sul terreno e la sua taglia consente una facile gestione" ha dichiarato il guardiaparco Bonicelli alla rivista. "Luna ha cominciato a lavorare nei primi mesi del 2015, ancora in fase di addestramento, perché si è subito dimostrata affidabile nel non mangiare nulla in giro e abile nel ritrovare esche avvelenate nelle zone d’intervento".

Un vanto per il suo conduttore e per l’Ente Parco.

N.B. in caso di sospetto avvelenamento o ritrovamento di materiale sospetto, chiama il 1515.

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