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Semina patate - Foto Ruggero Casse

Terra, bosco, acqua e fuoco

Ecomuseo Colombano Romean Ente Parchi Alpi Cozie

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L’Ecomuseo Colombano Romean è un ecomuseo di montagna, situato a Salbertrand, a 1000 metri di quota in Alta Valle di Susa. È gestito dall’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie che coordina 4 aree naturali protette tra cui il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand.
La natura protetta dal parco è la stessa che nei secoli ha garantito la sopravvivenza di intere generazioni di montanari.

Terra, bosco, acqua e fuoco è una delle proposte didattiche dell'Ecomuseo Colombano Romean per descrivere la vita di chi ci ha preceduti e raccontare l'evoluzione del territorio e le trasformazioni del paesaggio.

Terra, bosco, acqua e fuoco sono le principali risorse naturali che l’uomo di queste montagne ha imparato a conoscere e a sfruttare per  la propria sopravvivenza, e la cui disponibilità ha condizionato fortemente la distribuzione spaziale delle attività umane e di conseguenza il paesaggio della Valle di Susa.

Versanti esposti a sud e versanti esposti a nord sono stati frequentati e utilizzati in modo diverso nel corso del tempo: sul versante della valle più caldo ed esposto al sole si trovano gli insediamenti umani e le coltivazioni, sul versante all’ombra i boschi che a partire dal 1700 hanno fornito il legname per importanti opere di ingegneria militare e civile dei Savoia come la Reggia di Venaria Reale, la Basilica di Superga, l’Arsenale militare di Torino.
Gli abitanti di Salbertrand si ritrovarono ad inventare mestieri alternativi a quelli tradizionali, a volte improbabili pur di sfruttare le “povere” risorse a disposizione: si improvvisarono cavatori di ghiaccio nel ghiacciaio del Galambra a 2000 metri di quota ed arrivarono a vendere una valanga per incrementare il loro reddito al limite della pura sussistenza. A partire dalla seconda metà del 1800, grazie alla presenza di una linea ferroviaria internazionale che collegava il nord Italia con la Francia attraverso il traforo del Frejus, a Salbertrand si sono sviluppate attività inconsuete come la produzione invernale del ghiaccio nel laghetto artificiale e, successivamente, l’essiccheria del merluzzo proveniente dai porti sull’Oceano Atlantico.

Ciò che resta di antichi mulini idraulici, frantoi per la canapa, fucine di fabbri, segherie e gualchiere per la produzione del panno di lana alimentati dalle acque dei torrenti, terrazzamenti ormai invasi dalla vegetazione, estesi boschi di larice un tempo pascolati, cave di pietra per la produzione delle lose per la copertura dei tetti, fornaci per la cottura della calce, miniere per l'estrazione di minerali e carbonaie per la distillazione del carbone, sono le tracce delle attività umane legate alle sfruttamento delle risorse del territorio che raccontano la storia della comunità di Salbertrand e rappresentano il cuore dell'Ecomuseo Colombano Romean offrendo interessanti spunti di riflessione per una più completa lettura del territorio e della storia di chi lo ha abitato.

Come ampiamente descritto nell'ultimo articolo pubblicato sulla rivista on line dell'Istituto Euro Arabo di Mazara del Vallo "Dialoghi Mediterranei", i mestieri della montagna sono spesso il trait d’union tra l’uomo e l’ambiente naturale. Mestieri, che diventano interpretazione del paesaggio. Mestieri, che sono sfide dell’uomo alla natura, scenari di ingegno e impegno svolti per secoli e col tempo abbandonati al loro destino che l’Ecomuseo, per finalità e missione, sa fare rivivere ridandogli voce e importanza. Un mestiere fra tutti quello del minatore e scalpellino, mestiere duro e difficile, comune in montagna, che in Valle di Susa ha scandito la storia di un uomo semplice a cui è stato dedicato l'Ecomuseo di Salbertrand: Colombano Romean, minatore e cavatore delle Ramats, che nel XVI secolo realizzò un'opera incredibile, la cui storia ha dato origine a leggende e credenze popolari.

A partire dal 1526 infatti, per 8 lunghi anni, egli scavò, pare in assoluta solitudine, un'opera che tutt'oggi ha dell'incredibile: il Pertus (il buco, in piemontese) una galleria lunga poco meno di cinquecento metri con una sezione di circa un metro e ottanta per un metro, con lo scopo di portare le acque del Rio Tuilles a irrigare il versante ben esposto ma asciutto sulla destra idrografica della Dora Riparia nei comuni di Exilles e Chiomonte.

Un'opera idraulica unica nel suo genere che ancora oggi svolge l'antica funzione ed è percorribile abbastanza agevolmente in autunno, quando vi è poca acqua, dove sono ancora nitide le tracce di un passato da non dimenticare e che l'Ecomuseo con le sue attività di divulgazione, didattica e ricerca si prefigge di mantenere vivo.

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