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Photo credit Luca Anselmo

La specie Carabus cychroides e gli effetti del cambiamento climatico

Ente Parchi Alpi Cozie

PITEM biodiv'alpcarabus cychroides

Piccola distribuzione, grande minaccia

Il coleottero carabide più schivo delle Alpi Cozie torna a far parlare di sé, dopo l’articolo che gli abbiamo dedicato nel mese di luglio 2020, in occasione delle indagini scientifiche svolte per il progetto transfrontaliero PITEM Biodiv’Alp, e il video realizzato per la Settimana della Biodiversità.

La specie Carabus cychroides da oggi è anche protagonista di una nuova pubblicazione scientifica, online dal 28 ottobre, curata da Luca Anselmo e Barbara Rizzioli che si occupano della ricerca su incarico dell'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, che punta a far luce sulla sua distribuzione attuale e come questa potrà variare in futuro in conseguenza degli effetti dei cambiamenti climatici. Questo carabide è infatti una specie cosiddetta stenoendemica, dunque ha un areale di presenza attualmente già molto ristretto, e limitato a poche aree d’alta quota all’interno delle Zone Speciali di Conservazione gestite dall’Ente Alpi Cozie. La distribuzione geografica limitata e la specializzazione per la vita in un ambiente molto selettivo lo rendono particolarmente vulnerabile al rischio di estinzione. A ciò occorre inoltre aggiungere la grande minaccia che incombe su tutta la biodiversità, ma specialmente su quella alpina, cioè l’aumento delle temperature medie come conseguenza dei cambiamenti climatici globali, che negli ultimi 100 anni è risultato essere circa il doppio sull’arco alpino, rispetto alle aree di pianura.

Durante lo studio, Carabus cychroides è stato ricercato nelle zone di presenza note all’interno del suo habitat elettivo, soprattutto pascoli rocciosi e bordi di nevai; quando individuato, ogni individuo è stato georiferito con GPS, fotografato e immediatamente rilasciato, per non intaccare le possibilità di sopravvivenza di popolazioni già molto esigue. Contemporaneamente, dato che la distribuzione di una specie stenoendemica non può essere correttamente valutata utilizzando i modelli climatici disponibili online, che prendono in considerazione aree molto vaste, sono stati distribuiti sul territorio potenzialmente occupabile dal carabo 21 sensori (data-loggers), il cui compito era la registrazione della temperatura dell’aria al suolo, dunque il più vicino possibile ai micro-rifugi utilizzati dalla specie, e con una risoluzione molto elevata, poiché misurata a scala locale. La temperatura, l’uso del suolo e la litologia hanno costituito il set di variabili su cui è stato costruito il modello di distribuzione di Carabus cychroides, insieme ai dati di presenza.

Infine, per stimare la potenziale variazione del range di distribuzione geografica come effetto dei cambiamenti climatici, il modello è stato proiettato al futuro secondo due differenti ipotetici scenari di emissione previsti dal quinto report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organismo intergovernativo che si occupa di fornire ai responsabili politici delle valutazioni scientifiche periodiche sul cambiamento climatico. In entrambi gli scenari, Carabus cychroides perderà aree idonee per la sua sopravvivenza, a causa del progressivo innalzamento altitudinale del suo optimum termico, e della frammentazione e isolamento sempre più accentuati tra le singole popolazioni, fino a rischiare, nell’ipotesi più pessimistica, l’estinzione totale entro la fine del XXI secolo. A ulteriore conferma di questo trend negativo, si è osservato che già oggi la specie risulta essere salita di quota rispetto a quanto indicato dai dati storici.

Quanto previsto per Carabus cychroides è un futuro sempre più probabile per molte specie, soprattutto di ambiente alpino. Occorre dunque porre particolare attenzione alla sua salvaguardia e fare di tutto perché il destino qui scritto non si compia.

Foto Luca Anselmo

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