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Chorthippus brunneus brunneus Photo credit Luca Anselmo

Biodiversità e ricerca: l'esperienza di Luca Anselmo

Ente Parchi Alpi Cozie

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Le Valli delle aree protette delle Alpi Cozie sono estremamente ricche di biodiversità.
Dai boschi ombrosi dei Parchi Orsiera Rocciavrè e Gran Bosco di Salbertrand ai versanti soleggiati e aridi delle Oasi xerotermiche della Valle di Susa, l'ampia differenza di condizioni di temperatura ed umidità può dare vita ad habitat eccezionalmente diversi nell’arco di una manciata di chilometri quadrati. Caso più unico che raro, le ripide pendici del Rocciamelone accolgono in poche migliaia di metri di distanza specie mediterranee e specie steppiche, specie d'alta quota e artiche. Il risultato è una grande biodiversità, con la presenza di circa 2000 specie vegetali, 7 grandi mammiferi tra cui 6 specie di ungulati e un superpredatore, il lupo, 130 specie di uccelli, più di 400 specie di insetti, 21 specie di rettili e anfibi e 20 specie di pesci.
La Valle di Susa poi, per quanto fortemente antropizzata, concentra un'eccezionale varietà biologica e, forse proprio per la vicinanza con Torino e la comodità per raggiungerla, è sempre stata molto studiata, fin dai secoli scorsi. Ancora oggi è protagonista di molti ritrovamenti, in alcuni casi nuove specie, in altri riconferme dalla presenza di specie date per scomparse, non solo vegetali come nel caso di alcune orchidee (su 55 specie in Piemonte, 45 si trovano in Valle di Susa, in alcune zone, dov'erano date per estinte, ritrovate di recente), ma anche animali, soprattutto invertebrati.
 
Luca Anselmo, giovane forestale e biologo valsusino, guida dei Parchi Alpi Cozie, grande conoscitore del territorio e instancabile ricercatore, sempre all'inseguimento di specie rare, spesso minacciate dalla distruzione degli habitat e di interesse comunitario in base alle Direttive europee, non la smette mai di sorprenderci!
Con rigore scientifico, negli ultimi anni ha studiato e ritrovato in Valle di Susa esemplari di specie dichiarate estinte. Nel 2015 segnalava la presenza nel versante Valsusino del Parco Orsiera Rocciavrè della rara Lucertola vivipara, Zootoca vivipara (Jacquin, 1787). Nel 2017 studiava nelle Oasi Xerotermiche della Valle di Susa la Saga pedo, ortottero tra i più grandi insetti europei, strettamente legato al clima mediterraneo e individuava in Val Clarea la rara farfalla Zerynthia polyxena la cui sopravvivenza è strettamente legata a
piante del genere Aristolochia, nutrici dei suoi bruchi, a rischio in Piemonte a causa della rarefazione degli habitat.
Nel 2019 su incarico dei Parchi Alpi Cozie, nell'ambito degli studi scientifici propedeutici alla stesura del Piano di Gestione per la Zona Speciale di Conservazione “Val Troncea”, segnalava il ritrovamento del Carabus cychroides, coleottero dai lucenti riflessi particolarmente ricercato dai collezionisti. L'animale, riconosciuto come specie di particolare interesse conservazionistico, non gode attualmente di alcuna forma di tutela a livello nazionale o europeo e per questo motivo l'Ente Parco ne ha prontamente imposto il divieto di raccolta, cattura e uccisione e di danneggiamento dei siti di rifugio della specie all'interno dei propri confini.

Nell'estate 2020 Luca si è dedicato allo studio degli ortotteri (ordine a cui appartengono grilli e cavallette) e sono freschi di pubblicazione due suoi nuovi articoli scientifici.
Il 15 novembre sulla rivista scientifica Fragmenta Entomologica è stata pubblicata una sua recente ricerca relativa al ritrovamento di un particolare ortottero, Arcyptera alzonai, specie italiana endemica la cui biologia è poco conosciuta. Alcuni individui sono stati individuati in un piccolo sito nella zona di Bardonecchia, dove non era più stata documentata dal 1946. Gli esemplari sono stati riconosciuti grazie al canto, che per questo ordine di insetti rappresenta un vero e proprio documento di identità, che era fino ad ora sconosciuto e che ha sollevato alcuni dubbi circa la tassonomia. Clicca qui per scaricare l'articolo scientifico
È infine del 30 novembre 2020 la prestigiosa pubblicazione sulla rivista Journal of Natural History di uno studio autofinanziato effettuato negli scorsi inverni nell'oasi xerotermica di Foresto che documenta la presenza di Ortotteri attivi in inverno. Per due anni consecutivi sono state censite quattro specie, due delle quali (Pezotettix giornae e Chorthippus brunneus brunneus) non erano mai state segnalate prima come svernanti allo stadio adulto nelle Alpi italiane e una (
Tetrix depressa) è stata monitorata per la prima volta nell'area. Questo studio ha l'obiettivo di migliorare le conoscenze sull'ecologia degli insetti per la loro futura conservazione e per una migliore interpretazione degli effetti del cambiamento climatico. Gli ortotteri, infatti, sembrano essere buoni indicatori del riscaldamento globale e nei prossimi anni, sulla base dei dati attuali, sarà possibile fare dei confronti e valutare se e in che modo i cambiamenti del clima a cui stiamo assistendo potranno interferire su queste specie e più in generale sulle comunità di ortotteri delle Alpi. Clicca qui per scaricare l'articolo scientifico

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