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Importanza paletnologica del Parco Orsiera Rocciavrè

Orsiera Rocciavré

archeologiaincisioni rupestriPronaturaGruppo Archeologico Torinese

Abbiamo celebrato sabato 30 maggio il quarantesimo compleanno del Parco Orsiera Rocciavrè e domenica 31 maggio la Giornata delle miniere italiane grazie ad un contributo dell'Associazione culturale "Il patrimonio storico-ambientale" di Torino - AIPSAM  che riunisce studiosi e professionisti di discipline storico-archeologiche e geologico-naturalistiche.

Proprio in tale occasione Maurizio Rossi, archeologo, Presidente dell'Associazione: “Il patrimonio storico-ambientale”, Direttore e Conservatore del Museo Civico Alpino «Arnaldo Tazzetti» (Usseglio), Direttore scientifico di "Antropologia Alpina" Centro per la Ricerca e la Documentazione in Scienze Umane (Torino) ha messo a disposizione un interessante articolo, pubblicato sul notiziario di Pro Natura nel Luglio 1976, dal titolo "Importanza paletnologica delle zone comprese nel costituendo parco naturale Orsiera-Rocciavré" a cura di Maurizio Rossi e Paola Micheletta.

Era il 1976, il piano dei parchi e delle riserve naturali del Piemonte, ormai pronto, era in attesa di essere esaminato ed approvato dal Consiglio regionale e Pro Natura spingeva perchè venisse istituita l'area protetta dell'Orsiera. Sul numero di luglio-agosto del notiziario pubblicava un articolo di due giovani archeologi che evidenziava come l'istituzione del Parco Orsiera Rocciavrè fosse importante e giustificata non solo per gli aspetti ecologici e storico ambientali dell'area ma anche per il suo valore paletnologico.

Le ricerche del Gruppo Archeologico Torinese avevano infatti portato alla scoperta di numerose incisioni rupestri di tipologia varia, dalle coppelle a figure cruciformi, attribuite a un periodo storico che andava dal Neolitico finale (circa 2200 a. C.) all'epoca della romanizzazione e anche oltre, soprattutto concentrate lungo il corso del torrente Gravio, in comune di San Giorio, ma pure presso la Certosa di Banda, in comune di Villar Focchiardo, a Mattie e in Val Chisone nelle vicinanze del Gran Faetto.

Proprio nei pressi del Rifugio Geat Valgravio era segnalata una "roccia eclogitica istoriata mediante ben venti figure cruciformi, semplici o variamente articolate, sette coppelle di dimensioni ridotte, di cui due unite tramite canaletto, un canaletto serpeggiante, oltre una scritta chiaramente moderna".
La parete incisa, schedata successivamente nella Carta Archeologica del Piemonte, è visibile ancora oggi sotto il rifugio: rivolta a nord, presenta principalmente grosse croci, spesso unite per il braccio orizzontale; molto interessanti le tre croci ramificate, di cui quella centrale, ha tre ulteriori crocette sulle estremità delle ramificazioni.
Al centro compare una fenditura segno di tentativo di scasso o distruzione.
Già all'epoca, Pronatura evidenziava come l'istituzione del Parco avrebbe potuto servire a proteggere e valorizzare il ricco patrimonio archeologico del territorio.

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Allegato: 006-Importanza_paletnologica_costituendo_parco_Orsiera-Rocciavr___1976.pdf

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