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Frame da video di foto-trappola

Bilancio del contenimento lupi ibridi in Val Susa

Ente Parchi Alpi Cozie Orsiera Rocciavré

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Nel mese di aprile 2023, si è conclusa senza esito la seconda finestra di neutralizzazione riproduttiva del branco di ibridi lupo-cane insediatosi nel territorio della bassa Valle di Susa, in provincia di Torino. Dopo che a inizio 2020 era stato individuato nel Parco naturale Orsiera Rocciavré un lupo alfa dal manto insolitamente chiaro, ribattezzato Biondo, e le successive analisi effettuate sulle sue fatte avevano individuato tracce genetiche che certificavano l’incrocio con un cane, l'ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie ha avviato un progetto volto al contenimento della diffusione dei lupi ibridi attraverso la loro cattura e infertilizzazione.

Lo scorso mese di ottobre, la prima sessione di intervento aveva permesso di operare e rimettere in libertà il giovane Benny, un cucciolo del Biondo caratterizzato da fenotipo tipico ma genetica ibrida. Purtroppo, il secondo periodo di operazioni, condotto ad aprile 2023 con la collaborazione della Città Metropolitana di Torino, dell’Università di Torino, del Centro Animali Non Convenzionali e del Comune di Villar Focchiardo non ha dato risultati positivi.

«L’obiettivo del lavoro – racconta Luca Marello, nuovo direttore dei Parchi delle Alpi Cozie – era catturare il Biondo, cioè l’ibrido lupo-cane che da qualche anno ha costituito una coppia riproduttiva con una lupa pura generando prole incrociata. Dopo le prime due sessioni non siamo ancora riusciti nell’intento ma devo ammettere che il bilancio complessivo del progetto non è del tutto negativo. Le risorse investite nella formazione delle squadre di cattura e nel monitoraggio di quel branco specifico sono state importanti, ma sono sicuro che torneranno utili in futuro perché abbiamo costituito una squadra multidisciplinare che continuerà a operare all’interno del progetto e sarà anche in grado di intervenire tempestivamente in molteplici attività scientifiche, non solo relative al lupo. Allo stesso modo, la rete di relazioni costruita con l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente che ha autorizzato le operazioni e gli altri enti con cui abbiamo collaborato in grande armonia torneranno sicuramente utili nelle prossime finestre di cattura e per risolvere altre problematiche gestionali sul territorio. Lo spirito costruttivo che ha accompagnato le analisi su quanto fatto finora è il segnale più importante per proseguire questo fondamentale lavoro finalizzato al contenimento del fenomeno di ibridazione del lupo e alla conservazione degli equilibri ecologici dell'ambiente in generale».

L’ibridazione, infatti, è considerata la principale minaccia per la protezione del lupo e la gestione della specie in Italia anche dal progetto LIFE WolfAlps EU che sta sostenendo una serie di iniziative in ambito alpino per contrastare gli incroci tra il selvatico e i cani cercando di impedirne la diffusione.

«Oltre alla proficua collaborazione nelle attività di monitoraggio e gestione del lupo – affermano dalla Città Metropolitana di Torinoche il nostro ente svolge in collaborazione con i Parchi delle Alpi Cozie in seno al LIFE WolfAlps EU di cui siamo entrambi partner, le operazioni di cattura degli ibridi hanno consentito un ulteriore scambio di esperienze e di professionalità in grado di rendere sempre più efficiente ed efficace il nostro lavoro. Le competenze maturate finora in ambito alpino si stanno dimostrando particolarmente efficaci nel contrastare le difficoltà di coesistenza tra predatori e attività umane nelle aree di collina e pianura dove la recente espansione dei lupi sta creando nuove problematiche».

La gestione degli ibridi lupo-cane e dei grandi predatori in generale non può prescindere dalla stretta collaborazione di varie componenti e specificità tecniche, logistiche e scientifiche che durante i tentativi di cattura si sono coordinati in maniera ottimale.

«Nelle operazioni di questo genere, ogni tentativo è importante – si inserisce Francesca Marucco, docente dell’Università di Torino e coordinatrice scientifica degli interventi di cattura – perché consente di maturare esperienze nuove e di favorire l’affiatamento del personale coinvolto. D’altronde sappiamo da altri esperimenti già effettuati altrove che catturare un lupo è un’operazione molto complessa e dagli esiti estremamente incerti legati al carattere molto schivo della specie. Il fallimento è da mettere in conto, ma deve essere la base da cui ripartire per i tentativi seguenti».

Fondamentale ai fini della buona riuscita del progetto è anche la disponibilità di un’equipe veterinaria in grado di intervenire sul campo nel momento della prima manipolazione e del trasporto a valle dei soggetti catturati.

«L’intervento su Benny ci ha permesso di verificare una capacità di intervento entro mezz’ora dall’attivazione dei sistemi di allarme, tale da minimizzare i tempi necessari al contenimento farmacologico dell’animale target e consentire la gestione tempestiva di eventuali imprevisti», ricorda Luca Rossi, docente dell’Università di Torino, che ha avuto il compito di reclutare e successivamente coordinare i tre veterinari liberi professionisti che, nelle operazioni sin qui svolte, hanno garantito una presenza continua e qualificata in vicinanza dei siti di cattura.

L’effettiva neutralizzazione riproduttiva degli ibridi, infine, è un compito che è stato affidato al Centro Animali Non Convenzionali, struttura assistenziale dell’Università di Torino con sede a Grugliasco che è concretamente intervenuto nel caso di Benny con l’operazione di infertilizzazione e ha messo a disposizione in entrambi i periodi di cattura la propria unità chirurgica mobile.

«Non è certo la prima volta che la nostra equipe – conclude Mitzy Mauthe del CANCinterviene chirurgicamente su dei lupi, ma indubbiamente non si era mai trovata a doversi coordinare con così tanti attori di estrazione differente: questa situazione avrebbe potuto essere un problema perché spesso le tempistiche tecniche possono voler significare il successo o meno di un intervento. Le componenti di questa complessa macchina, seppur di provenienza diversa, si sono invece ingranati perfettamente e, in maniera fluida, hanno portato all’ottimo risultato ottenuto con Benny che, dopo la captivazione e la chirurgia, si è ricongiunto al suo branco. Siamo fiduciosi che la coordinazione tra parti ottenuta possa essere riapplicata con successo nei prossimi tentativi di cattura».

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