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Photo credit Camille Mermillon

Il lungo viaggio dei Culbianchi verso le Alpi

Val Troncea

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Dopo essere partiti da molto lontano, da territori posti a sud del deserto del Sahara dove hanno trascorso l’inverno, stanno arrivando in questi giorni i culbianchi. Dopo un lungo viaggio sono nuovamente in Europa, da cui alla fine dell’estate ripartiranno con i giovani nati per tornare verso il Sudafrica.

Si tratta di una migrazione molto impegnativa che riguarda diverse specie di uccelli che in estate troviamo sulle nostre montagne. Sono i cosiddetti migratori a lungo raggio o “transahariani” perché devono attraversare anche il deserto del Sahara, primo grande ostacolo lungo il viaggio di ritorno verso i luoghi di riproduzione.
Fra queste specie, una delle più rappresentative è sicuramente il Culbianco che nel nostro paese torna a nidificare non solo sulle Alpi, ma anche sugli Appennini e sui rilievi di Sicilia e Sardegna, con popolazioni che raggiungono anche l’estremo nord dell’Europa. Quelle che occupano le aree più settentrionali in Alaska orientale, ripartiranno a fine estate compiendo un lunghissimo percorso a ritroso rispetto la migrazione primaverile, attraversando la Siberia, l’Asia centrale e facendo rotta verso sud ovest la Penisola Arabica fino all’Africa Orientale per poi proseguire verso il Sudafrica: un incredibile viaggio di oltre 30.000 chilometri in un anno!
Sulle Alpi i Culbianchi occupano territori in quota, prediligendo zone aperte e ben esposte come praterie e pascoli caratterizzati da massi ed affioramenti rocciosi dove i maschi, che arrivano sui siti di riproduzione qualche giorno prima delle femmine, si posizionano per delimitare i territori. La differenza fra i sessi è marcata, soprattutto nel periodo riproduttivo: il maschio ha la testa e il groppone grigi, sopracciglio bianco che contrasta con una mascherina nera che attraversa l’occhio e ali nere. Le femmine tendono al colore bruno nelle varie stagioni, con disegni sul capo molto meno evidenti e i giovani dell’anno assomigliano molto alle femmine.

I cambiamenti climatici in corso stanno modificando sensibilmente l’ambiente alpino, con un innalzamento altitudinale del limite del bosco e un conseguente restringimento dei territori favorevoli alla nidificazione non solo dei Culbianchi, ma anche di altre specie che fanno i nidi a terra come Spioncelli e Passere scopaiole. È dunque importante studiare a fondo queste specie per prevedere efficaci interventi gestionali che ne garantiscano la conservazione: questo lo scopo del progetto triennale di dottorato di ricerca della dott.ssa Martha Maria Sander che si svolge nel Parco naturale Val Troncea, promosso dal Dipartimento di Scienze della vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino e sostenuto dall’Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie, e che vede coinvolti ricercatori di varia nazionalità coordinati dal prof. Dan E. Chamberlain. Lo scopo del progetto è quello di acquisire un’approfondita conoscenza del ciclo vitale dei Culbianchi e confrontare le nicchie ecologiche occupate al momento dell’arrivo sull’arco alpino e quelle successivamente utilizzate in fase riproduttiva in modo da comprendere quali siano i fattori che determinano la scelta dell’habitat e l’occupazione dei territori. Vengono studiati accuratamente i siti di nidificazione e mappati i nidi, e quindi i singoli individui sono marcati con la tecnica dell’inanellamento a scopo scientifico in modo da renderli riconoscibili e poter ricostruire la loro storia una volta ricatturati, stimare il tasso di sopravvivenza ed il successo riproduttivo. Infine alcuni soggetti adulti sono dotati di geolocators, strumenti che permettono di registrare dati georeferenziati durante il viaggio migratorio e l’esatta localizzazione dei siti di svernamento.
Un bagaglio di conoscenze molto importante per la conservazione di questo affascinante migratore che ogni anno, dopo un viaggio estenuante e avventuroso, torna ad arricchire le nostre praterie alpine coi suoi voli eleganti, intercalati a rapide soste sulle pietre e i massi che delimitano i confini del temporaneo, piccolo regno di ogni coppia.

Habitat tipici del culbianco nel Parco naturale val Troncea. Photo Domenico Rosselli

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