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River shrimp

The guardian of the clear waters

IUCN Conservation status:

EN - Endangered

EN - Endangered

info

Classification:

Common name: river prawn

Kingdom: Animalia

Phylum: Arthropoda

Class: Malacostraca

Order: Decapoda

Family: Astacidae

Genus: Austropotamobius

Species: Austropotamobius pallipes complex

Habitat:

According to the ISPRA report 194/2014, the species (A. pallipes s.l.) is "widely distributed in the pre-Alpine belt and in the waterways of the northern Apennines," and its presence in the Western Alps is confirmed, but with "relict" populations that are often highly fragmented. In the Protected Areas of the Cozie Alps, it is found exclusively in the Natural Park of the Avigliana Lakes.

Il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes complex) è uno degli abitanti più discreti e preziosi dei nostri corsi d’acqua. Di colore bruno-olivastro, con la parte inferiore delle chele più chiara, da cui il nome latino pallipes (“piedi chiari”), ha un aspetto inconfondibile: corpo robusto, segmentato, due grandi chele anteriori e un addome che termina con un ampio ventaglio caudale, il quale gli consente rapidi movimenti all’indietro in caso di fuga. Gli adulti raggiungono in genere gli 8–12 centimetri di lunghezza, e si muovono con cautela lungo i fondali ghiaiosi e rocciosi dei torrenti.

Tassonomia

Sul territorio italiano il gambero di fiume appartiene a un complesso di specie composto prevalentemente da Austropotamobius pallipes, presente prevalentemente in Liguria occidentale e nel Piemonte meridionale, e Austropotamobius italicus, diffuso nel resto della penisola. Poiché le due specie si possono confondere facilmente sul campo e la loro distinzione più essere fatta solamente con analisi genetica, al momento non esiste un’esaustiva e definitiva conoscenza della loro reale distribuzione, dunque in ambito scientifico si utilizza la dizione conservativa Austropotamobius pallipes complex. 

Habitat e stile di vita

Il gambero di fiume è una specie estremamente esigente in fatto di habitat. Vive soltanto in acque dolci limpide, fredde e ben ossigenate: torrenti di montagna, ruscelli, canali e piccole sorgenti che mantengono una temperatura costante e una buona copertura vegetale. Predilige i fondali con ghiaia, ciottoli e massi sotto i quali scava piccole tane o sfrutta cavità naturali come rifugi. Questi nascondigli sono essenziali per proteggersi dai predatori, dai forti flussi d’acqua e dalle variazioni di temperatura. Durante il giorno il gambero tende a rimanere al riparo, mentre nelle ore crepuscolari e notturne esce per alimentarsi.

Alimentazione e ruolo ecologico

Specie onnivora, l'Austropotamobius pallipes varia la sua dieta a seconda della tipologia di corso d’acqua, della stagione e della disponibilità di risorse: si nutre principalmente di invertebrati acquatici e cadaveri di pesci e altri animali, ma anche di elementi vegetali come alghe, macrofite, semi e resti di frutta, contribuendo in tal modo al ricircolo dei nutrienti nell’ecosistema acquatico. Il gambero di fiume svolge quindi un ruolo ecologico di primo piano: è al tempo stesso spazzino e preda, anello fondamentale della rete alimentare fluviale.

Distribuzione e presenza locale

La specie è originaria dell’Europa occidentale e meridionale, con popolazioni che si estendono dalla Penisola Iberica fino ai Balcani. Si trova anche in Irlanda e nel Regno Unito, ma in queste isole è stato traslocato in epoca medioevale dai monaci francesi, che ne apprezzavano molto la carne. In Italia era un tempo diffusa in quasi tutti i bacini idrografici, ma oggi la sua distribuzione è fortemente frammentata. Le popolazioni residue sopravvivono soprattutto nelle regioni alpine e appenniniche, dove la qualità delle acque è ancora elevata. Il Nord-Ovest italiano, comprese le Alpi Cozie, rappresenta un’area di particolare importanza conservazionistica: qui resistono nuclei relitti di gambero autoctono, preziosi testimoni della naturalità degli ambienti fluviali di montagna.

Riproduzione e ciclo vitale

La riproduzione avviene in autunno, quando i maschi si affrontano per conquistare le femmine. Dopo la fecondazione, la femmina trattiene le uova fecondate sotto l’addome per tutto l’inverno grazie ai pleopodi, appendici articolate presenti su ciascun segmento addominale. Le piccole larve si schiudono in primavera e restano per alcune settimane attaccate al corpo materno fino a quando, divenute indipendenti, iniziano la loro vita bentonica. La crescita è lenta e la maturità sessuale viene raggiunta solo dopo uno o più anni, a seconda della temperatura dell’acqua e della disponibilità di cibo. La longevità può superare i dieci anni, un’età notevole per un crostaceo d’acqua dolce.

Accrescimento e muta

Come tutti i crostacei, il gambero di fiume cresce attraverso un processo di mute periodiche (detto ecdisi), durante le quali abbandona l’esoscheletro rigido che non può espandersi. Nei primi anni di vita le mute sono frequenti – anche una decina all’anno – mentre negli adulti si riducono a una o due, soprattutto in estate, quando la temperatura dell’acqua favorisce l’attività metabolica. Subito dopo la muta, il nuovo esoscheletro è molle e il gambero resta nascosto per alcuni giorni, finché la cuticola non si indurisce grazie alla deposizione di carbonato di calcio. Ogni muta rappresenta un momento delicato, poiché il rischio di predazione è elevato e un errore nel distacco del vecchio carapace può risultare fatale, ma l’ecdisi offre a questi animali anche l’opportunità di riparare danni all’esoscheletro e rigenerare appendici e arti persi in occasione di tentativi di predazione o di conflitti intraspecifici.

Minacce e declino

Negli ultimi decenni il gambero di fiume è andato incontro a un drammatico declino in tutta Europa. La principale minaccia è rappresentata dalla peste dei gamberi, una malattia causata dal fungo Aphanomyces astaci, originario del Nord America. Le specie aliene introdotte – come il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) o il gambero segnato (Pacifastacus leniusculus) – sono portatrici sane del patogeno e competono con il nostro gambero per spazio e risorse, trasmettendogli un’infezione sempre letale.
A queste pressioni biologiche si sommano le alterazioni ambientali: inquinamento, captazioni idriche, cementificazione degli alvei, frammentazione dei corsi d’acqua e perdita delle fasce ripariali ombreggianti. Anche piccole variazioni di temperatura o concentrazione di ossigeno possono compromettere la sopravvivenza delle popolazioni.

Conservazione e progetti in corso

A causa dell’insieme di queste minacce, l'Austropotamobius pallipes è oggi classificato come “Endangered” (a rischio estinzione) a livello globale nella Lista Rossa IUCN. In molti paesi europei, compresa l’Italia, è oggetto di specifici programmi di conservazione. Le azioni più efficaci puntano su tre fronti: miglioramento della qualità delle acque, tutela delle popolazioni residue e prevenzione dell’introduzione di specie esotiche.
Negli ultimi anni sono stati avviati diversi progetti di ricerca e conservazione che includono monitoraggi genetici, riproduzioni in cattività per eventuali reintroduzioni e interventi di riqualificazione fluviale. Nelle Alpi occidentali si stanno individuando vere e proprie “aree rifugio”, dove il gambero autoctono può sopravvivere in condizioni di sicurezza e fungere da serbatoio genetico per la futura ricostituzione delle popolazioni.

Un indicatore di buona qualità delle acque

La presenza del gambero di fiume in un torrente è un segnale inequivocabile di buona qualità ambientale. Dove sopravvive, l’acqua è limpida, il fondale è integro, l’ambiente è stabile e poco inquinato. Per questo motivo la sua tutela coincide con la difesa dell’intero ecosistema fluviale: proteggere l'Austropotamobius pallipes significa garantire la salute delle acque e la sopravvivenza di molte altre specie acquatiche, dai macroinvertebrati ai pesci.