Ultimo aggiornamento: Jan. 16, 2024
Ogni prateria, a seconda dell'altitudine, dell'esposizione, delle caratteristiche fisiche e chimiche del suolo e microclimatiche dell'area in cui si trova, ospita una popolazione di piante diversa per tipo e frequenza delle specie che la compongono.
Ad alta quota sulle creste ventose le piante sono soggette a forti sbalzi termici diurni e stagionali. Durante la stagione invernale infatti il freddo non è mitigato dalla copertura nevosa che si mantiene per un tempo limitato, in quanto spazzata dai forti venti; in estate l'insolazione è elevata e si verificano frequentemente condizioni di siccità ed elevata temperatura. In questo ambiente si sviluppa l'Elineto, una prateria che deve il proprio nome alla presenza di una piccola Ciperacea dall'aspetto poco appariscente: l'Elina (Elyna myosuroides). Nell'Elineto si trovano frequentemente le specie basifile dei detriti calcarei come Linaria alpina e Silene vulgaris; si incontrano inoltre numerosi Carici: Carex rupestris, Carex atrata e Carex rosae.
La tipica prateria pioniera nel Parco Naturale è il Curvuleto. Legato a substrato siliceo o acido, si presenta come un tappeto fitto e denso di erbe non molto alte tra cui domina la Carice curvula (Carex curvula). I popolamenti sono ben riconoscibili verso fine agosto, quando le foglie della carice si incurvano ed ingialliscono, dando un colore ocraceo uniforme alle pendici che ricoprono. In questa prateria è frequente trovare i cuscinetti di Silene acaulis e cespi di Juncus jaquinii, sono inoltre comuni Leontodon helveticus, Viola calcarata, Gentiana kochiana, Nigritella nigra, Trifolium alpinum, Geum montanum e molte altre.
Dove il contenuto di calcio nel suolo è più elevato o il processo di acidificazione è più lento, come ad esempio su pendii ripidi vicino ad affioramenti rocciosi, si afferma il Seslerieto-sempervireto. Questa è una prateria molto ricca di specie perché il substrato è un mosaico di zone più o meno umide e più o meno abbondanti di calcio. Le due piante che la caratterizzano sono la Sesleria varia e il Carex sempervirens; assieme ad esse si trovano la Stella alpina (Leontopodium alpinum), i Semprevivi (Sempervivum montanum, S. tectorum, S. arachnoideum), l'Eliantemo (Helianthemum oelandicum), la Potentila (Potentilla tabernae-montani), l'Anthyllis vulneraria, la Prunella (Prunella grandiflora), le Pedicularis (Pedicularis rosae, P. verticillata).
Sulle pendici meno soleggiate, esposte e Nord, il Seslerieto è sostituito dal Cariceto a Carex ferruginea. In ambiente fresco, nelle conche delle praterie alpine, vivono Festuca violacea e Trifolium thalii; queste specie si accompagnano spesso a quelle delle vallette nivali e la loro presenza indica l'inizio di un processo di acidificazione di un suolo ricco di carbonati.
A quota inferiore, dove il terreno è profondo e ricco di sostanza organica, si diffonde la Genziana maggiore (Gentiana lutea), la cui radice contenente un principio amaro, è stata sottoposta a raccolte indiscriminate per usarla in liquoreria.
Sulle pendici soleggiate, ripide e pietrose si afferma la Festuca varia, i cui grossi cespi risaltano nelle praterie per il caratteristico colore chiaro, per le lunghe foglie spesso parzialmente secche e per la disposizione a gradoni che caratterizza questo tipo di prateria. Pendici a Festuca varia sono assai diffuse in Val Chisone e soprattutto in Val Sangone, su substrato roccioso siliceo. In ambiente analogo, probabilmente in relazione ad un'irrazionale conduzione del pascolo e all'uso del debbio (incendio delle praterie), si diffonde la Festuca paniculata. Si tratta di una graminacea cespitosa di grande taglia, considerata una infestante dei pascoli.
Ai piedi delle pendici, nei pianori dove il terreno è pianeggiante, profondo e fresco si estendono le Praterie fertili, sfruttate per il pascolo del bestiame. Un pascolo ricco contiene molte erbe buone foraggere, in prevalenza Graminacee accompagnate da Leguminose. La base della cotica erbosa dei pascoli è costituita dalla Festuca rubra, graminacea di un colore verde brillante che forma densi tappeti. Ad essa si associano diverse specie del genere Agrostis sp., il Phleum alpinum, diversi Trifogli (Trifolim repens, T. montanum, T. alpinum), il Ginestrino (Lotus alpinus) e i Denti di leone (Leontodon sp.).
Oltre a queste specie più tipicamente foraggere, si possono individuare alcune piante indicatrici di particolari condizioni ambientali o di sfruttamento. In ambiente secco si trovano il Timo (Thymus serpyllum), il Millefoglio (Achillea millefolium) e la Salvia (Salvia pratensis).
Nei terreni più freschi e ricchi di sostanza organica sono particolarmente abbondanti le Alchemille (Alchemilla vulgaris) ed i Romici (Rumex sp.). Le Ortiche (Urtica dioica) e il Chenopodium bonus-Henricus caratterizzano la flora nitrofila, cioè un gruppo di piante che vivono generalmente presso gli alpeggi e le stalle ed ovunque si verifichi con regolarità l'accumulo di deiezioni o sostanze azotate.
Nei pascoli troppo intensamente utilizzati il suolo subisce un processo di acidificazione molto spinto e riduce drasticamente la propria fertilità. In queste condizioni si afferma il Nardo (Nardus stricta), una graminacea che forma un fitto feltro in cui sopravvivono solo poche specie di taglia ridotta come: Geum montanum, Arnica montana, Trifolium alpinum.