ultimo aggiornamento: 31/03/2021

Il nocciolo: Corylus avellana

Il nocciolo è tra i primi arbusti che già a gennaio si vedono fiorire in montagna. Il primo timido segno della fine dell'inverno.

Essendo tra le prime infiorescenze della nuova stagione, insieme a tarassaco, crochi, bucaneve, costituiscono la prima fonte di sostentamento delle api nei nostri boschi: utili a questi insetti per “far rifornimento” in attesa della fine dell'inverno.

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Appartiene alla famiglia delle Betulaceae. Il suo nome deriva dal greco korys, elmo in riferimento all'involucro erbaceo che ricopre la nocciola che ricopre il frutto e avellana, da Abella (Avellino).

È un arbusto molto comune nei boschi misti di latifoglie, dalla pianura alla montagna. Ha aspetto cespuglioso e grande capacità di emettere nuovi getti dalla ceppaia, poco longevo (60-70 anni) ma a rapida crescita.

Le foglie sono caduche, alterne, semplici, abovate, grossolanamente e doppiamente dentate, acuminate all'apice, tomentose al tatto.

La pianta è monoica e porta fiori unisessuali, maschili e femminili, su parti diverse del rametto.

I fiori maschili sono raccolti in amenti cilindrici e pendenti visibili a fine dell’estate precedente, e passano ibernanti la prima parte della stagione invernale. I fiori femminili sono poco visibili. Si differenziano all’inizio dell’estate, e alla fine di luglio sono già formate “le gemme fiorali”, anche se gli stigmi di color un rosso porpora spunteranno solo a fine inverno.

È un arbusto molto resistente al freddo, ha bisogno di temperature sotto zero sia per uscire dalla dormienza che per fiorire. la fioritura può già iniziare nel mese di dicembre. Tra impollinazione (gennaio, febbraio) e fecondazione (aprile, maggio) intercorrono diversi mesi.

Il frutto, la nocciola, è un achenio globoso, con guscio legnoso, solitario o a gruppi, protetto da un involucro di consistenza fogliacea, irregolarmente dentato. È commestibile e un tempo se ne ricavava un olio alimentare molto pregiato che, con l'olio di noci e l'olio di "marmotte" (ricavato dal più raro Prunus brigantiaca) era diffuso sulle nostre montagne in sostituzione dell'olio di oliva.

il legno di color bianco rosato, è semiduro ed elastico, ma poco durevole, si usa per paleria, cerchi da botte, manici di attrezzi di campagna,piccoli lavori di tornio ed intarsio; il carbone è impiegato nella preparazione della polvere pirica, per carboncini da disegno e come combustibile.