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Photo credit Bruno Usseglio

La siccità, un problema di oggi, un tentativo di risposta nel passato

Orsiera Rocciavré

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Riflessioni e ricerche storiche del guardiaparco Bruno Usseglio

La carenza di precipitazioni è visibile ovunque sul nostro territorio: i versanti risultano privi per la maggior parte del manto nevoso, il ruscellamento non è alimentato dalla neve in fusione ed è facilmente percepibile l’odore di secco che pervade le praterie alpine, anche se con qualche difficoltà, la vegetazione primaverile cerca di far apparire i suoi colori. In questa stagione le conche che ospitano i laghi in quota dovrebbero essere ricolme di neve con disponibilità di acqua. Invece, il lago del Jouglard (circa 2.365 metri s.l.m.) nel territorio del comune di Roure, si presenta, oggi giovedì 24 marzo, con poca neve e il livello dell’acqua pressoché uguale a quello che si riscontrava nel mese di agosto dello scorso anno. Si tratta, infatti, di un invaso non molto profondo e soggetto a un notevole abbassamento di livello fra la primavera e l’estate in caso di mancanza di precipitazioni. Su questo periodo abbiamo provato a sentire le voci dei paesi: qualche anziano del luogo non ricorda un inverno così asciutto. Andando indietro nel tempo gli archivi storici ci testimoniano alcuni momenti simili. La comunità di Pragelato, ad esempio, nell’agosto del 1760, in piena estate e non in primavera, lamenta il rischio di veder perduto ogni genere di raccolto a causa del lungo periodo di siccità, in quel caso protrattosi per circa cinque-sei settimane. Per tentare di placare la collera di Dio, così viene considerata la mancanza di precipitazioni, non rimane altro che affidarsi alle preghiere pubbliche. Si chiede pertanto ai curati di celebrare una novena di benedizione nella quale invocare la pioggia tanto desiderata e necessaria per i raccolti. Per facilitare queste iniziative, viene ribadito che il costo della cera, eventualmente utilizzata per l’illuminazione durante la funzione religiosa, sarà sostenuto dal comune.

Une neuvaine dans chaque Parroisse pour demander a Dieu la pluye”, una novena in ogni parrocchia per richiedere a Dio la pioggia, la ritroviamo dieci anni dopo, il 29 giugno. In questo caso la preoccupazione è doppia, in quanto si teme che la siccità possa favorire il ritorno dell’epidemia fra le bestie a corna. Senza indugi, viene richiesto di celebrare una funzione religiosa in ogni chiesa parrocchiale per domandare a Dio la pioggia desiderata e la preservazione dalle malattie.

Evidentemente, se riproposto, questo rimedio otteneva i suoi risultati, anche se oggi, dobbiamo ammettere, potrebbe suscitare qualche perplessità. I cambiamenti climatici a cui sempre più assistiamo, li possiamo ancora attribuire esclusivamente, come un tempo, alla collera di Dio?

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