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Photo credit Bruno Usseglio

Una salita d'altri tempi: Punta Ramiere

Ente Parchi Alpi Cozie

ricerche storiche

Dalle ricerche storiche del guardiaparco Bruno Usseglio...

Antonio Chiavero, socio del CAI di Torino, ci ha lasciato una descrizione sintetica di una sua salita alla punta Ramière (Bric Froid per i francesi) avvenuta nel settembre del 1893: «Alle 2,40 antimeridiane dell’8 settembre scorso scendevo alla stazione di Oulx; messomi subito in marcia in 1 ora e tre quarti giunsi a Cesana e mezz’ora dopo a Bousson (1.434 m.). Poco oltre il ponte sul Thures si stacca a destra la stretta e ripida strada rotabile che in altra mezz’ora mi condusse al villaggio di Thures (1.700 m.). Fatta colazione, alle 6,45 proseguii sulla comoda mulattiera della valle e tre quarti d’ora dopo ero alla borgata Turras (1.955 m.). Ivi la mulattiera passa sulla sinistra del torrente e continua bella fino ad un primo ponticello, dopo il quale esiste solo ben tracciata sulla carta, perché non si trova più che un piccolo sentiero che a tratti si perde, dapprima fra campi di pietrame, poi fra le zolle di interminabili pascoli. Comunque, la direzione è facile a tenersi e comodo il camminare. Il colle Turras (2.809 m.) sta in faccia a chi sale, ed io dirigendomi giunsi al terzo ponticello che erano le 8,45. più oltre, quando mi parve tempo, lasciai a destra il sentiero del colle e infilai un breve valloncino fra la costale di confine a destra e un piccolo contrafforte a sinistra. A un dato punto ne abbandonai il fondo piegando a sinistra per superare la forte pendenza di sterpi e detriti che porta in breve sulla cresta del contrafforte. Percorsone buon tratto, in direzione norde, girai a destra uno spuntone di massi infranti, salii un ripidissimo ma corto pendio di mobilissimi detriti, traversai a mezza costa una falda di massi sparsi e giunsi così su un piccolo piano dove il contrafforte viene a congiungersi alla cresta di confine. Di qui alla sommità non è più che una sola china assai ripida, tutta coperta di grossi e piccoli frantumi di roccia. Volgendo quasi sempre un po’ a sinistra, e cercando il terreno più stabile presi a salire questa lunga china, e finalmente alle 11,15 toccai l’ometto della punta Ramière. Da Cesana avevo impiegato ore 5 e tre quarti di pura marcia, sebbene la Guida delle Alpi Occidentali ne assegni 9 o 10, con evidente esagerazione si vede. Il cielo andava coprendosi di nubi da molte parti, non pertanto la veduta era ancora discreta e mi potei fare l’idea di quel che si potrebbe ammirare in una splendida giornata. dev’essere un panorama di prim’ordine. Per intanto io mi trovai soddisfattissimo, massime per aver salito questa bella montagna da solo, e in meno tempo di quanto credevo». Antonio Chiavero, dopo essersi fermato circa un’ora sulla cima, alle 12,15 inizia la discesa raggiungendo Cesana alle 15,50. Arrivato ad Oulx, prende il treno delle 18,25 che lo riporta a Torino, «In meno di 24 ore da quando n’ero partito».

Un altro alpinista, nel 1900, proverà a ripetere questa performance, ecco il suo commento: «Contavo su d’una marcia effettiva di ore 5,45 da Cesana per raggiungere il vertice, come dall’orario del collega Antonio Chiavero, che salì nel 1893 tutto solo a quella cima. Egli, allenato, certamente poté guadagnare molto tempo in salita, ma a mio giudizio le ore 5,45 del Chiavero, dal piede veloce, non si potrebbe adottare come orario usuale di salita. Si calcolino invece ore 7,30 effettive, con partenza da Cesana».

Per saperne di più: Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1893 e 1900.

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