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Photo credit Elisa Ramassa

Anno 2020: Progetto "Distribuzione geografica di zecche ixodidae e di agenti patogeni emergenti trasmessi da zecche in Alta Val di Susa"

Ente Parchi Alpi Cozie

tickzecchefacoltà di veterinariauniversità degli studi di torino

Anche nel 2020, malgrado le difficoltà dovute alla pandemia, è proseguito il progetto "Distribuzione geografica di zecche ixodidae e di agenti patogeni emergenti trasmessi da zecche in Alta Val di Susa" condotto dalla Facoltà di Veterinaria dell'Università degli Studi di Torino in collaborazione con il personale di vigilanza del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, finanziato grazie al 5x1000 raccolto per la Ricerca Scientifica dei Parchi Alpi Cozie.

Una ricerca importante che documenta e monitora l'espansione delle zecche dure del genere Ixodes sul territorio dell'Alta Valle di Susa accompagnata da sempre più frequenti segnalazioni di patologie trasmesse come la Borreliosi di Lyme.

Quest'anno, alla tradizionale tecnica di campionamento del dragging, che consiste nel trascinare sul terreno un telo bianco per raccogliere le zecche sfruttando il loro tipico comportamento di rimanere in agguato sugli steli d'erba in attesa del passaggio di un ospite a cui aggrapparsi, si è aggiunta la tecnica del walking, che intercetta le zecche, soprattutto adulti, che si trovano più in alto e si attaccano direttamente agli indumenti dell'operatore che esegue il dragging (indossando un’apposita tuta bianca) e consente di meglio valutare la probabilità di contatto tra un visitatore e soggetti in cerca d’ospite.

Tra giugno e ottobre sono state fatte 5 uscite sul campo, il campionamento è stato eseguito in 15 siti considerati particolarmente "a rischio" per l'elevata frequentazione turistica.
Dalla relazione finale redatta dalla Dottoressa Laura Tomassone della Facoltà di Veterinaria, apprendiamo che le zecche sono state raccolte in 13 siti sui 15 campionati, e sono risultate presenti in tutto il periodo di raccolta.
Adulti di Ixodes ricinus sono stati trovati in 6 siti, con maggior frequenza a inizio ottobre. Le larve sono state raccolte in 9 siti, con prevalenza a giugno. Le ninfe, che rappresentano lo stadio di sviluppo potenzialmente più pericoloso per la trasmissione di malattie all'uomo, sono state raccolte in 13 dei 15 siti, con una più elevata concentrazione a giugno e da fine agosto a inizio ottobre.
Per quanto riguarda la distribuzione delle zecche per fasce altitudinali, nel 2020 così come nel 2018, è stato trovato Ixodes ricinus (1 ninfa) sopra i 1800 m di quota, nel mese di giugno.

Una notizia confortante emersa dalle indagini sierologiche svolte in parallelo dal ricercatore universitario Aitor Garcia Vozmediano su ungulati selvatici cacciati in alta Valle di Susa, è l’assenza di anticorpi verso il virus dell’encefalite da zecche (TBEV). Questo patogeno, che può causare sintomi nervosi anche gravi e trasmesso da I. ricinus nel nord-est d’Italia, sembra quindi non essere ancora presente in Val di Susa.

Come nel 2019 non sono stati raccolti esemplari di Dermacentor marginatus dalla vegetazione. Sono invece stati trovati su animali selvatici cacciati conferiti al controllo presso la sede del Cato 2 (Comprensorio alpino di Caccia Alta Valle Susa) nell'ambito della ricerca svolta dal Dottor Aitor Garcia Vozmediano confluita in un articolo scientifico, pubblicato il 16 ottobre 2020 su MDPI Veterinary Science e intitolato "Dermacentor marginatus and Dermacentor reticulatus, and Their Infection by SFG Rickettsiae and Francisella-Like Endosymbionts, in Mountain and Periurban Habitats of Northwestern Italy".

La ricerca ha indagato la distribuzione di Dermacentor marginatus e Dermacentor reticulatus, e la loro infezione da agenti patogeni, in habitat montani e periurbani della provincia di Torino. Lo studio, eseguito in Alta Valle di Susa (nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand e zone limitrofe) e presso il Parco del Po torinese ha evidenziato la presenza  di Dermacentor marginatus (endemico nel bacino del Mediterraneo) in entrambe le aree di studio, raccolto su vegetazione e ospiti (uomo e animali). Più preoccupante la presenza di D. reticulatus, specie tipica dell'Europa settentrionale e centrale, per la quale si riteneva che le Alpi potessero rappresentare una barriera nella diffusione verso sud, che è stato trovato su cinghiali dell'area periurbana.

Benchè negli anni si siano dimostrati fondamentali l'approccio multidisciplinare per sviluppare, anche insieme alle Asl e ai medici di base, strategie efficaci per la sorveglianza delle malattie trasmesse dalle zecche e l'informazione al pubblico, nel 2020 non è stato possibile organizzare incontri divulgativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla problematica zecche e malattie trasmesse.

Recentemente, i cambiamenti indotti dall'uomo nel clima e nell'uso del suolo hanno favorito l'espansione geografica delle zecche dure e delle malattie trasmissibili.

Oggi più che mai il monitoraggio, la ricerca, la divulgazione scientifica e la collaborazione con le autorità sanitarie si rendono indispensabili per tenere sotto controllo l'espansione di nuove specie e nuove malattie anche pericolose.

Documenti scaricabili:

- Resoconto sull'Attività di monitoraggio 2020 dell'Università degli Studi di Torino

- Abstract articolo scientifico: Ticks climb the mountains: Ixodid tick infestation and infection by tickborne pathogens in the Western Alps pubblicato su Ticks and Tick-borne Diseases 11 (2020).

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