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Photo credit Massimo Rosso

Tra cambiamenti climatici e microplastiche, vita dura per la rana temporaria in alta quota

Ente Parchi Alpi Cozie

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La rana temporaria, comune sull'arco alpino e nei laghi d'alta quota dei Parchi Alpi Cozie, è una delle specie oggetto di tutela secondo la direttiva europea “Habitat” 92/43/CEE, inserita nell'allegato V della direttiva stessa (specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo in natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione).

Come tutti gli anfibi è un importante bioindicatore particolarmente sensibile alle alterazioni di parametri ambientali e per questo motivo, all’interno delle aree protette delle Alpi Cozie e delle ZSC in gestione, il personale di vigilanza dell'Ente si occupa regolarmente del monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni.

Nei mesi di aprile e maggio 2021, i casi di mortalità anomala riscontrati in alcuni laghetti di alta quota in Val Chisone e Val Sangone avevano richiesto l'intervento dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che, dopo l'esame necroscopico, parassitologico, batteriologico e virologico aveva rilevato la  presenza di Carnobacterium maltaromaticum, un batterio già isolato nel corso di alcuni episodi di mortalità in avannotterie di trota fario.

In questi mesi, dalla collaborazione tra Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Azienda Sanitaria Locale TO3, Catalan Institute for Water Research (ICRA-CERCA), Institute of Environmental Assessment and Water Research (IDAEA-CSIC) di Barcellona, Bioscience Research Center di Orbetello e Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università degli Studi di Trieste, è nata una nuova ricerca i cui primi risultati sono stati pubblicati lo scorso 19 gennaio sulla rivista scientifica Diversity nell'ambito del numero speciale High-Mountain Lakes, Indicators of Global Change.

L'articolo Microplastics Occurrence in the European Common Frog (Rana temporaria) from Cottian Alps (Northwest Italy) descrive lo studio condotto con l'obiettivo di determinare l'eventuale presenza di microplastiche nella rana comune europea (Rana temporaria) delle Alpi Cozie. Le analisi su acqua, sedimenti, perifhyton, macroinvertebrati acquatici, girini e rane adulte hanno evidenziato la presenza di microplastiche (10–5000 μm) esclusivamente nelle rane adulte, ma in tutte quelle analizzate. La composizione chimica delle fibre rilevate, prevalentemente di colore blu, è poliammide (60%), polietilene (20%) e polietilene tereftalato (20%). Poiché sia il compartimento biotico (inclusi i girini) che quello abiotico di acqua dolce hanno rivelato l'assenza di microplastiche, si può presumere che le rane adulte ingeriscano microplastiche provenienti dall'ambiente terrestre circostante.

Se le cause della mortalità di rane può essere conseguenza dei cambiamenti climatici innescati dal riscaldamento globale, di nuovo la presenza di plastiche, anche in alta montagna, non può che essere attribuita all'uomo.

"L'uso diffuso della plastica nelle attività umane sta sollevando serie preoccupazioni ambientali. Dopo che la plastica entra, direttamente e/o indirettamente, negli ecosistemi di acqua dolce attraverso varie fonti (es. attività residenziali, domestiche, turismo, ecc.), subisce un degrado, che può essere biologico, meccanico, fotoossidazione da luce ultravioletta, che altera la dimensione delle particelle e la densità. Tuttavia, la maggior parte delle materie plastiche è altamente resistente alla degradazione (bio)chimica, motivo per cui si scompone fisicamente in frazioni sempre più piccole, denominate microplastiche (MP, 1 µm–5 mm) altamente persistenti nell'ambiente e inquinanti.

Nell'artricolo si stima che dall'inizio degli anni '50 siano state prodotte oltre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica. Circa il 60% di quella plastica è finita nelle discariche o nell'ambiente naturale contaminando il suolo, i fiumi, i laghi e, in definitiva, gli oceani. Circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all'anno finiscono negli oceani. La produzione annua mondiale di plastica che negli anni '50 era di 1,7 milioni di tonnellate, nel 2019 è stata di 368 milioni di tonnellate, di cui 57,9 milioni di tonnellate (16%) di provenienza Europea. La produzione di plastica del primo decennio del XXI secolo, può essere equiparata alla quantità totale generata nel secolo precedente, caratterizzando la nostra epoca come l'“Età della plastica” con il conseguente consumo scellerato di risorse non rinnovabili e di idrocarburi fossili.

L'inquinamento da microplastiche sta suscitando una crescente attenzione, ma le conoscenze sulla sua presenza negli anfibi sono ancora scarse. Nonostante l'esigua dimensione del campione (solo 5 rane adulte analizzate), questi risultati forniscono nuove informazioni sull'accumulo di microplastiche nelle rane adulte in un ecosistema di alta montagna. L'istituto zooprofilattico, l'ASL TO3 e i Parchi Alpi Cozie continuano a collaborare e a sviluppare nuovi studi e nuovi progetti per comprendere meglio la composizione chimica, le caratteristiche fisiche delle plastiche e le modalità di trasferimento trofico delle microplastiche dagli ecosistemi d'acqua dolce e terrestre (e viceversa), oltre che i loro effetti dannosi sia sui girini che sulle rane adulte.

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