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Photo credit Bruno Usseglio

Quell’astuta di una volpe

Ente Parchi Alpi Cozie

ricerca storicafauna

Dalle ricerche del guardiapraco Bruno Usseglio

Al giorno d’oggi, spesso e volentieri, soprattutto nelle ore crepuscolari, non è difficile imbattersi in una volpe (Vulpes vulpes Linnaeus, 1758). A volte, quando siamo alla guida delle nostre autovetture, eccola spuntare dal bordostrada, fare qualche metro davanti a noi per poi rituffarsi nella fitta vegetazione. Lungo i sentieri, invece, è più facile imbattersi in qualche segno della sua presenza, mentre non è così scontato riuscire a vederla. Proverbiale e di lunga data è la sua astuzia. Ecco alcuni spunti tratti dal libro La natura degli animali scritto da Eliano, vissuto tra il 170 e il 230 d.C., che non teme di definirla come una «creatura ingannevole». Per catturare i ricci, ad esempio, ha escogitato un sistema che gli evita di scontrarsi con gli aculei così pericolosi di cui sono dotate queste sue prede: «Con calma e tenendo d’occhio prudentemente la propria bocca, rovescia il riccio, e dopo averlo steso supino, lo sventra e divora senza difficoltà quella preda che in precedenza era così temibile».

Altrettanto astuto è il modo con cui le volpi cacciano i pesciolini: «Vanno alla riva di un fiume e immergono nell’acqua la coda: i pesciolini le si avvicinano a nuoto e restano impigliati e trattenuti nel suo folto pelame. Non appena le volpi se ne accorgono, si ritirano dalla riva e, giunte in zone asciutte, scuotono le code, provocando la caduta dei pesciolini, e in questo modo possono consumare un pasto squisito».

La volpe è anche un’ottima guida per gli attraversamenti dei fiumi gelati. Difatti, per essere sicura di non cadere nell’acqua gelida, «Pone l’orecchio sulla crosta ghiacciata e, se non avverte nessun rumore provenire dalla corrente che scorre di sotto e nessun mormorio giù nel fondo, allora si fida della solidità della crosta di ghiaccio e vi corre sopra senza esitazione. In caso contrario non vi appoggia sopra nemmeno un piede».

Jean de la Fontaine ci ha regalato moltissime favole con animali. In una di queste compaiono una volpe e una cicogna. Un giorno, la volpe decise di invitare la cicogna a pranzo. Le cibarie erano modeste e irraggiungibili per il becco della cicogna che in effetti, non riuscì a mangiar nulla. Per vendicarsi dell’affronto subito, la cicogna invitò a sua volta la volpe che si presentò con un gran appetito. Il cibo era ottimo, ma l’accorta cicogna lo servì all’interno di un vaso con un collo lungo e stretto. Questa volta toccò alla volpe non riuscire a mangiar nulla. Così, se c’è un modo di dire «furbo come una volpe», non dobbiamo dimenticarci dell’altrettanto conosciuto proverbio: «Chi la fa, l’aspetti!».

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