La vetrina dell'Hotel Dieu di Salbertrand con il presepe dei Santons Provenzali - Simona Molino
La tradizione del Presepe si ritiene abbia origine in Italia, nel XIII secolo, con San Francesco d’Assisi. In Provenza tale consuetudine è più recente e i presepi chiamati “crèche” (dal latino cripia, greppia, mangiatoia) sono realizzati con preziose figurine d’argilla di diverse dimensioni: i più piccoli di pochi centimetri, poi i più diffusi 6-8 cm e per finire i più nobili che vi presentiamo sono di 30 cm, i grands santons habillés, con ricchi abiti tradizionali confezionati in stoffa provenzale e cuciti su corpetto con braccia articolate e viso molto espressivo. Si dice che tale usanza sia nata nel periodo della Rivoluzione Francese, per contrastare il potere della Chiesa: essendo il culto cattolico proibito, le chiese vengono chiuse; non potendo più avere il Presepe in chiesa, in segno di resistenza, devozione e preghiera, viene fatto in casa, di nascosto.
Come ci racconta Agnes Dijaux, originaria di Salon de Provence, che da anni collabora con l’associazione Chambra d'Oc e con i Parchi Alpi Cozie nella gestione dello sportello linguistico francese e nell'apertura estiva del punto info dell'Ecomuseo Colombano Romean all'Hotel dieu, in Provenza così come nelle “Valli cedute” (le valli passate dal Regno di Francia ai Savoia dopo il Trattato di Utrecht – 1713; tra esse la Valle di Susa) la magia di Natale nasce già ai primi di dicembre e in particolare il 4, per Santa Barbara, col rito della semina del grano in un piattino su base di cotone imbevuto che verrà regolarmente bagnato e per ultimo, prenderà posto sul tavolo imbandito il 24 sera per passare poi nel presepe vicino al Bambin Gesù, Giuseppe e Maria.
Quest’anno l’Ecomuseo Colombano Romean ha decorato la vetrina dell’Hotel Dieu con una collezione di vecchie lanterne che illumineranno la notti di dicembre e simbolicamente la notte più corta dell’anno, Santa Lucia, il 13 dicembre. Ha poi dato spazio a Dario e Rosalba Milesi che hanno radunato e scartato le statuine della loro collezione privata per comporre la “crèche provençale”.
I personaggi del Presepe tradizionale Provenzale, così vicini alla realtà di un tempo, danno un significato alla nostra festa di Natale, oltre a messaggi di pace e fratellanza nel mondo. Ci sono i pastori venuti da lontano ad omaggiare la Santa famiglia con il loro agnellino sulle spalle e altri personaggi caratteristici come i vecchietti a braccetto con l’ombrello rosso, “Vincent e Mireille” i giovani innamorati, il gioioso e spensierato “ravi”, “il rapito”, con le sue braccia alzate per la meraviglia e la testa perennemente tra le nuvole , il “tambourinaire” suonatore di tamburo per fare festa e altri ancora che raffigurano i mestieri di una volta. Tutti sono in viaggio verso la stalla per testimoniare la buona novella, l’arrivo del Salvatore. In lontananza arrivano i Re Magi, Melchiorre, Gaspare e Baldassare che seguendo la stella di Betlemme arriveranno per l’Epifania, il 6 di gennaio.
Sempre nella vetrina dell’Hotel Dieu, il tavolo è allestito con i "treize desserts" che rappresentano i 12 apostoli e Gesù. Si tratta dell'usanza di disporre tredici dolci su una tavola ricoperta da tre tovaglie bianche sovrapposte tra loro con tre candele bianche che evocano passato, presente e futuro e tre piattini che rappresentano la Trinità, ci racconta Agnes... Vanno gustati al rientro dalla messa di mezzanotte, ma solitamente la quantità dei dolci è così ricca che è tradizione lasciarli in tavola per i tre giorni successivi, vale a dire fino al 27 dicembre. Inoltre, non dimentichiamo di aggiungere un posto in più per una persona deceduta o per un mendicante che potrebbe suonare alla porta.
Questi 13 dolci a scelta dovranno essere spezzati sul momento e condivisi con gli altri commensali: un torrone bianco per rappresentare la purezza e il bene, un torrone nero per rappresentare l'impuro e il male, frutti canditi, datteri che simboleggiano i doni offerti dai Tre Re Magi d'Oriente, le arance e i quattro ordini mendicanti: fichi secchi per i Francescani, noci e nocciole per gli Agostiniani, mandorle per i Carmelitani, uva passa o uva fresca per i Dominicani, mele, mandarini, melone, clementine, pere, un frutto esotico (una banana o ananas) e una specialità locale, come i calissons d'Aix o la “pompe à l’huile” focaccia dolce all'olio, profumata con acqua di fiori d’arancio e scorza di agrumi.
Nel periodo di Noël e ancora oggi in tutta la Provenza, alcuni villaggi come Aubagne vicino a Marseille diventano il cuore della tradizione e alcuni maestri artigiani hanno acquisito grande fama, come Lagnel, Fouque o Carbonel. Di conseguenza, in quasi tutti i comuni vengono organizzati i tanti attesi marchés de “santons” (tipiche statuine provenzali) dove si potranno trovare e acquistare nuove figurine o allestimenti per arricchire il proprio presepe a casa. Ogni anno è una vera gioia per piccoli e grandi aprire gli scatoloni e tirare fuori con attenzione e amore i diversi personaggi che prenderanno posto nelle case.
Per Noël i bambini del catechismo vestiti come nel 1800 in Provenza, offrono solitamente un altro tipo di rappresentazione detto “crèche vivante”. Oltre a ciò, la notte di Natale viene tuttora riproposta come spettacolo teatralizzato sotto il nome di “Pastorale Maurel”.
Il periodo di Natale o Avvento raffigura un momento magico, un invito per tutti ad essere migliori e a ritrovarsi con parenti e amici, scambiandosi messaggi di fede e affetto.