In questi giorni, se si alza lo sguardo verso le cosiddette Oasi Xerotermiche della Val di Susa, sarà possibile osservare un gregge di pecore e capre al pascolo. In realtà, sono al lavoro in una porzione di territorio a monte degli abitati di Bussoleno, Mompantero e Susa caratterizzata da temperature più miti per l’esposizione a sud e presenza frequente di venti di caduta, secchi e caldi. Siamo in una zona tutelata, all’interno delle Riserve Naturali degli orridi di Chianocco e Foresto e dei siti della Rete Natura 2000 Rocciamelone e Oasi Xerotermiche della Valle di Susa, gestiti dai Parchi delle Alpi Cozie.
L’anno scorso, proprio in questi giorni, avevamo raccontato qui l’origine e le specificità di un progetto che prevede l’utilizzo delle pecore per la conservazione delle preziose praterie ricche di biodiversità in cui cresce il 14% di tutte le specie floristiche piemontesi. A distanza di 12 mesi abbiamo raccolto la testimonianza diretta del pastore Andrea Scagliotti a proposito del lavoro svolto dalla sua squadra di operatrici ecologiche o, per meglio dire, pecore e capre.
«Porto gli ovini a pascolare qui, nelle Oasi Xerotermiche, per il secondo anno consecutivo – racconta Scagliotti – grazie a un accordo con l’Ente Parco che prevede il rispetto di un piano di pascolo prestabilito».
Che tipo di condizioni avete trovato?
«Siamo arrivati da due settimane. Rispetto alla siccità estrema dell’anno scorso, l’erba è molto abbondante. Inoltre abbiamo una migliore conoscenza del territorio e, soprattutto, siamo stati accolti molto bene dalle comunità locali. Il Comune di Bussoleno ci ha riservato un’area specifica per scaricare il gregge, in cambio gli animali hanno pulito una zona verde che necessitava manutenzione. E poi siamo stati contattati da alcuni proprietari di terreni al di fuori della zona stabilita dal Parco, per ampliare l’area di pascolamento. Questo insieme di aspetti facilita molto il nostro lavoro».
Il progetto prevede di “sfruttare” il lavoro delle pecore per migliorare lo stato delle preziose praterie, eccessivamente danneggiate dall’abbandono subìto nel corso degli ultimi decenni. Qual è la situazione attuale?
«In generale non è molto buona. Nonostante le precipitazioni generose di questi mesi, c’è un’erba che noi chiamiamo magra perché ricca di fibre ma dal basso valore nutritivo. Fortunatamente le pecore e le capre integrano la dieta brucando le foglie degli arbusti, collaborando così a contenere l’espansione dei cespugli. Ma la presenza del gregge porta benefici anche sulla qualità della cotica erbosa, se il pascolamento avviene in maniera corretta. Si dice, appunto, che il bestiame ha un potenziale ristrutturante sulle praterie grazie all’effetto concimante delle sue deiezioni, alla capacità di spargere i semi attraverso le feci e la vegetazione che rimane impigliata nella lana».
Occorre adottare misure di difesa dal lupo anche in quella zona?
«Certamente, anche se non abbiamo prove della sua presenza in quell’area. Ma la prudenza non è mai troppa, per cui adottiamo la stabulazione notturna del bestiame con le reti elettrificate. I recinti devono essere spostati ogni due notti per evitare l’eccessiva pressione sull’erba dove pernottano pecore e capre. Inoltre il gregge è sempre accompagnato da due cani da guardiania. Ce ne vorrebbero di più, con i nostri 800 capi, ma preferisco evitare problemi con gli escursionisti, spesso accompagnati dai propri cani da compagnia, che frequentano molto la zona».
Cosa prevede il piano di pascolo che seguite?
«Abbiamo iniziato nella zona di Falcimagna, poi ci sposteremo verso Pian Colore e infine saliremo nel territorio di Mompantero. Con queste condizioni climatiche penso che resteremo fino alla fine di giugno. Grazie al Comune di Mompantero che ha tirato i tubi per portare l’acqua e all’Ente Parco che ci ha fornito gli abbeveratoi, possiamo rimanere anche se il tempo diventerà più caldo e secco. Tutto dipende dalla quantità di erba che avranno a disposizione gli animali. Per la monticazione estiva saliremo ai pascoli in quota nel Comune di Venaus con la speranza di effettuare un secondo passaggio nelle Oasi Xerotermiche a inizio autunno durante il percorso di rientro verso la pianura. Le condizioni attuali fanno ben sperare, ma tutto dipenderà dall’andamento meteorologico dei prossimi mesi. Sarebbe importante per la conservazione delle praterie, per preparare il terreno in vista dell’inverno e della ripresa nella primavera seguente».