La raccolta dei palchi
I palchi di cervi e caprioli rappresentano un apprezzato trofeo tra gli appassionati di natura. Ma il loro prelievo – occorre sottolineare – è vietato all’interno delle aree protette e, dal 2021, su tutto il territorio piemontese. La legge regionale n. 25 del 19 ottobre 2021, per prima in Italia, specifica che non è permessa «la ricerca e la raccolta dei palchi dei cervidi nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 marzo. La raccolta è consentita a far data dal 1° aprile, secondo specifica regolamentazione, ai soggetti autorizzati dai comitati di gestione e dai concessionari delle aziende faunistico-venatorie e agri-turistico-venatorie e dagli enti di gestione delle aree protette». Vediamo perché.
Prelevare un palco da terra ha un impatto ecologico?
In generale possiamo affermare che imbattersi in un palco durante una passeggiata lungo un sentiero e raccoglierlo non è un’attività che influisce in maniera particolare sull’ecosistema circostante. Nei cervi e nei caprioli le appendici ramificate di tessuto osseo cadono fisiologicamente ogni anno, in autunno nei caprioli e a fine inverno/inizio primavera nei cervi, e vengono rinnovate altrettanto naturalmente. Il problema sorge quando la ricerca dei palchi provoca il disturbo della fauna selvatica in un periodo particolarmente delicato, alla fine della stagione fredda, quando la disponibilità di cibo è ancora ridotta, le condizioni climatiche ancora ostili e le scorte di energia accumulata nel corso dell’estate sottoforma di tessuto adiposo sono agli sgoccioli. Muoversi nella foresta alla ricerca di trofei, provocando la fuga di un ungulato intento a riposarsi o ad alimentarsi, ne può compromettere la sopravvivenza a causa dello sforzo non necessario a cui sottopone il suo organismo.
I danni della “caccia” ai palchi
«Purtroppo – spiega Elisa Ramassa, guardiaparco e funzionaria di vigilanza del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand – le norme che vietano la ricerca e la raccolta dei palchi sono state introdotte per punire alcune derive molto impattanti di un’attività che, in sé, non avrebbe conseguenze così negative sugli equilibri ecologici dei nostri territori. Indubbiamente trovare una bella struttura ramificata e poterla esporre in casa o mostrare agli amici è un regalo della natura e una soddisfazione per molte persone, ma nel corso del tempo è diventata una vera e propria caccia, alimentata anche da forme di commercio illegale, che ha provocato grossi danni sulle popolazioni di caprioli e cervi. Un conto è trovare fortuitamente il palco lungo un sentiero, un altro è uscire dai percorsi segnalati per inoltrarsi nelle zone frequentate dai maschi di cervo e capriolo, arrecando un vero disagio agli animali. Abbiamo addirittura osservato veri e propri appostamenti di persone che, anche con l’aiuto di visori a infrarossi, seguono gli animali finché non perdono i propri palchi. E, ancora peggio, inseguimenti finalizzati a mettere in fuga i cervi per causarne appositamente la caduta delle appendici. In uno di questi casi, l’animale fu costretto ad attraversare la strada trovando la morte investito da un’autovettura».
Le ragioni della norma
«La legge regionale del 2021 – prosegue Ramassa – introduce una finestra temporale, a partire dal 1° aprile, in cui è permessa, al di fuori delle Aree Protette, la raccolta dei palchi con le dovute regolamentazioni. Si tratta di una concessione ragionevole perché in quel periodo dell’anno le appendici degli ungulati sono ormai quasi tutte cadute rendendo inutili eventuali inseguimenti, quindi riducendo il disturbo alla fauna selvatica in una stagione, oltretutto, meno ostile dal punto di vista meteorologico. E non si tratta di un’apertura indiscriminata, ma di un’autorizzazione che viene concessa e che rende più agevoli i controlli. Detto questo, al momento la ricerca e la raccolta dei palchi è sempre vietata nei Parchi delle Alpi Cozie».
Ogni segnalazione è importante
A coloro che dovessero imbattersi in un palco durante un’escursione nelle Aree Protette delle Alpi Cozie, chiediamo di segnalare il ritrovamento al personale di vigilanza del Parco. Conoscere il luogo esatto e le dimensioni delle appendici fornisce sempre utili informazioni per il monitoraggio delle specie. In questi casi, se richiesto e fattibile, esiste la possibilità di ottenere l'affidamento formale del trofeo per scopi didattici o espositivi. Un discorso analogo vale se il palco si trovasse ancora attaccato al cranio o alla carcassa di un animale morto: segnalazione obbligatoria ai guardiaparco, possibilmente corredata di fotografie e posizione GPS, senza intervenire in alcun tipo sullo scenario. L’invito, sempre valido all’interno di un Parco naturale, è quello di rispettare le norme e aprirsi alla massima collaborazione per tutelare e gestire un patrimonio naturale di straordinario valore.
La raccolta dei palchi
I palchi di cervi e caprioli rappresentano un apprezzato trofeo tra gli appassionati di natura. Ma il loro prelievo – occorre sottolineare – è vietato all’interno delle aree protette e, dal 2021, su tutto il territorio piemontese. La legge regionale n. 25 del 19 ottobre 2021, per prima in Italia, specifica che non è permessa «la ricerca e la raccolta dei palchi dei cervidi nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 marzo. La raccolta è consentita a far data dal 1° aprile, secondo specifica regolamentazione, ai soggetti autorizzati dai comitati di gestione e dai concessionari delle aziende faunistico-venatorie e agri-turistico-venatorie e dagli enti di gestione delle aree protette». Vediamo perché.
Prelevare un palco da terra ha un impatto ecologico?
In generale possiamo affermare che imbattersi in un palco durante una passeggiata lungo un sentiero e raccoglierlo non è un’attività che influisce in maniera particolare sull’ecosistema circostante. Nei cervi e nei caprioli le appendici ramificate di tessuto osseo cadono fisiologicamente ogni anno, in autunno nei caprioli e a fine inverno/inizio primavera nei cervi, e vengono rinnovate altrettanto naturalmente. Il problema sorge quando la ricerca dei palchi provoca il disturbo della fauna selvatica in un periodo particolarmente delicato, alla fine della stagione fredda, quando la disponibilità di cibo è ancora ridotta, le condizioni climatiche ancora ostili e le scorte di energia accumulata nel corso dell’estate sottoforma di tessuto adiposo sono agli sgoccioli. Muoversi nella foresta alla ricerca di trofei, provocando la fuga di un ungulato intento a riposarsi o ad alimentarsi, ne può compromettere la sopravvivenza a causa dello sforzo non necessario a cui sottopone il suo organismo.
I danni della “caccia” ai palchi
«Purtroppo – spiega Elisa Ramassa, guardiaparco e funzionaria di vigilanza del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand – le norme che vietano la ricerca e la raccolta dei palchi sono state introdotte per punire alcune derive molto impattanti di un’attività che, in sé, non avrebbe conseguenze così negative sugli equilibri ecologici dei nostri territori. Indubbiamente trovare una bella struttura ramificata e poterla esporre in casa o mostrare agli amici è un regalo della natura e una soddisfazione per molte persone, ma nel corso del tempo è diventata una vera e propria caccia, alimentata anche da forme di commercio illegale, che ha provocato grossi danni sulle popolazioni di caprioli e cervi. Un conto è trovare fortuitamente il palco lungo un sentiero, un altro è uscire dai percorsi segnalati per inoltrarsi nelle zone frequentate dai maschi di cervo e capriolo, arrecando un vero disagio agli animali. Abbiamo addirittura osservato veri e propri appostamenti di persone che, anche con l’aiuto di visori a infrarossi, seguono gli animali finché non perdono i propri palchi. E, ancora peggio, inseguimenti finalizzati a mettere in fuga i cervi per causarne appositamente la caduta delle appendici. In uno di questi casi, l’animale fu costretto ad attraversare la strada trovando la morte investito da un’autovettura».
Le ragioni della norma
«La legge regionale del 2021 – prosegue Ramassa – introduce una finestra temporale, a partire dal 1° aprile, in cui è permessa, al di fuori delle Aree Protette, la raccolta dei palchi con le dovute regolamentazioni. Si tratta di una concessione ragionevole perché in quel periodo dell’anno le appendici degli ungulati sono ormai quasi tutte cadute rendendo inutili eventuali inseguimenti, quindi riducendo il disturbo alla fauna selvatica in una stagione, oltretutto, meno ostile dal punto di vista meteorologico. E non si tratta di un’apertura indiscriminata, ma di un’autorizzazione che viene concessa e che rende più agevoli i controlli. Detto questo, al momento la ricerca e la raccolta dei palchi è sempre vietata nei Parchi delle Alpi Cozie».
Ogni segnalazione è importante
A coloro che dovessero imbattersi in un palco durante un’escursione nelle Aree Protette delle Alpi Cozie, chiediamo di segnalare il ritrovamento al personale di vigilanza del Parco. Conoscere il luogo esatto e le dimensioni delle appendici fornisce sempre utili informazioni per il monitoraggio delle specie. In questi casi, se richiesto e fattibile, esiste la possibilità di ottenere l'affidamento formale del trofeo per scopi didattici o espositivi. Un discorso analogo vale se il palco si trovasse ancora attaccato al cranio o alla carcassa di un animale morto: segnalazione obbligatoria ai guardiaparco, possibilmente corredata di fotografie e posizione GPS, senza intervenire in alcun tipo sullo scenario. L’invito, sempre valido all’interno di un Parco naturale, è quello di rispettare le norme e aprirsi alla massima collaborazione per tutelare e gestire un patrimonio naturale di straordinario valore.